sabato 21 aprile 2012

Regina Arona


Ti osservo, Arona, ribelle al sonno che ci morde la mente; frenetica, ma anche vogliosa di riprenderti le tue tradizioni, il tuo passato. Negozi che sbocciano quasi violentemente, e angoli intonsi che nessuno può toccare.

Quando passo nella tua strada maestra – che per me si insinua dal lungolago fino a sfociare ancora verso l’uscita dalle tue salde mura – minuscola e potente, quando aspiro l’acqua che fugge dalla superficie lacustre, quando sbircio dall’alto il tuo accendersi repentino e quieto, quando il San Carlone si staglia silenzioso, a volte un po’ preoccupato della nostra testardaggine, a volte irrimediabilmente sereno con la testa nelle nuvole luminose.

In tutti quei momenti e molto più ti voglio bene, ti accarezzo e ora fremo per venire un giorno – meglio se solitario, perché sai che sono un orsetto – ad ammirare il tuo parco ritrovato, l’eco della rocca che sfidava quella di Angera.

Regina Arona, son con te, anche quando distante mi sospingono.

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