domenica 31 marzo 2013

Too much heaven - canzone per la notte

Questa canzone canto meglio sulla mia collina, dove il cielo è così immenso da incutermi quasi paura. A convincerci che non siamo che puntini, ma basta un bagliore più intenso di una stella, magari aiutata dal vento, e tutto cambia.

Troppo cielo, troppo amore, non sono mai abbastanza in realtà. E solo nell'abbraccio di una sera ancora troppo fredda, si può respirare la certezza: che tutto ciò siamo non morirà mai,

Too much heaven, Bee Gees canzone per la notte.

Mai abbastanza vicine di casa

Non siamo più vicine di casa, usiamo un eufemismo. E mi chiedo se lo saremo ancora un giorno. Mi chiedo anche se serva poi o le uniche distanze siano quelle coperte del cuore.

Io che mi sento sempre in viaggio, anche quando poco mi muovo, ripenso a quando eravamo vicine di casa, cento metri e un unico mondo. A quando ci allontanavamo e io mi preoccupavo dei tuoi problemi; a un paio di vacanze, una all'estero, l'altra in Sardegna in cui ero ansiosa e ti chiamavo, ti facevo seguire da un amico per aiutarti.

C'è di mezzo un oceano di vita, e non siamo più vicine di casa, cosa che tra l'altro eravamo diventate per caso, quando amiche già eravamo.

Non bisogna fingere. A volte la lontananza mi fa sanguinare. Ma altre non c'è nessuno più vicino di te.

Grazie, anche per stasera, perché sei stata ancora qui a modo tuo.

Fiori come noi

Non credo che ai fiori, tra le creature, senza dubitare. Perché loro non mentono e se lo fanno, pagano senza protestare.

Allargano lo sguardo al primo raggio di speranza; si richiudono se il buio inizia a scavare nelle loro vite, ma in silenzio continuano a vibrare, raccogliendo le forze.

Fiori come noi, solo più sinceri. E più belli quando piangono.

Gloria - canzone per il giorno

Eh no, fregato amico diffidente. Sto parlando dei signori U2. Non mi sembra di trovare canzone più efficace per oggi.

Sfrenata e dolcissima. Gloria, in te domine. Exultate... Perché solo in te mi trovo completa. E guarda un po', se avessi qualcosa, qualsiasi cosa, darei tutto a te.

La completezza, in fondo, non è questa?  Prima di incontrare te, solo una serie di tentativi. Poi è apparsa la porta, con te, e mi hai lasciato entrare.

Gloria, U2, canzone per la notte che è diventata giorno.

Non gridarmi in mondovisione

Non gridarmi in mondovisione quello che vuoi da me, che farai, che pensi. Io vivo sullo sfondo di pagine che non mi appartengono.

Sono in un angolo a colorare muri antichi dell'anima e non ho intenzione di uscire allo scoperto, nella grande recita quotidiana.

Sussurrami al telefono, via rete, in un salotto, in un minuscolo luogo baciato dalla primavera. E io non perderò una parola.

Una vita in copertina

Vorrei dedicare questo post pasquale alla casa editrice che ha creduto nelle mie pagine e le ha sostenute. Per non parlare del fuoco che mette per ogni evento, per ogni iniziativa, e per come non si ferma mai.

Oggi volevo offrire però alla Nomos un grazie bis. Molti sono giustamente conquistati dalla copertina de "L'importanza di essere secondi" e non sanno che dietro c'è davvero una scintilla speciale, una determinazione a trovare qualcosa che caratterizzasse questo libro. Non c'entro io, tutto merito loro.

Vado fiera della copertina, quella deliziosa ragazza che con precisione e femminilità si sta tuffando. Tra l'altro, con la Nomos avevo pubblicato un libro in precedenza, quello scritto con mio padre Nino "Quando il nonno prese per il naso il re". La foto di copertina viene dai cassetti di famiglia, il nonno con il look da lavoro fuori dalla vetrina. Ma se è venuta così bene, lo devo a un angelo che l'ha stampata con il cuore.

http://www.nomosedizioni.it/book.php?ID=09NMS266&cat=5

http://www.nomosedizioni.it/book.php?ID=12NMS412&cat=1

Rompo tutto

Prendo in mano questa strana sfera, la osservo qb (capito Arguta Paffuta la sigla che ti lasciava perplessa da ragazzina, alle prime ricette: quanto basta, diamine) e quindi con precisione la scaglio a terra.

Lo faccio perché sono folle, perché sono nervosa, perché la visione dei cocci non mi spaventa, anzi mi dà una suggestiva chiave di lettura alternativa.

Rompo tutto, per ognuna di queste ragioni. E perché amo riparare, mi fa sentire viva e creatrice.

sabato 30 marzo 2013

Come se non ci fossero più canzoni

Così, nel giro di poche ore, è come se non ci fossero più canzoni. Come se l'aria si fosse congelata in un sorriso senza sfumature e avesse bruciato ogni fiore.

Un silenzio che non lascia spazio a nessun altro, immerso nella propria vanità. Eppure, a volte gli sfuggono suoni, quasi casuali, e torniamo a cantare.

