lunedì 28 novembre 2011

Il bello (di) Bon Jovi

Bon Jovi, due parole, tre sillabe, un mistero. Sì, mi rivolgo direttamente a te, Jon, rivedendo il concerto al Madison Square Garden.

Ti ho visto la prima volta nel 1984 a Losanna e sotto i capelli non avrei scommesso proprio su di te, sorry. Alle mie orecchie provocavi solo un gran rumore, e oltre tutto ritardavi l'ingresso dei Kiss in scena. Acquistai il tuo "Runaway" perché mi sembrava doveroso. Al secondo disco, ti bollai come troppo molle. Fine della storia. Invece, furbacchione, con "Slippery when wet" mi hai preso per le orecchie e questa volta me le hai tirate sonoramente. Fatto sta che più di 15 anni fa tu piombasti con la band a Milano e quando un collega si lamentò che era stato costretto ad andare, perché nessuno dei brillanti giornalisti attorno a lui voleva muoversi per quel capellone, mi strappai i capelli tipo fan dei Beatles alla prima maniera.

Poi, confesso, "Wanted dead or alive" per me è un manifesto rock delizioso. Solo per questo sarai assolto a vita se cambierai, Jon. Non sei nella mia top ten del rock, ma ti guardo con grande benevolenza.

Hai un difetto terribile: sei troppo bello. Ma proprio bello, capisci, hai un volto inossidabile e persino simpatico, un sorriso nato per conquistare il mondo. Non hai neanche un'ombra di maledizione rock e sei sposato con la ragazza che risale dai tempi di scuola. Non fosse stata per quell'ombra dell'attrice che non nomino, saresti stato davvero impeccabile.

E fai pure del bene, Obama ti ha chiamato... Ah, ecco il bello di Bon Jovi, tutto quadra alla perfezione. Roba da rimuoverlo dall'attenzione immediatamente.

Invece no, perché quel sorriso da ragazzo cresciuto (ma non troppo) aiuta far innamorare della vita, ogni giorno.

giovedì 24 novembre 2011

Come on Lenny, stand

Come on stand, up again.

Tutto è un gioco, e così serio, quando c'è di mezzo Lenny Kravitz. Così ridicolo e così sensuale, scorrono le note e le immagini, accompagnandoci verso la notte.


Ci sono momenti in cui Lenny ti stordisce, tanto ricalca il copione che ti aspetteresti da lui. Poi, ecco che butta tutto all'aria, si traveste e si prende in giro, come un bimbo dispettoso. Tu ti lasci tentare dal sorriso e dal ritmo, così quasi ti perdi il testo.


Vogliamo forse restare qui, a crogiolarci nei pensieri? La battaglia è nella tua mente...

Come on stand, up again. Va bene scivolare nel riposo, o nell'autoflagellazione. Domani mattina su ancora, però.

mercoledì 23 novembre 2011

Dylan e l'autostrada che ritorna

Questa sera sono tornata in autostrada. Merito di Francesca, alla quale posto anche la sua personale classifica sulle highway songs, chiedendole scusa se non sono un gran Virgilio dei blog!

Grazie a lei, sono tornata ai banchi del liceo e mi sono immersa di nuovo nella musica. Mi ha benevolmente sgridata per non aver mai citato Bob Dylan, ma mi inchino, giuro Francesca. Se tutti noi, sporchi e cattivi rockettari, ci siamo sentiti in dovere di tuffarci in "Knockin' on heaven's door", ci sarà una ragione. E se ascolto uno stralcio di un musical di questi tempi per aggrapparmi ancora a una risposta cercandola nel vento, significa una cosa sola. Che Bob resta incredibilmente e sempre sotto pelle.

Per il resto, guardo la tua classifica e mi ricordo il tuo sorriso, il tuo entusiasmo musicale. Erano anni terribili, gli Ottanta, diciamocelo. Ci sparavano addosso "The day after" mentre tutto attorno era glamour; ci riempivano di apparenze, e intanto ci facevano respirare l'energia atomica. Persino Sting poi si è messo a strigliare americani e russi, definendo Usa ed Europa sul'orlo dell'isteria: il che ci faceva solo sentire con un piede nella fossa, dem. La musica ci salvava, da questo e da molto altro.

Così dei compagni di liceo, ricordo soprattutto i gusti musicali. Ricordo anche la delusione di Paola, quando un giorno mi chiese il libro di scienze in prestito, per studiarne gli appunti; solo che poi si rese conto che le pagine erano vergate di canzoni, ecco perché ero sempre immersa nella scrittura...

Mi ricordo com'eravamo, cosa suonavano e sognavamo (l'assonanza è un'altra prova irresistibile).

Allora ringrazio Francesca e pubblico la sua classifica delle canzoni da autostrada. Che me la fanno ricordare in modo ancora più nitido.


