martedì 27 marzo 2012

Confessioni di una pigra

Ci sono pochi aggettivi che accosterei con sicurezza a me stessa. Uno di questi è pigra: così facendo, sono sobbalzati parecchi miei amici o conoscenti. Ho provato via via a smontare le loro tesi che io sono naturalmente iperattiva. Casomai, è il contrario e l’intrecciarsi di attività è solo una reazione alla mia naturale pigrizia. Forse è questo che mi frega, perché allontanarsi dalla propria natura, combatterla o reprimerla comporta troppi sforzi, e pure pericolosi. Già questo vale come ragionamento da pigra.

Altri sintomi inequivocabili che conosco solo io, o almeno così era fino a pochi secondi fa, è vero. La mattina, quando mi sveglio, trascorro i primi due, tre minuti sotto le coperte a pensare a come rimandare tre quarti degli impegni che ho. Poi penso che sono energie sprecate, perché non è possibile, e allora mi alzo.

Ho talmente paura della mia pigrizia, che comincio ad accumulare impegni. Ben presto, tuttavia, mi rendo conto che non posso affrontarli tutti e qualcosa devo tagliare. Al che mi arrabbio con me stessa, perché così ho impiegato ancora più energie; smetto presto, perché rischierei, con la mia furia autodistruttrice, di sprecarne ulteriormente.

Il multitask è stato il colpo di grazia. Mi sono abituata a sbrigare due, tre compiti insieme, per risparmiare tempo e ricavarne per il nulla. Ad esempio, se innaffio la pianta, intanto allungo l’altra mano verso il ripostiglio per afferrare la scopa e cominciare a pulire. Oppure restando nel classico, triplette: rispondo al telefono fisso (appoggiato alla spalla subito), a una mail e intanto a un sms al cellulare. Quando mi rendo conto con orrore che tutto ciò nasce da pigrizia pura, affronto altri intrecci di carichi.

Per fortuna, esiste la sera. Quando ti rendi conto di quanto pirla sei. Una sola lettera di differenza, e tutto un mondo: avanti, arrenditi alla pigrizia, vuoi?

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