lunedì 30 aprile 2012

Vi state lamentando?

Vi starete mica lamentando della pioggia? Del temporale guastafeste. Del sole che è uscito nel momento sbagliato. Del ponte che avete perso.

Brontoloni, vi starete mica lamentando in generale? C'è un luogo sicuro e al riparo da ogni intemperia, come cantano i Guns'n'Roses. E' il cuore vostro o di chi amate. Sono gli occhi sinceri di chi vi sta vicino. Soprattutto, sentite che musica, sia che scenda la pioggia o che altri suoni si insinuino nella vostra serata.

Dai... non lamentatevi. Anche se avete ragione, o se dovete.

Buona serata

Lezioni di memoria

Avevo bisogno disperato di un'informazione che non riuscivo ad ottener da nessuno. Un dettaglio storico, che sembra stranamente risucchiato dal vuoto in un'epoca iperinformata.

Finché ho incontrato lui, un signore precisissimo, con una quarantina di anni più di me. Le trovo l'informazione - mi promette - poi passiamo al nostro dialogo programmato. Quando me ne vado, mi mordo mani e labbra: non gli ho ricordato di cercare quel dettaglio. Mi riprometto di mandargli un garbato sms di promemoria, magari prendendo spunto da un grazie per il nostro colloquio.

Mentre studio la forma, lampeggio un sms: è lui che mi ha già mandato l'informazione. Naturalmente, arrossisco e naturalmente scrivo tutto ciò perché lui detesta internet e facebook. Ma tanto, mi scoprirà ugualmente, lo so. Al che lo costringerò a darmi lezioni di memoria.

Facciamo che le rondini

Facciamo un gioco, amica mia, ora che siamo così adulte, e se non serie, ci manca poco.

Facciamo che le rondini siano tornate davvero, e che siano terribilmente curiose, fino ad avventurarsi nel nostro pazzo mondo. Che sbircino dalle nostre parti e leggano l'Sos nei nostri occhi.

Che scendano fin da noi e ci strizzino l'occhio: ci state a fare un giro?

Sì, dai osiamo dirlo. Un giro solo. Pensano a tutto loro. Ci caricano - e noi che pensavamo di essere pesanti - e ci portano su, verso le nuvole ribelli. Noi siamo libere e felici, e respiriamo aria sincera. Ma poi, a un tratto, sentiamo che qualcuno ci manca, ci spiace perché non ne scorgiamo il viso.

E capiamo che questo gioco dobbiamo farlo, spesso e con gli occhi chiusi, ma ogni volta trovando il coraggio di tornare da chi amiamo.

Facciamo così.

Diavolangelo e il rifugio


Ieri sera un sms della mia amica Diavolangelo (in realtà è mia gemella, io sono il diavolo, lei l’angelo) si univa ai miei festeggiamenti della nostra amica Santa Caterina. Con un sorriso mi sono soffermata ancora a Siena, poi mi sono spinta a Roma. Santa Maria della Minerva, dove la santa in apparenza riposa, mentre nella realtà si prodiga ancora.

E poi, spinta dal ricordo sempre di Diavolangelo (che veglia su di me, anche quando tace) sono finita a Santa Maria Maggiore. E’ la chiesa  che amo, la chiesa dove trovo rifugio anche quando i miei fumi sono nerissimi. Preghiera,  meditazione e una confessione intensa come mai ho avuto, forse solo a Marsiglia – guarda caso – a Notre Dame de la Garde, una bizzarra confessione in italo-francese: il ponderare i vocaboli aiutavi.

Mi manca, Santa Maria Maggiore. Mi manca la sua dimensione immensamente umana, la sua penombra buona, lo sguardo che si scioglie. Mi manca, e mi scopro già in cammino.


domenica 29 aprile 2012

Bei sogni


Bei sogni

Sono una estimatrice di Gramellini, forse una “addicted”. Il leggerlo quasi quotidiano mi dà sollievo, mi permette di sfogarmi o di sorridere di gioia o sdegno.