Enzo, Califfo e quanti altri. Escono in punta di piedi, per non interrompere la musica e spezzano il silenzio che ci vuole fermare.

Come se non ci fossero più canzoni, ma nessuno può fermare la loro sana follia.

Pride - canzone per il giorno

Il giorno si colora di orgoglio per aspettare con speranza questa notte.  

Mattina, mattina presto, un 4 aprile che diventa ogni giornata del calendario. Ed ecco che ti tolgono la vita in apparenza, ma la tua dignità è ancora lì e brilla dal cielo che vuoi. Tutto in nome dell'amore, cos'altro non lo sappiamo.

Resistere, venire e andare, essere traditi con un bacio. E così ripartire, con un sussulto lieve di nome amore. Un uomo, uno solo, e tutto nel nome dell'amore.

Pride (in the name of love), U2, canzone per il giorno.

Lo sguardo di un amico su un libro

Ho visto brillare gli occhi di un amico, perché sente e cerca la vita, in ogni parola, nota, respiro e abbraccio. Ma devo dire che il suo sguardo aveva una luce straordinaria in una precisa circostanza.

Tolgo un libro dalla borsa e mi chiede cosa sia; gli spiego e gli occhi stanno splendendo, come se avessero consumato le parole in anticipo. Così si posano su un altro volume e vi vedono il mondo.

Che amico incredibile, e quanta di questa luce sa portare agli altri. Forse i libri insegnano a non essere egoisti.

venerdì 29 marzo 2013

Il giorno che si spegne incerto

Il giorno si spegne così, incerto nella sua stanchezza. Con notizie tristi e di ordinaria follia, o di ordinario vuoto: ma è facile individuarne il confine?

Si spegne piano piano, eppure forse, se fossimo attenti, potremmo cogliere e fermare il momento stregato. Mandarlo in fumo con una risata o una corsa in un prato dorato, anche solo immaginario. Consegnare allo scompiglio i suoi piani e riderci persino su.

Invece, decide lui come al solito. Oscillante e testardo con uguale piglio, se n'è andato e ha lasciato la notte. Più sola di noi, consumata nei suoi sogni.... si accosta, sorride e non dorme. Non ancora.

L'Armando - canzone per la notte

Chi l'avrebbe detto che stasera ero qui a cantare mozziconi di canzoni e non so scegliere quale riaccendere. E ognuna mi tira una lacrima e una risata, come nel gioco delle maschere del teatro e della vita.

Mi avvento sull'Armando, perché è deliziosa nella sua colpevole innocenza. Il fattaccio da negare fino all'inverosimile, e con sfacciataggine. Tanto da concedersi un lapsus, subito rinnegato. Nell'aria l'eco della risata.

si è aperta la portiera, ho cacciato giù... pardon, è caduto già l'Armando.

buona risata, Jannacci.

Canzone per la notte

Allora ci sei

Ti avevo intravisto dalle persiane, una luce come una carezza. Poi te ne sei andato, ma non importa.

È ciò che mi hai lasciato che conta. Questa semplice consapevolezza che basta a scaldarmi, nei miei gelidi timori.

Allora ci sei... Timido, riluttante quel che basta per non metterti in vetrina. Pensieroso, forse incerto se sia il momento giusto, un piede avanti, poi lo ritrai.

Ma tu ci sei. Quello conta, mentre frugo nel cielo cercando un raggio, uno solo.

L'ultima pagina, la prima #scott

Ho davanti a me la sua ultima pagina, quella che abbiamo condiviso ieri sera nella magia di Orasenzombra. Con fatica, con coraggio, il capitano Scott vergava il suo addio 101 anni fa.

Mi spiace, penso di non poter scrivere oltre. La vera frase finale, per l'amor di Dio prendetevi cura delle nostre famiglie. Guardo l'ultima pagina strappata all'Antartide, che non ha saputo essere crudele, che si è quasi scusata con il capitano e i suoi uomini.

La guardo e capisco che non è l'ultima. È la prima, da cui ripartire tutti insieme.

Buona giornata, capitano e tutti voi uomini che sfidate i ghiacci della vita, vinciate in apparenza o no.

http://www.nomosedizioni.it/book.php?ID=12NMS412&cat=1



Alleluia se - canzone per il giorno

Ieri sera abbiamo omaggiato i lati B della musica e un grande Bigazzi. Vogliamo dimenticare questo brano - in un venerdì d'amore - tratto dall'album Gloria?

Alleluia se nasce un uomo e va e guarisce e pani e pesci dà. È una canzone d'addio senza rimpianto, una canzone di speranza, di fiera illusione anarchica. È la consapevolezza che prima o poi il tuo cuore sarà il mio cuore... E che nulla è difficile da abbandonare, quanto un ideale.

Allora, alleluia se ce ne accorgiamo, amiamo, ci indispettiamo e aspettiamo la primavera. Una luce, intanto, si è già insinuata.

Alleluia se, Umberto Tozzi, canzone per il giorno.

