giovedì 1 marzo 2012

La pizza che vorrei

Bravo ragazzo, che mi insegni alternative a rock e uncinetto. Qui però andiamo sul pericoloso, ovvero alla cucina. Mi sono dilettata in questo locale a lungo, negli ultimi anni però con minore intensità.

Per due motivi. Uno è l'alibi di tutte, il tempo. L'altro è tangibile: nella mia vita sono tra due fuochi che non sono i fornelli, ma persone di indubbie capacità culinarie. La mamma è la regina, ovviamente: difatti, mi sono specializzata in tutto ciò (e non è molto) che non fa lei.

Ma la pizza, la preparava papà. Era lui il pizzaiolo provetto, quindi mi sono specializzata solo nel mangiarla. Ci vuole ancora più pazienza, a partire dalla pasta. Vi sembro paziente, io? Non è che perché sto cercando di sferruzzare, ho preso un diploma speciale: i progressi lo dimostrano.

Un giorno, però, affronterò anche il capitolo pizza in cucina. In questo folle periodo ho imparato ad aver fame di ciò che non so fare. E vista l'ampia gamma, direi che l'appetito vien mangiando. Occhio che mi sto mettendo il grembiule.

Nessun commento:

Posta un commento