Questa sera mi addormento felice perché un’Amica mi ha presto un suo libro. Ne ho divorato in pochi minuti tre capitoli poi mi sono domata perché ho guardato l’orologio. Si affaccia il dolore, si affaccia l’assenza, si affaccia la reazione di ciascuno di noi. Ma tengo stretto il titolo “Fai bei sogni”.

Li voglio fare.


Anche per voi

Caldo a chi?

Oggi mi hanno fermata con nefaste previsioni, nei prossimi giorni non ce la faranno.

Ma perché stiamo diventando così simili agli inglesi? Perché il tempo ci sta facendo sbarellare? Perché diamo un nome a tutte queste perturbazioni, che un tempo manco sapevamo che stavano arrivando, figurarci se ci veniva in mente di salutarle?

Caldo caldissimo, ma caldo a chi. La fine del mondo è già qui. Voglio tornare ignorante allo stato puro senza guardare mezzo bollettino. Lasciare l'ombrello in macchina, senza interrogarmi in maniera spasmodica. E poco male se mi inzuppo come tre giorni fa.

Buona, calda notte.

Cafonilandia, tessere e tesserini

Passeggiando, mi sembra di notare che Cafonilandia stia vivendo un buon periodo demografico. Gente che viaggia tra tessere (ora un po' meno) e tesserini (sempre troppi).

Gente che è convinta di vivere ancora in uno o tre mondi fa, e che forse non si risveglierà.

Mi piace peraltro passeggiare, sorridere e aspettare il tramonto, confidando sempre che ci sia un futuro sul lato oscuro del sole, come decreta la canzone. Mi piace immaginare un mondo senza cafoni e senza tesserini. Il mio, non ricordo mai dove lo metto, e se un giorno dovrò stracciarlo perché non c'è più l'Ordine non avrò la minima tristezza. L'esame a Roma fu una bella esperienza, perché mi insegnò in ordine

1. L'aroma delle poesie romane, mentre aspettavo.
2. L'ingiustizia della vita, visto che un politico ci passò avanti all'esame orale, di ben 30 giorni e 4 ore
3. Il buon sapore delle fave, offerte da un tassista romano.

Un mio collega esita a chiamarsi collega perché non ha il tesserino e perché non fa il giornalista a tempo pieno, come mi ha confidato, mentre un altro si vantava di esserlo. Grazie a una tessera, e a una laurea (pur sudata e reale) non si è più fighi. Si può essere più saggi o più cafoni: questo lo decreta la nostra vita.

Felicittà

Lontano dagli scoiattoli, che non sono miei, lontano dagli alberi che respirano con ogni stagione, lontano dai fiori che vanno e vengono come vogliono. Lontano dalle creature esplosive e da tanta libertà, è più difficile sentire la felicità.

Questa è solo felicittà. Che persino il correttore si ostina a non riconoscere. Ma si chiama così. Continuare a guardare nonostante il grigio, continuare a muoversi nonostante l'aria pesante, continuare a parlare nonostante il silenzio si senta offeso.

E' vivere, e forse assomiglia a essere felici. Ma è sempre e comunque felicittà.

Nel silenzio della tigre

Non so quanti chilometri ci siano, e non riesco a contare i minuti.

Riesco solo a pensare a te, e attaccarmi a ogni istante. Sono pazza di te, sono felice di te comunque vada, e ti offro un altro regalo oggi: la mia fame. La fame di giustizia, di arrivare dove possiamo e dove non possiamo, la fame di amicizia.

Tutto questo ti nutra oggi, e non ti sazi mai, mia cara dolce Pro Patria.

Nel silenzio della tigre io ti aspetterò.

Cucina, sfida e armonia

La cucina è un'arte e cerco di non metterla da parte. Con le trasferte quotidiane è diventato un po' difficile, ma almeno ho mantenuto un concetto fondamentale: mai sfidare le star in casa, meglio sviluppare strade alternative. Un po' per vigliaccheria, lo ammetto, un po' per quieto vivere, per ricerca di armonia. E poi se prepari qualcosa che gli altri non sanno fare,  ovviamente ti sottrai a paragoni : gemellina turbina.