Piece Of my heart - canzone per la notte

Te lo offro gioiosa, con la voce dolcemente sporca: prendi un altro pezzo del mio cuore. A differenza del grido di Janis Joplin, so che non lo spezzerai, non apposta: vedo la cura con cui lo tieni.

E se scivola questa rabbiosa canzone, è solo per amore, che si nutre di grinta. Sono tornata, tra emozioni potenti, e ho voglia di altra musica. Soprattutto, di affidarti un altro pezzo del mio cuore.

Piece Of my heart, canzone per la notte.

Ci vuole un mondo così

Il gusto della vita, della musica, del martini. Ti fa venire in mente l'esigenza insopprimibile... Ci vuole un mondo così. Persone che ti leggono nell'anima, anche attraverso le pagine. E tu capisci che il tuo piccolo libro sta viaggiando per conto suo, ma non ti lascia indietro.

Ti fa danzare un valzer o una ballata conciliante, ti porta via o ti conduce a casa. Daniela parla e ti ha letto dentro, meglio di quanto possa fare tu. Fabrizio capitano le cui domande e osservazioni sono onde irresistibili. E Maurizio, che ti prende per mano con la sua chitarra. Mi sa che stanotte incontrerò un po' di musicisti, nei sogni.

Ma ogni persona che stasera ha viaggiato con noi a Orasenzombra, all'Admiral Hotel di Milano, ci a sentire più lievi. Ci sospinge verso il prossimo deposito, la prossima speranza.

Vivere la vita, ecco cosa conta, conclude magistralmente Tiziano, compagno di avventure ventennali e di qualche martini.

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giovedì 28 marzo 2013

La sorpresa dei cuori gentili

E se sulla vostra strada insistete nel vedere ombre, siete proprio fortunati. Sì, questa chance vi è stata offerta perché voi possiate meravigliarvi quando incontrate cuori gentili.

Ne esistono tanti, disseminati nel mondo, e bisogna fare fatica per non calpestarli. Eppure destano in noi spesso una sorpresa: come, un cuore gentile qui? Un cuore gentile proprio davanti a me sorride? E chi l'avrà mai creato? Sarà mica uno scherzo.

No, non è uno scherzo, anche se fa sorridere: i cuori gentili sono tra di noi e sono felici di sorprenderci.

Hey Jude - canzone per il giorno

Non metterla giù dura, strappa quell'aria triste dal tuo volto. Forse ti può aiutare una canzone. E se questa è triste, triste come te, cerca di renderla migliore.

Per cantare libero, devi far scivolare il mondo dalle tue spalle e ogni volta che avvertirai dolore, fermati e respira senza timore: se ne sta già andando. Hai tante persone attorno che ti colorano quel mondo, ma sai che la più importante, quella che si deve dare una mossa sei tu.

E quando sei pronto, pronto davvero,  comincerai a stare meglio, un crescendo di bene, un'onda inarrestabile che ti obbligherà a ballare. E non ti sarai mai sentito così libero.

Na na na na na na na...

Hey Jude, Beatles, canzone per il giorno.

Le ore in cui essere uomini

Siamo alla fine di un primo viaggio. Queste sono ore speciali, ore in cui essere uomini. E donne. Perché in Antartide 101 anni fa ci sono andati eroi, sospinti e attesi dalle loro case.

Se volete credere nel lieto fine di un viaggio che il mondo ha definito tragico, sarebbe bello che voi veniste con noi, a Orasenzombra. Questa sera con Daniela Basilico e Fabrizio Canciani, alle 21 all'Admiral Hotel (via Domodossola) di Milano, possiamo percorrere un altro tratto insieme. Conoscere meglio, far parlare, guardare e sentire attraverso penne e strumenti, cosa significa essere secondi e avere messaggi che ricarichino il mondo intero.

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Vent'anni per sempre

Così coccolo questo anniversario, 20 anni del mio capitano lupacchiotto in serie A. Non è un eroe, non è un guru per me. Ha compiuto cose straordinarie, è scivolato in errori.

Ma Totti è il mio capitano. E' da 20 anni che ha stampato sul cuore i colori della mia Roma, compagna di avventure affiancata alla mia Pro Patria. In un mondo come quello del calcio, che mi sta annoiando a morte se non fosse per quella voglia di correre con le tigri, conto gli anni del Pupone, uno dopo l'altro.

Vent'anni in questo campo infedele sono tanti. Vent'anni sono per sempre.

La città che si ritrae

Ho sognato la città che si ritraeva, sotto una nebbiolina fuggente. Che lasciava parlare solo le luci, finché poteva, poi zittiva anche loro.

Ho sognato passi che percuotevano le pietre, poi se ne pentivano. Tanto che l'eco, si poteva sentire appena. E' quando sogno la città austera e timida, che si ritrae prima di spiegare le ali... è allora che mi commuovo e potrai tornarci una, cento, mille volte. Per vederla in quell'attimo che precede il volo.

Self control - canzone per la notte

Che la voce sia maschile o femminile, che importa. La notte è spazio per tutti, e  ci ritroviamo. A parlare, ad ascoltare, a cantare. Forse davvero di giorno nulla importa, è solo la notte che lusinga?