1.  Running on Empty – Jackson Browne
2.      Ventura Highway – America

3.      Human Highway – Neil Young

martedì 22 novembre 2011

Voices... da Lupo a Grasso e Morrison

Questa mattina ho visto un lampo, un film in cui compariva Alberto Lupo e francamente mi sono sentita spaesata. Perché Alberto Lupo è voce, o al massimo tv bianco e nero. Mai avrei pensato di vederlo a colori in un film d'azione.


Così ho fatto il bis con un programma televisivo del '71, avevo tre mesi dai... va be', tre qualcosa. Test psicoattitudinale: chiudere gli occhi e far risuonare dentro di sé la sua voce. Un incanto.


Quante altre voci, come adoro la radio anche per questo. Quando eravamo all'università, svolgevamo questo esercizio con la lezione di Aldo Grasso. Lui non lo sapeva, ma a volte ci infilavamo le cuffiette tra una lezione e l'altra per ascoltarlo alla radio. A prescindere dai contenuti - ci perdoni, prof - noi lasciavamo scorrere dentro la sua voce. Talora, tentavamo anche durante le lezioni da lui tenute, ovvero ci piazzavamo dietro a un corpulento compagno e ci azzardavamo a chiudere gli occhi. Il contenuto - questa volta, giuriamo prof - acquistava più potenza, se lasciavamo danzare la voce.


Ci sono voci fatte per essere ascoltate. Io adoro quelle profonde, che scavano nel cuore. Sia quella di un Jim Morrison, che scopre luoghi della coscienza inauditi, o di uno Scarpia trascinato dalla brama della fine. In diesen heiligen Hallen.... La sacralità si nasconde anche nella voce di un radiocronista, o di una persona che passa e ti trafigge con il suono del suo viaggio quotidiano.

Voices, più forti di ogni senso illusorio e della nostra ossessione di vedere.

lunedì 21 novembre 2011

Annie e Dave, perché no?

Pausa addobbi natalizi, per contemplare la coppia moderna. Eurythmics, sul video impazza "When tomorrow comes". Ma il domani è già qui.

Che sballo questo misterioso duo. Lei algida e androgina, quei capelli al minimo scolpiti, la voce che comanda a bacchetta. E lui? Scapigliatissimo, a darsi da fare in maniera vagamente scomposta con la chitarra.

Annie e Dave. Di recente, ho visto la foto nella rubrica "Tocco di classe" con una deliziosa giovane: scopro che è la figlia della Lennox e di un regista, la perfezione dello stile fatta persona. Se l'avesse avuta con Dave Stewart, l'avremmo immaginata spezzata a metà... Pallida e spettinata, composta ma con un piede fremente che sfuggiva al controllo. Dai ragazzi, non potevate provarci?

When tomorros comes... ma è già qui. Riprendiamo con gli addobbi di Natale, Quello sì che arriva, darling.

sabato 19 novembre 2011

Mercury e Carr, my champions

Il pensiero corre avanti. Anzi indietro.

Ricordi quel novembre di 20 anni fa? Sic. Ricordate. Eravamo un gruppetto in fase di mourning. Era trascorso quel maledetto 24 novembre per noi rockettari allo sbaraglio.

Freddy Mercury aveva sfidato la morte fino all'ultimo con la sua voce coraggiosa. Il video di "Show must go on" ce lo ricordava.

Ma lo stesso giorno se n'era andata anche la nostra piccola volpe. Eric Carr, arrivato in sordina, con un compito ingrato: sostituire Peter Criss alla batteria, nei Kiss. Nessuno può sostituire lui, ora. Lui e la sua umiltà, il nostro piccolo grande italiano che conquistò la premiata ditta Stanley e Simmons chiedendo l'autografo al termine dell'audizione.

Poi osano affermare che il mondo della musica è apparenza. No, è coraggio.

Ce lo raccontavamo quel giorno sul divano di casa, tutti insieme, musi lunghi e occhi ad arrampicarsi fino al cielo.

venerdì 18 novembre 2011

Il meteo e il bollettino dell'età

Curioso con voracitò e tenacia tra le pieghe del bollettino meteo. Finché guardo anche dentro di me e sobbalzo. Mi chiedo: ma da quando sono così attenta al meteo? Perché fino a qualche anno fa mi armavo e partivo, con sana incoscienza? Li prendevo pure in giro, quando vedevo altri impegnati in consultazioni: tanto non indovinano.

Piove? Embè, esiste un oggetto di nome ombrello. Nevica? Sai che roba, ci sono le gomme apposta. E via dicendo.

Ora prima di organizzare e muovermi per piacere o dovere, il gesto è più veloce della riflessione.

