martedì 11 ottobre 2011

Il Cristo Redentore e il mio grande Papà

Il numero protagonista adesso è 80, ma per me resta 222. Il Cristo Redentore - leggo - domani compie 80 anni, un avvio italiano nel mondo carioca visto che le prime lampade vennero accese grazie a Guglielmo Marconi.

Di quella statua e di quell'abbraccio meraviglioso che ti coglieva, sempre più vicino, ho sentito parlare a lungo, nella mia vita. E mai a sufficienza. L'ultima volta pochi giorni prima che tu ne andassi, Papà. Quando alle infermiere raccontavi dei tuoi viaggi, e sceglievi come Paese preferito il Brasile. Ma sì, con quel tuo sguardo birichino dicevi che lì c'erano le donne più belle. Però qualcos'altro illuminava i tuoi occhi in modo speciale e inafferrabile: il ricordo della scalata al Cristo Redentore.

Scalata, sì. Oggi è salita agevole, mi dicono, con i nuovi mezzi. Prima - e sicuramente in quell'agosto del 1965 - 222 gradini. Che tu hai affrontato senza batter ciglio, perché tu nella tua vita ti sei arrampicato dappertutto, con sforzi che mai ha fatto pesare e che pur devono esserti costati tanto. Arrampicato letteralmente. Non metaforicamente come si usa oggi, come si usa forse da sempre.

E forse non ti credevano capace di arrivare fino a là. Ma tu ce l'hai fatta. Perché - credo - il Cristo ti voleva a tutti i costi abbracciare e ti ha dato la forza. E perché tu, quella forza, l'hai sempre cercata.

Auguri a quella grande statua. E un bacio al mio grande Papà.

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