Intoccabile, per me è il risotto. La regina in casa lo fa da una vita, l'altro chef è specializzato: che cos'è, devo farmi del male? Allora mi sono specializzata sulla pasta, mi piace il pesce, soprattutto quello "povero" che faccio fatica a trovare in questo mondo di presunta crisi, e che invece è gustoso e fa molto bene: le sarde, come insegnava papà, ad esempio.

Vorrei recuperate tempo e volontà, vorrei vivere con persone meno brave ai fornelli. Soprattutto, vorrei che papà tornasse a visitarmi ogni domenica, entrando ed esclamando: Oh, dai che oggi almeno mangiamo qualcosa di diverso.

La mamma - giustamente - grugniva da brava cuoca, ancorata alle sue abitudini. Ma io, più alta di dieci metri, meditavo di aprire un ristorante. Altri giorni...

Ps: perché oggi invece mi sento dire, no dai che sei stanca cucino io, tu riposa? Amore o paura?

Caterina, che uomo

Sì, lo so, non bisognerebbe fare un complimento a una donna, con questa espressione. Ma derogo per una volta.

Oggi è Santa Caterina, e lei è stata una grande santa, una gran donna ma anche un grande uomo. Si è talmente prodigata per questa povera - non ancora - Italia e ha strigliato a dovere uomini e ometti, che le affibbiamo con amore anche questa etichetta.

Lei mi è sempre stata a fianco, nei momenti duri e belli, e le sarò sempre grata. Che una donna analfabeta sia stata presa per mano dal Signore e abbia pronunciato frasi così sagge e importanti, tanto che la Chiesa ha dovuto riconoscerla dottore, è un'altra gioia.

C'è un altro aspetto che mi piace. Lei voleva solo una cosa: meditare, pregare, dedicarsi a Dio nella sua cella (anche interiore). In realtà, è stata così in mezzo alla gente, perché Dio l'ha chiesto e ha obbedito. E' andata, per così dire, contro la sua natura, contro il proprio volere, dando importanza a ciò che il creatore, e non la creatura, aveva stabilito per lei. Io orsetto tra la gente, che soffro quando devo uscire dalla mia celletta, chiedo il suo patrocinio anche per questo.

Ps: mi sa che oggi Caterina si industrierebbe anche su twitter e facebook. Voi che ne dite?

Se non ne verrà nulla

Non è rassegnazione. Non può essere rassegnato lui, che è stato sempre così battagliero per il Bene, che si è prodigato e si è consumato per i piccoli.

Scrive don Carlo Gnocchi: se non ne verrà nulla, mi adatterò. Non bisogna mai forzare gli eventi, aggiunge. Abbandonarsi, non arrendersi. Sapere anche quando bisogna fermarsi e fidarsi Pensare che forse il nostro traguardo, sognato, sospirato, divorato con i pensieri, non è il Traguardo, quello disegnato con cura amorevole per noi.

Non è rassegnazione. E' forza, è fede, chiamatela come volete. E' qualcosa di speciale.

Buona giornata, con fiducia.

sabato 28 aprile 2012

Largo...(il sogno due senza vendetta)

Alt, il sogno si è lamentato... non c'è spazio per lui, afferma. Siete ancora soffocati dalla giornata che è stata o che è verrà. Avete un dolore, un progetto, un vuoto di quelli negativi che pesa e non lascia entrare nulla.

Temete un incubo. Temete semplicemente di non essere in possesso di voi stessi. E che cosa guadagniamo, a essere sempre in possesso di noi stessi, o anche solo ad accarezzare questa illusione?

Proviamoci... Facciamo spazio. Largo sogno... entra pian piano o con quel tocco irruente che hanno alcuni di voi.

C'è spazio sempre per un sogno. E' meno ingombrante dei pensieri inutili e dannosi, e siamo sicuri che, se non è ben accetto, se ne va.