Vuoi vedere che sto invecchiando? No, su: sono diventata grande.

Ma un pelino di incoscienza è così bello preservarlo... Dai esco con la maglietta costi quel che costi. Ecciù.

mercoledì 16 novembre 2011

La saggezza degli asinelli

Meno male che ci sono loro, a brucare vicino all'autostrada. Li hai visti come sono calmi, quei due asinelli? Mica come noi che non solo corriamo follemente, ma con attacco di dilagante pazzia siamo saliti sulla giostra degli scontri calcistici-politici.


Loro ci guardano e scuotono il capo. No, guardate, lo stanno facendo perché si dev'essere posata una mosca tardiva. A noi non fanno attenzione, a meno che non ci avviciniamo e devono essere giustamente prudenti.

In onore a questa coppia, domenica ho rinunciato allo stufato d'asino. Il cinghiale mi perdoni, è che lui invece è così impetuoso.

Vedi che la saggezza paga, anche quando è nascosta, e tutti si ostinano a chiamarti "asino"?

martedì 15 novembre 2011

Fanigliulo e la vita in mutande

No non è vero, che il nome di Franco Fanigliulo non se lo ricorda più nessuno! Contesto l'Ansa che esce, annunciando peraltro un ottimo omaggio in Liguria il 30 novembre.

Poi però faccio il test con i colleghi e - se va bene - li vedo illuminati solo se accenno una canzone...

Solo che ai tempi non osavo cantarla troppo, per timore di bacchettate causa grammatica. E dire che avevo dei prof d'italiano così comprensivi.

"A me mi piace vivere alla graande, girare tra le favole in mutaande". Grande Franco, altra mente e voce scomparsa troppo presto.

E grande profeta. Guarda un po' dalle nostre parti, Franco: avevi capito tutto prima.

lunedì 14 novembre 2011

Un brindisi per il mio re

Così è se ci appare, Papà. Le mattine non possono essere tristi, se si ha il tuo carburante. Una preghiera, la famiglia e amici che compaiono...

In basilica è tutto più serio e lieve nello stesso tempo. Leggero è il mio cuore se qui penso a te e mi dico: che papà straordinario ho avuto. Ho. Chiama qui gli amici, nonostante tendenzialmente non lo dica a nessuno, della messa, perché si celebra prestino.

Arriva pure Tito con il libro che mi farà sorridere nei prossimi giorni. Convoca tutti per il caffè. Una tazzurella di caffè, un brindisi per il mio re. Tito ci mette un goccio, un goccino proprio, di grappa. La correzione che piace a noi Lualdi. Poi vedrò altri volti bellissimi e alla fine mi prenderò cappuccino e brioche nella Varese che mi sembra pure freddina.

I brindisi non finiscono mai, quando sono rivolti a un re. Festeggia ancora, se riesci a fermarti da tutti i ocmpiti che ti saranno affidati. Ma rimani con me.

sabato 12 novembre 2011

Pesantissimo mondo

Ne verremo fuori in qualche modo. Adotto la linea di Paul Stanley, once again, tutta la vita.

Some day, someway. Forse somewhere. Si è affacciato il sole su questo pesantissimo mondo, e non capisco bene su cosa si stiano intestardendo in giro con le parole. Non accuso solo i politici, ma tre quarti dell'universo. Perché quando il mondo è pesantissimo, tu sei il primo premio di pesantezza di solito. Difatti, ripongo la medaglia con vacillante orgoglio.

Ma davvero, non capisco proprio cosa stia monopolizzando - di così importante - i nostri pensieri, discorsi, viaggi. Nasciamo, muoriamo e se va bene lasciamo una scia di amore da qualche parte. Non è nemmeno sicuro, ma ci vogliamo credere.

Un pesantissimo mondo, quello su cui vive una labile umanità.

mercoledì 9 novembre 2011

Tu e il mio cappotto rosso

I legami si colgono anche dai dettagli. Noi siamo Gemelli, Amico mio, e ci accusano spesso di essere superficiali. Anzi, io mi rifugiavo nel mio giugno per difendermi: casomai, voi nati a maggio...

In realtà, ci sono dettagli che ci toccano e ci uniscono. Tu ne avevi uno speciale impresso: il mio cappotto rosso. "Mari - tu non mi ha mai chiamata Malu - hai ancora quel cappotto rosso?". E io ondeggiavo, smemorata, finché mamma non mi rinfrescava la memoria: lo indossavo vent'anni fa.

Hai persino esportato questo dettaglio, stupendo comprensibilmente qualche interlocutore. Vi ricordate la Mari con il cappotto rosso? Certo che no. Solo tu e mamma. Tra l'altro, lei è Cancerina, e specializzata in dettagli. Quando non mi ricordo qualcosa, i miei familiari e amici sono soliti dirmi: chiedi a tua mamma.

