venerdì 16 marzo 2012

Scott - l'eroismo di Oates

La data aleggia incerta, ma il capitano Scott è quasi convinto che sia quella giusta. Il 16 marzo, nella crudele indifferenza della natura in Antartide, a Lawrence Oates accade ciò che aveva sperato non avvenisse: si svegliò.

Aveva pregato di non farlo, di potersi addormentare nella notte e liberare i compagni dalla sua rallentante presenza. Lui che aveva camminato nonostante umanamente non fosse più possibile. Ma c'è un tempo per fermarsi e lui aveva sperato che il Cielo gli venisse in soccorso, portandolo via nel momento del sonno e levandolo da quella terra ormai inospitale.

Pensa a sua madre, Oates. Pensa al suo esercito: sarà orgoglioso di lui. Non si era mai lasciato sfuggire un lamento, e anche quando ha rivelato le condizioni ai suoi compagni, l'ha fatto senza commiserarsi. A brave soul. Da poor a brave, poor nel dolore, brave nella reazione.

Fuori infuria il blizzard e Oates sa cosa fare. Il cielo non l'ha portato via, lui si rivolgerà a quella terra che pure l'ha ferito e martoriato. Si rivolge ai compagni, che invano aveva implorato: lasciatemi qui, a morire nel mio sacco a pelo.

Non è più una supplica, bensì un annuncio: esco e potrei stare fuori per un po'.

Impietriti, loro sanno cosa sta facendo. Invano, tentano di dissuaderlo.

La fine non è lontana, scrive Scott. Oates, l'eroe Oates, le è andato incontro a testa alta.

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