Ci vuole la saggezza lucida di Bigazzi per crederlo, mentre Self control prende piede. Così si balla per non cadere, e le domande non fuggono. Mi porti via il mio ruolo, mi liberi, e il self control chi lo vede più. Tornerò domani, ammesso che il domani esista o conti qualcosa.

Nessuno si illude che la notte sia ciò che sembra, ma devo credere in qualcosa, assicura la canzone. E così ci vorrà Self control, quando il giorno chiama. Ma intanto siamo qui al riparo da tutto, tranne che da un interrogativo: perché?

Self control, canzone per la notte.

mercoledì 27 marzo 2013

Indispensabili o importanti

Arguta Paffuta oggi ha da dire. E precisamente questo, o rompiscatole. State attenti se vi dichiarano gioiosamente e pubblicamente indispensabili.

Spesso scoprirete che non siete nemmeno importanti per gli sbandieratori.

Così parlò Arguta a una persona che oggi incrociò  e io ci penserò a mia volta, un giorno.  Su una cosa concordiamo già: non c'è bisogno di spendere mezzo pensiero in più su questo argomento, vivere è importante. Più che indispensabile.

Edberg e un mondo migliore

Nei cassetti ripongo i momenti di una deliziosamente strana giornata. Incontri, una parola magica che viene riposta in uno spazio a sé. 

Ho incontrato, in diverse occasioni oggi, persone determinate, garbate, educate. Capite che ricchezza? Nell'ultima tappa, ripenso con un sorriso felice alle pagine dedicate alla bellissima favola di Grom. Sono  pagine, quelle del libro di Martinetti e Grom, gustose come il gelato che spero la primavera mi voglia presto concedere. 

Ascoltavo speranzosa la fiducia di Martinetti nelle persone educate, perbene. E tra le tante spie buone di questa fiducia, nel libro ce n'è una che mi ha caricata particolarmente. E' Edberg, l'abbiamo anche nominato ncll'incontro di stasera. 

Chi ama Edberg, il suo punto forte e la sua eleganza (che si uniscono, se vogliamo), crede in un mondo migliore. E contagia.

Versi tutti

Geloso, accorre il giorno e strappa il silenzio alla notte. Siccome non è masochista, prima del ronzio umano, getta rumori vaghi e concilianti sui suoi primi passi.

Il cinguettio in sordina, ma sempre più sprezzante dell'inverno. Il lamentarsi del cucciolo che vuole la magia, l'apertura della porta e l'abbraccio. E il gatto, che miagola appena, ma se tu fossi concentrato, sentiresti la rumorosa soddisfazione nel puntare il sacco dei rifiuti bellamente esposto ai suoi desideri.

Versi tutti, che fanno esplodere il giorno con delicatezza.

Stop - canzone per il giorno

Mi sono talmente rovinata con il mondo del rock nei giorni scorsi, che posso persino iniziare la giornata con le Spice Girls. E so di poter scendere in lidi ancora più pericolosi.

Ma per ora stop. Canzonetta che invita a una bella sosta prima di ripartire, al tocco umano invece di una corsa. Ed è persino cortese, perché si ammanta di un thank you very much.

Pensate a chi accelera e vuole trascinarvi al suo ritmo, mettere di fronte al muso un bel cartello di stop. Solo fermandosi, si può cominciare al passo giusto. Altrimenti, grazie lo stesso, ma io viaggio al mio ritmo.

Stop, Spice girls, canzone per il giorno, rossa in volto si intende.

La mia risposta è

Devo implorare? Devo fingere? Devo infilarmi scarpe che mi stanno stretta e mi offrono illusioni? Devo cercare di non vedere o seguire la sua onda?

La mia risposta è no. Non importa se la grido o la mormoro. No, mentre cammino scalza e felice. No mentre rido della leggerezza del mondo in cui anch'io mi sento sballottata. No, mentre nuoto nella mia direzione, scherzando con la corrente o litigandoci. Posso persino affondare.

Ma la mia risposta rimane quella. Impaurita dai copioni e da ciò che bisogna chiedere, trovo il coraggio nel mio no.

Great expectations - canzone per la notte

Venne un tempo in cui anche un Demone si commosse, scorgendo uno sguardo di ragazza. Le sue dita sulla chitarra, le altre che stringevano le bacchette, un microfono che non sfuggiva alla presa: tutto sembra così fermo e desiderabile.

Mani che si sognano, mani che si aspettano, mani troppo lontane, finché si posano sulla tua vita. Distante il palco, né vorresti salire: piuttosto, che scendesse la stella dal suo cielo.

Grandi aspettative hai, sospira il Demone, e grande è la distanza. Chissà come accade, chissà come può incrinarsi la ferrea volontà di una stella, fino a incrociare lo sguardo di chi la osserva e consegnarsi senza remore.

Great expectations, Kiss, canzone per la notte.

martedì 26 marzo 2013

I papaveri della regina

All'improvviso i sogni invasi dai papaveri. Come quelli che stentavo a contare da bambina, sommersa dal loro furore silenzioso. Per anni smarriti, ho pensato se li fosse portati via tutti il nonno, perché non voleva presentarsi a mani vuote dalla sua regina.