Adesso non so dove sia finito, quel cappotto. So che lo indossavo mentre entravo in un mondo che mi incuteva spavento, ma accendeva anche entusiasmo. Tutti noi pensavamo - nel proprio ruolo, nel proprio abito - di cambiare un pochino il mondo.

Adesso non so dove sia tu, Amico mio. Una parte di me lo sente, l'altra è sempre diffidente verso ciò che è intangibile.

Però, mi sembra di sentire ancora quella tua domanda lieve: "Mari, ti ricordi il cappotto rosso". La r arrotondata, la risata, un abbraccio. Così, tu sei ancora qui.

lunedì 7 novembre 2011

Altissimo, piccolissimo

Ehi birbante sei più alto di me. Tredici anni? Ma stai scherzando, Lawrence? Dai, era ieri che ti portavamo in chiesa per il battesimo. Mi ricordo tutti i libri che ho studiato per non arrivare impreparata dal prete (era l'unica materia in cui non volevo sfigurare) e conservo ancora la candela di quel giorno.

Va bene, posso mettere i tacchi e ingannarti ancora per un po'. Però ti chiedo un piacere: sopportami, se ti vedo piccolissimo a volte. Se la foto che ho sulla scrivania, è di te minuscolo, addormentato con il tuo pupazzo.

Per te è un giorno speciale oggi. Così lo diventa anche per me. Certo, come spesso accade nella vita, c'è un'ombra che mi accompagna. Un evento lieto, e una partenza che era attesa, ma che egoisticamente reputavo eternamente rinviabile.

Novembre è un mese triste per me, non te lo posso nascondere. Ma tu sei una luce birbante mio e non potrò mai esprimertelo abbastanza. Ciao, piccolo. Ops.

venerdì 4 novembre 2011

Asilo, il nuovo reality

Non ha ancora ricevuto la debita, ufficiale pubblicità. Ma da tempo stanno trasmettendo il nuovo reality. Si chiama "asilo" ed è un format internazionale.

Assomiglia in parte a Monopoli, ma è senza colori. Bambini a dire il vero di una altezza considerevole (non tutti) giocano ad affossare o salvare Paesi. Quando un altro - bambino - si ribella, minacciano di buttare tutto all'aria. Intanto, continuano la loro marcia a comprarlo. Dicono si chiami occupazione finanziaria.

Di solito, quando i bambini smettono di giocare, tornano alla realtà e non si accaniscono più contro i loro piccoli amici. Chissà se anche in questo reality funziona così.

mercoledì 2 novembre 2011

Perché mi sento così incavolata?

Tanto che per un attimo ho ondeggiato per utilizzare un altro termine?

Perché si scatena una tormenta di bla bla e intanto sento che sempre di più i nostri - poveri? - Paesi sono ostaggio di poteri, tra l'altro neanche molto occulti.

Mille ragionamenti e discorsi possono portare a questa sottile rabbia che mi rode. Ma nulla pesa come quella sensazione: capire che ancora una volta qualcuno e qualcosa sta giocando con le nostre vite.

A proposito, la prossima volta che sento "bruciati tot milioni di euro sui mercati finanziari", spacco la tv. Bruciati, significa inceneriti. Invece, c'è chi li tiene ben saldi in mano, adesso.

martedì 1 novembre 2011

Extraterrestre, fammi rialzare

Tu quoque, Ace Frehley. Però, pure questa volta ti abbiamo visto ancora in piedi. E' un periodo in cui i nostri musicisti cadono come mosche. Nella doccia, sul o dal palco. Suscita pensieri maligni o realistici, conoscendo alcuni di loro, ma se provi sincero affetto, oltre alla preoccupazione, non puoi che guardare alla fase successiva. Quando si rialzano, si rimettono in pista.

Purtroppo scrivono anche biografie dei loro gruppi - ahi ahi Ace - e questo ci piace meno, perché nessuno è perfetto e vogliamo continuare a credere in brandelli di favole. Ma pazienza.

Vedi, Ace, sei il primo chitarrista del quale - da piccola - ho ammirato intensamente gli assoli. La porta del rock, me l'hai spalancata tu. Poi, il fatto che tu indossassi la maschera dell'extraterrestre mi ha aiutata a tifare per te, perché anch'io avevo tanto bisogno di Spazio.

Poi sono rimasta fedele al credo dei pregiati S&S, Simmons and Stanley:
no drugs or alcohol, only rock'n'roll. Ma l'affetto e la preoccupazione per te sono rimasti.

Sei l'extraterrestre che dalle pene mi portava via. Ora, detesto quando cadi. Ma accidenti, ci vuole grinta ad andare avanti a suonare... E adoro quando ti rialzi.