lunedì 26 luglio 2010

L'incantesimo dei laghi

E’ accaduto così, dovevo assolutamente scendere da te. Compiere un’assurda deviazione per camminare lungo la riva e spiare rispettosamente la Rocca da lontano, prendermi un pezzo di fantastico pane alle noci, respirare i fiori con gli occhi. Fermarmi.
Non sei una creatura facile, lago. Tanti sfuggono al tuo fascino e scambiano la tua riservatezza per malinconia. A me piaci ogni momento, ogni giorno di più (su, dimmelo che invecchio) e quando sono lontana da te, come ora, avverto un vuoto bizzarro.
Accarezzo il lago Maggiore quando mi avvicino, anche solo con lo sguardo quando mi rifugio sulla collina. E’ sempre se stesso, sempre in attesa di qualcosa che cambi senza stravolgere, di un soffio di vento o di un raggio di sole, per mutare senza perdersi.
Quando ti sbircio dall’alto, mi sento immersa ancora di più in te. Ti guardo e penso ai laghi che ho assaporato nella mia vita. Mi arrampico fino in Scozia e mi inchino all’unico specchio lassù che mi riconduce a te, il Loch Lomond. Così dolcemente vasto eppure capace di essere tenebroso, così immenso eppure desideroso di offrirti oasi dove non può catturarti nessuno. Senti la sua melodia, la ballata che accompagna una storia di amore e battaglia? Anche tu certamente ne hai una, e io ho solo voglia di scoprirla, magari dentro di me.

martedì 13 luglio 2010

La mia vera finale

Confesso: della finale dei Mondiali mi fregava poco. Due favorite, che cercavano di coronare un sogno, per carità, ma tutto sommato era così prevedibile che non riuscivo ad appassionarmi. La mia vera finale, l'ho vissuta la sera prima, con due squadre agli antipodi.
La Germania, pazzesco trovarsi a tifare per tedeschi irriconoscibili rispetto alla loro storia: primo, domina la fantasia. E poi la compattezza di una squadra così giovane. Ma ancora, lo spirito di questa squadra: davvero, terribilmente mondiale, perché porta i colori e la saggezza di tutto il pianeta.
Ma che dire dell'Uruguay, che ha scaldato i motori e i cuori, cogliendoli quasi di sorpresa. Brillano gli occhi limpidi e implacabili di Diego Forlan, calciatore grintoso, ma anche tenero quando c'è da sostenere una buona causa: prima di tutto, quella di chi non può correre come lui. Gliel'ha insegnato la tragedia della sorella, ancora più preziosa la sua reazione nel non lasciarsi abbattere dalla disgrazia. Sì, Diego non teme le sfide perché sa che ti rendono solo più saldo. E sa condividere, perché il premio di miglior giocatore dei Mondiali senza esitazioni l'ha offerto ai suoi compagni. E' consapevole del fatto che senza la squadra non si va da nessuna parte.
Germania-Uruguay, quante piccole lezioni di vita da due squadre e da una partita. Gioco genuino e appassionato, forse anche perché non c'era da perdere un trofeo, non incombeva l'ansia della prestazione a tutti i costi. Una semifinale in cui i tedeschi possono portarsi a casa comunque una medaglia e i sudamericani hanno visto il loro campione incoronato. Quasi un sogno, anche questo. Per ricominciare ancora più forti.