Poi li ho ritrovati, rari ed esitanti. Quindi di nuovo padroni, e nei luoghi più impensati, spesso in quelli più abbandonati, come se volessero cambiare il mondo. E forse possono farlo, forse la volontà basta, tanto più quando è rosso fuoco.

Venite, tornate, vi offro la primavera in cambio.

Ps Grazie, compagno di sogni scozzesi

Cioccolata, gelato e castigo

Perché non un blando cappuccino? Perché non il primo gelato, che l'anno scorso avevo già inaugurato gioiosamente?

Macché, per rinascere almeno un poco ecco la cioccolata al senso di colpa. No, non amara. Ma calda, anzi rovente. Per dignità e coerenza, non certo per golosità, l'ho mandata giù in fretta, maledicendo la tardiva primavera. Forse anche per punirmi, d'accordo.

L'effetto positivo - e conclamato - è che mi ha bruciato le parole per un po'. Ah, ma aprirà la gelateria sotto casa: metterà fuori il crapino come un animaletto tentato dal calore. E io sarò là ad accoglierla, senza infliggermi castighi.

Il rumore del cassetto

A volte apro un cassetto e sento uno strano cigolio. No, non è che gli serva un falegname, come sussurra Arguta Paffuta. È come una resistenza, un dire "no, questo non va aperto".

Se accosto l'orecchio, potrei sentire che si trasforma in mille suoni. Forse persino nel canto di sirene o nel singhiozzo di un bimbo, così simile a una risata.

Parla il cassetto, mentre si ritrae. Non si fa aprire da noi, figurarsi dagli altri, a maggior ragione da chi tenta di forzarlo. Va lasciato lì, avvolto nel suo profumo di legno, ammalato di nostalgia o innamorato, ancora.

E il suono diventa come un fruscio di carta che si richiude, più veloce di un cassetto.

Love - canzone per il giorno

Non occorrono molte parole, quando una domina senza imporsi. Scivola sulla tastiera, scappa ridendo, poi si ferma a osservare se la musica stia continuando.

L'amore è reale e riporta la consapevolezza che possiamo essere, anche noi.  L'amore è raggiungerti, anche quando stai pensando e può sembrare che non ci sia posto per me. È bisogno, senza vergogna, di essere amati e sussurrarlo sulle note di una canzone. Anche quando essa si dissolve, nulla sembra più reale dell'amore.

Love, John Lennon, canzone per il giorno.

Ora senzombra - Arrivate pure secondi

Non vedo l'ora di condividere una sera con Daniela Basilico e Fabrizio Canciani nella cara Milano, dove ho coltivato tante emozioni. E sarò lieta di arrivare seconda, di mettermi ad ascoltarli nel loro impegno a favore dei libri e quindi a favore del mondo. Di sorridere pensierosa alle vignette di Tiziano Riverso e di sentir vibrare le canzoni di Maurizio Icio Caravita.

Il libro sta viaggiando e io sono uno o più passi indietro, come per osservarlo meglio, tentata di afferrarlo, spingerlo, accarezzarlo. Queste sono ore importanti per il personaggio principale. Ma avete visto cosa ho scritto? Principale... Ogni personaggio lo è per me, che gli abbia dedicato dieci o cento pagine.

Ringrazio tutti coloro che hanno creduto nel messaggio di queste storie: la casa editrice, ogni angelo custode che ho incontrato, i lettori che tanto mi hanno insegnato.

Tre giorni e ci troveremo nell'Orasenzombra. Poi viaggeremo ancora, ma tenevo a fermarmi un istante a ringraziare. Ho ancora tanto da imparare da voi.

Sotto il cielo di Milano ogni personaggio rivivrà grazie agli amici. E siccome tutti e nessuno sono secondi, stasera la mia riconoscenza va anche alle due associazioni che questo libro, con i diritti, sosterrà. Perché grazie a suor Marcella ad Haiti e a Rossella e all'amore di una famiglia e di medici e infermieri speciali, ogni giorno ha acquistato un senso più autentico.

A giovedì all'Admiral Hotel. Ore 21 via Domodossola

http://www.nomosedizioni.it/news/upload/Orasenzombra_28-03-2013_Invito_Milano.pdf

Ora ribellati tu

Che strano è stato diventare amici, dirsi molto di più e non potersi dire altro ancora. Oggi che ti vedo sofferente e avverto la tua tristezza, vorrei raccontarti come tu sia stato prezioso quando eravamo stampati in altri ruoli.

Stampati come le pagine che ci hai invitato a girare. E forse le avremmo strappate, se non avessimo temuto l'arrivo di un personaggio torturatore come nell'Attimo fuggente. Mi hai insegnato a ricercare, prima di tutto dentro di me, e a non crogiolarmi nei miei pensieri.

