lunedì 12 settembre 2011

Nanni e il treno che torna

Due giorni senza televisione sono una delizia, ma va a finire che poi il vero vuoto ti appare quando ritrovi un apparecchio davanti. Per fortuna, viaggi su Raistoria in un'ora socialmente morta, e trovi Nanni Loy. Che in verità in famiglia lo sopportano in pochi, però riguardandolo - sarà il fascino del bianco e nero, suvvia - ti conquista come l'apparizione più interessante di tutta quella fascia serale. Perché dei tg ti sei stufato, il calcio è meglio dimenticarlo (fosse anche andata bene, dei commenti drammatici su una situazione ridicola non sai più che fartene) e i quiz sono così assurdo specchio dell'attualità: adesso ti devi sforzare pure di dare la risposta sbagliata. All'inizio pensavo fosse una gag copiata da "sei uno zero".
Nanni Loy appare e scompare. Prendono sullo schermo il suo posto volti di italiani, dalle Alpi a Lampedusa. E ti fanno venire in mente un treno, quello per Strasburgo, preso una decina d'anni fa. quindici, dai. C'erano tanti, tanti emigranti. Gente che per lo più andava a Mulhouse o Strasburgo. Volti affaticati, voglia di parlare, di ridere sdentati e di riabbracciare figli e nipoti. Gente divisa tra il paese e la città, tra il caloroso vuoto e il freddo correre.
Volti ansiosi di condividere. Oggi li rivedi forse sui barconi, o negli angoli della città. Ma ci sono ancora. Senza Nanny Loy.

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