giovedì 5 aprile 2012

Il guerriero, la politica e l'umanità perduta

Da anarchica osservo e ascolto. Importante è lasciar parlare, mi ha ripetuto il mio fragile credo. In certi momenti ho invidiato le fiammate di passione di chi con sincerità aderisce a un'ideologia, se questa non calpesta gli altri.

Oggi non ho voluto guardare, e ho ascoltato a fatica. La politica mi sembra così vuota, che non mi resta che l'umanità. Ma oggi l'ho vista ferita, segnata, dilaniata dal dramma più pesante: quando entra in gioco la propria famiglia.

Vent'anni fa vedevo un gruppo di soldati, molti piccoli e alcuni grandi, che si stringevano attorno a un guerriero. Volevano un mondo nuovo - così gridavano - mentre un altro si sgretolava. Il loro guerriero era magro ma imponente, e io prendevo nota.

Sono trascorsi vent'anni, l'ho visto segnato dalla malattia, questo guerriero, ma il male di oggi è più potente. Oggi sembra sgretolarsi pure quel mondo, e l'umanità è triturata e comunicata tra bordate e sentenze sommarie di minuto in minuto.

Da anarchica osservo e ascolto, ma uno strano silenzio mi percuote, in questo silenzio. Non mi interessa cosa sarà dell'ideale, del partito, dei sinceri o dei furbi, perché sarà la storia a decretarlo. Mi spiace, umanamente, vedere un guerriero - nel quale da anarchica non ho mai potuto credere - segnato e ingrigito.

Mi spiace che tutto scorra, tutto a volte travolga, ma poco cambi davvero in questo Paese. E che l'umanità resti irrimediabilmente perduta.

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