Mi hai insegnato a ribellarmi. Anche contro di te, rigettando un libro che ti sembrava un pilastro. Ma ormai dei pilastri diffidavamo, grazie a te. Ti scandalizzavo come potevo, magari suonando Pissing in a river a casa tua: e in quel caso capivi benissimo l'inglese. Tu e lei, ci avete sempre accolto in un'atmosfera quasi fatata, che mi manca.

Uno dei libri che ho respinto, adesso è incollato al mio cuore. Anche per questo, ti chiedo di ribellarti al dolore e alla tristezza oggi.

Dalla tua piccola ribelle che non osò gridare Mio capitano.
Avanti...

lunedì 25 marzo 2013

Una piuma, un suono lieve

Lei arriva come una piuma e diffonde note lievi. Fino a poco prima, ha parlato di temi che gravano sul cuore e sulla coscienza.

Poi è come se si ribellasse con dolcezza e volesse rassicurare il mondo sull'esistenza di un armonioso cammino. La immagino con una bacchetta di cristallo, che si intravede appena. E colora così i sogni delle persone troppo sole o dalla vita troppo affollata: un confine talmente minuscolo, tra loro.

#buonanotte Piuma

Save me - canzone per la notte

Ringrazio Gian Franco che mi ha dato il la, con questa splendida canzone dei Queen. Mi accompagna  verso i sogni, con il suo grido.

Perché può essere una canzone d'amore, ma anche con la a maiuscola. La voglia, il bisogno di chiedere salvezza brucia dentro di noi, che si rivolga a un essere umano oppure no. C'è un momento nella notte - e nella luce impietosa del giorno è ancora più doloroso - in cui viene spontaneo urlare: salvami, non posso affrontare la vita da solo, sono nudo e lontano da casa.

Save me, Queen, canzone per la notte. E per la luce impietosa del giorno.

Diffido

Diffido di chi ha già la risposta, prima che tu abbia finito la domanda che ti rodeva da una vita. Di chi ha così fretta di salire sul palcoscenico, che non si ricorda nemmeno cosa recitare. Di chi ride solo quando è osservato, e da chi alla stessa maniera piange.

Diffido di chi si improvvisa guardiano e di chi pensa di poter rubare tutto. Di chi ostenta e di chi dissimula. Di chi si arrampica sui muri e di chi striscia tra i pensieri.

E diffido di me, quando una o cento di queste cose faccio.

E se proprio non ne vale la pena

Mettere a fuoco che non ne valga la pena e sentire il bruciore sulla pelle: quante volte capita e a questo punto non resta che gettare la spugna. Cambiare meta, cambiare strategia, cambiare semplicemente.

Eppure c'è sempre un filo che resta attaccato e forse vale la pena osservarlo prima di reciderlo. Lasciarlo sospeso e dargli il tempo, la chance di respirare quest'aria a cui vorresti toglierlo.

E se proprio non vale la pena, insistere ancora un istante. Suggerisce il tweet di Motivational Quotes: cosa faresti, se avessi la certezza di non fallire? Ma in fondo non è proprio quello, il punto che ti carica? La sfida aperta e la possibilità di fallire?

Tutto è affrontabile, se ne vale la pena. E a volte se proprio non vale, ancora di più, perché può darsi che in quell'attimo di riflessione finale tu scopra che la valga molto di più.

Just curious

Ogni volta che mi pongo una domanda, dal cuscino fino al cuore pulsante del mondo, mi sento curiosa e felice.

Sembro addormentata, ma già mi sto chiedendo questo e quello. Lo sto domandando anche a te, che dormicchi e vorresti un po' di sacrosanto silenzio. Ma il mio cervello è così, già in moto, tanto più quando non si sente quel brusio che gli appartiene.

Sto già dipingendo interrogativi dell'aria, mondi tutti da riempire. Ti sto rincorrendo, anche se non ti muovi. Ti supero, solo per girarmi e regalarti un sorriso, prima di una domanda.

The time of my life - canzone per il giorno

Per recuperare un pezzo di sogno e la voglia di ballare, sotto qualsiasi tempo, la pista si riscalda prima del tempo.

La magia di una danza proibita si trasmette con una certezza: è il momento in cui la vita tocca il culmine, quando hai accanto a te la persona giusta. E se questo momento si protrae per anni, la riconoscenza è completa.

Un intreccio di voci per ringraziarsi di esistere, e la consapevolezza di vivere quel momento speciale, che nessuno può spezzare.

The time of my life, Canzone per il giorno.

Forse diventi grande

Conto i minuti e penso che forse diventi grande, ma non è abbastanza, anzi è un modo di dire doloroso. Perché grande potrebbe significare distante e comprensibilmente portarti lontano, nel tuo viaggio di vita.

Diventi grande, ma per fortuna non parli sempre come un grande: non ti sento dire banalità e vedo i tuoi occhi sinceri frugare nel mondo, anche quando non riesco ad averli davanti a me.

Diventi grande, lo so, mi preparo. Ma che differenza farà. Sei già immenso, per me.

domenica 24 marzo 2013

Gocce di sogni

Parole e tintinnio di gocce. Il cagnolino in lontananza e io che prego che tu, vedendo il cucciolo oggi, abbia avuto davvero un sussulto di commozione, che tu stia cedendo.