Un sogno bussa per sé

Un sogno bussa per sé, per entrare senza farsi notare, oppure superbo, convinto di doversi far ricordare a ogni costo.

Un sogno chiede il proprio spazio, quando si insinua in te, come se avesse una vita sua. Poi si perde nel lago dei tuoi pensieri, quelli più nascosti, più veri o più folli. Comunque, "più". E può scegliere se andarsene e cadere nell'oblio, oppure prolungare la sua presenza, lasciare una scia per il profumo.

Un sogno bussa per sé. Ma siamo noi a decidere se lasciarli entrare, e soprattutto se lasciarli uscire.

Buona notte, con la porta aperta o chiusa.

La vetrina di mezzo

Inguardabili. In-portabili. Gli aggettivi si sprecano quando osservo una vetrina di moda giovane e brillante nella metropoli: come posso finire in abiti così? Va bene, il problema sono io (e Arguta Paffuta neanche si potrebbe avvicinare, tiè), poco adattabile, è vero. Però devo andare avanti.

Altra vetrina: carini... Sì, ma... un po' vecchiotti. Ma se indosso questo vestito, tanto vale che prendo la carta d'identità e sposto indietro la data, no?

Morale, rimando ogni parvenza di acquisto e ondeggio disperata in questa landa, cercando la vetrina di mezzo. O forse sono questi negozi che non mi vogliono, e appena sono passata, buttano fuori merce per la mia (non veneranda) età.

Vorrei barare

Vorrei barare come sapevi fare tu. Non per disonestà o per voler vincere, bensì per sorridere e interrompere la stupida serietà del gioco. Per aggiungere un po' di pepe, per scombinare tutti quei volti concentrati, per farti scoprire mentre stai flirtando con una carta che non è tua.

Io "ratelavo", tu baravi. Io volevo vincere, tu volevi ridere e stare insieme nella gioia. Anche con quel gesto birichino, che ci tenevi sempre a vedere scoperto in tempo, mi hai insegnato tanto.

Le età rubate


Ci pensavo ieri in mezzo ai ragazzi: siamo sempre nell’età sbagliata. Quando sei giovane, ti raccomandano di avere pazienza, e ti devi affidare a quel “non ancora”.

Ci pensavo ieri scorgendo degli anziani: erano giovani e dovevano aspettare, adesso si sentono dire (anche “solo” nei fatti) non più. L’anziano riferimento per la sua saggezza, messo in sordina da questa corsa perenne.

Età rubate, la sensazione di non contare: prima “non ancora”, poi “non più”.

In mezzo i cosiddetti adulti, sui quali c’è una sola certezza: danno i numeri, in quantità.  Me l’assicura, Arguta Paffuta, e io – come spesso accade – le credo.

Non oggettivamente


Ogni tanto ripesco libri per trarre luce, finita in qualche cassetto. Da filosofa anarchica della scienza (Feyerabend e il suo Amore, tradotto in libertà, mio indiscusso mito) ho sempre avuto un atteggiamento ondivago verso gli scienziati.

Ne ammiro la costanza, la dedizione, l’intelligenza quando la mettono al servizio degli altri. Kuhn con le sue “rivoluzioni scientifiche” mostra però anche un modo di fare scienza, diverso dal mito. L’oggettivo, questo sconosciuto: lo credo nel giornalismo, come nella vita, e la scienza è vita.

Oggi cullo questo pensiero di Zichichi: “Il coraggio deve essere illuminato, non cieco. Illuminato di luce divina e di luce terrena”. E sottolinea: non può essere un caso che la Scienza sia nata da un atto di Fede. Il riferimento è a Galilei, e alla sua convinzione che ci fosse la mano del Creatore “negli oggetti volgari”. Nulla è volgare, sotto la luce.

Può assumere tanti volti e nomi, quella fede. Ma uno scienziato che si alza la mattina e studia, ricerca, si industria, mi trasmette una tenerezza e un orgoglio che non posso che vedere collegati a una forma di fede. Questo il mio pensiero. Non oggettivamente.

Buona, non oggettiva giornata