Sogno questo, e molto altro. La scorsa notte, roba da portarmi via. Eravamo un gruppo di persone che dovevano stranamente morire, cioè fare il passaggio verso un altro mondo, non in modo cruento. Io, però, sono una scettica e non ci tenevo tanto. Vicino a noi, c'era anche un noto politico, che conosceva mio fratello, e mi ha rincuorata: troverai lui, su.

Il modo per passare da un mondo all'altro era fornito da un'infermiera che toglieva una ciglia, senza battere ciglio naturalmente. E così noi.

Mi sono trovata nell'altro mondo, senza traumi, e ho cercato subito mio fratello. Ma c'era troppa luce, per cominciare.

Ora gocce di sogni, per continuare a cercare.

Un'intera cassetta - per la notte

So che parlare di cassetta nel mondo moderno può far pensare alla frutta. E forse lo siamo alla frutta, ma non quando la notte è introdotta dalla musica.

Questa sera non riesco a scegliere un canzone,  perché il mangianastri (sì, quell'essere preistorico) ha divorato un'intera cassetta di Patti Smith, per cui rivolgo ufficiali ringraziamenti quasi 30 anni dopo. L'aveva preparata con cura un mio compagno di scuola, che ora abita piuttosto lontano ma ci teniamo d'occhio bonariamente.

Come faccio a scegliere una canzone, lì dentro? Devo saziarmi di tutte. Così, apparentemente in modo banale, scelgo la canzone che chiude il nastro, Hymn. Può essere letta in diversi modi, io voglio rimanere sul filo dello spirito, perché abbiamo tutti bisogno di conforto. Di darlo come riceverlo.

Hymn, Patti Smith, canzone per la notte. E ciao Andrew.

When I am troubled in the night he comes to comfort me.
He wills me thru the darkness and the empty child is free to take his hand his sacred heart the heart that breaks the dawn.
Amen. and when I think I've had my fill he fills up again


Sorridente come una nuvola

Sto raccontando di questa donna a casa e mi rendo conto di come sia difficile descriverla. Mi viene in mente un'immagine che può sembrare strana, lo so, ma a me piace.

Una nuvola sorridente. Io adoro le nuvole, quelle che si vestono di determinazione, ma mai diventano scure; anzi riflettono la luce e quando lo fanno, ridono, ridono forte. E se devono dire ciò che pensano, non si tirano indietro. Si arrabbiano, ah se si arrabbiano, quando le promesse non sono mantenute. Proprio con loro che ci mettono l'anima. E protestano con fierezza, senza fingere.

Sì, le nuvole se ne intendono poco di finzioni. Piuttosto, soffocano le spine con un altro sorriso, entrano maestose nel cielo e sono pronte a volare ancora.

Sai, nuvola sorridente, comunque vada, che bello affrontare battaglie con te? Aspetto con gioia la prossima.

Nobili ostaggi

Non c'è pioggia che serva a cancellare in me la tristezza per i marò. Per le vite, prima che per la figuraccia, e per come li abbiamo lasciati in una matassa soffocante di cui non individuiamo il filo portante, una via d'uscita.

Mille giustificazioni e nessuna certezza. Forse per convincerci ci voleva un gesto forte. Un ministro che partisse per l'India, tipo. Se non addirittura al posto loro. Sogno altri tempi in cui nobili ostaggi si offrivano.

Ma certo sogno e basta. E prego per loro come per quei pescatori, per le famiglie tutte, che questa matassa avvolge e niente la può alleviare.

Prego per il mio Paese che raramente ci fa sentire tutti uniti, o forse tutti uniti non vogliamo essere mai.

La repubblica e il groppo alla gola - John Wayne

Spezzone di film, ascolto incantata John Wayne. Repubblica, mi piace il suono di questa parola.

Sento scorrere dentro di me la definizione da lui ripetuta: significa che le persone possono vivere liberamente, parlare liberamente, comperare o vendere, essere sobri o ubriachi...


E l'emozione cresce quando l'uomo dal volto roccioso aggiunge: mi fa venire il groppo alla gola... Lo stesso che un uomo prova quando il proprio figlio muove i primi passi.

Emozione. Groppo alla gola. La percezione di quanto sia determinante questa conquista, per il bene di tutti.

E noi qui a bisticciare sul nulla, mentre la sofferenza cresce. Ripetersi quelle parole forse aiuterebbe a dire meno e fare di più, o almeno ad avere la decenza di vergognarsi, se nulla per il Paese si vuole veramente fare. Basterebbe guardare il volto roccioso di John Wayne o quello sofferente del proprio vicino.

I want you - canzone per il giorno

La giornata è così, un alternarsi di tenerezza e raffiche dalla chitarra. Al mattino quando muovo la testa sul cuscino, gli ultimi sogni fuggono e i primi pensieri entrano.

Uno si misura con la vita, subito, con puntualità sconcertante per una farfalla anarchica. Penso che tutto ciò che ho sognato la notte prima, tutto ciò che vorrei da questa giornata e dalla vita... Tutto ciò che voglio, con ogni mia forza, sei tu.

Raffiche dalla chitarra.

I want you, Kiss, canzone per il giorno

Pausa

Un amico ha messo la pausa, si è sottratto al vociare insomma. Lo si trova sempre e comunque, se lo si cerca silenziosamente.

Ma quella pausa, l'ha fatta scivolare con garbo. Non so quando durerà. L'orso che è in me - figuratevi in Arguta Paffuta - lo capisce o così crede. Anch'io amo cliccare su quel tasto, per le mie piccole ragioni. Troppe voci, risate vuote, smancerie, persone che sembrano legarsi per la vita e intanto chissà se si legano mai veramente a qualcosa. Tutto questo, siamo noi a volte.

Vociare, riempirsi di parole e di battute, tutti modi apparenti di riempire il silenzio.

E allora pausa, amico mio. Che suono meraviglioso il silenzio, si sentono persino le voci vere.

Un Papà e basta

Guardo ammirata chi traccia con sicurezza bilanci di pontificati e già è in grado di analizzare con altrettanta chiarezza quello appena iniziato.

A me tremano i polsi alla sola idea. Di più, devo confessare, non mi interessa. Sono felice che ci sia un Papa, una guida, un Papà. Un'agitazione positiva sento in me, che non è soltanto emozione infantile e non mi affretto a tentare di spiegare.

Ma oggi... Doppia emozione. Vedendo l'altro Papà, che non ho dimenticato. L'ho visto e mi è parso così fragile, ma in quella fragilità mi pareva di percepire ancora di più la sua forza. Anche quella donata.

Io sono una bambina, allora, va bene. E sono felice per le carezze spirituali di due Papà su questa terra, io che mi nutro tutti i giorni di quelle del mio re in cielo.

Un Papà, e basta. Non mi serve altro per sorridere e vivere, fiduciosa.

Blue Sunday - canzone per la notte

Come un fiume che unisce placidamente il sabato alla domenica. Che con naturalezza sfocia dalla notte al giorno.

Così viaggio sull'imbarcazione non esile di Blue Sunday. Importa solo aver trovato l'unico, vero amore in una domenica così. E ogni domenica, ritrovarlo.

L'amore, il tuo mondo, chi ti aspetta per il tempo delle tenerezze.

Canzone per la notte, blue Sunday, Doors.

sabato 23 marzo 2013

Risotto furbo

Arguta Paffuta si è stancata della dieta a saltelli, così è passata al contrattacco. Un esempio. C'è il risotto, quello mitico, da divorarne minimo due porzioni. Poi armarsi di coltello duro e puro e assaltare la pentola, per strappare l'irresistibile crosta.

Ma lei è una donna tutta di un pezzo. Ha gridato: no, non voglio cedere. E coraggiosamente, prima, ha mangiato un panino.

Il sorriso ama la conversazione

Un cartello su una bimba luminosa avverte: il sorriso parla la stessa lingua, per tutti. Non significa che tutti i sorrisi siano uguali, ma che siano narratori sì. Rivelano, gridano, sussurrano, mettono il broncio persino loro.

Il mio sorriso preferito - quello che se intercetto, riverisco con entusiasmo -  quello che conversa, non chiacchiera. Si può persino far fatica a individuarlo, ma perché non ama urlare. Si insinua nelle vite attorno e fa scivolare un incoraggiamento, un aneddoto, una storia lieve. Di solito, non si ferma molto, ma non perché ha fretta: ha molte persone di cui si deve prendere cura.

Corso in sorriso nella facoltà di lingue: pensate che materia fondamentale per far dialogare meglio il mondo.

La bellezza di un caffè non bevuto

Con due persone speciali, come Anna e Alfio, avresti voglia di trascorrere ore e ore. Invece, devi accontentarti di un caffè. Anzi, per la precisione di non berlo.

Complice l'introduzione di un nuovo meccanismo per l'ordinazione, infatti, il caffè non arriva più. Così chiedo loro di berlo anche per me. Intanto ho trascorso pochi - oh sì, sono troppo pochi - minuti con loro, prima di dover scappare, ma quanta energia positiva ho respirato.

Riparto carica di cicche alla cannella, di una matita speciale newyorchese e di una luce nel cuore.

Vi voglio bene, ragazzi. Quant'era buono il caffè, anche senza berlo.

ps forza Milazzo

Disputa di primavera

Le primule hanno nel nome l'orgoglio di tessere la primavera, eppure le viole ne innescano il pensiero. E prematuro è l'amore timido delle margherite.

Mi piace questa gara senza pretese, che regala più di quanto possa prendere, o voglia. Mi piace trovare chiazze di colore quasi fin sotto la neve o aggrappate alla roccia, in giochi d'equilibrio delicati. Paura ad allungare la mano, per turbare un risveglio fine come i sogni.

Disputa di primavera, per offrire.

Tu no

Salire sul trono, perché hai venduto milioni di dischi o pensi di aver accumulato saggezza. Anche solo un granello di autentica sapienza forse ti avrebbe indotto a misurare le parole.

Due di un potere mortale: tu no. Tanti hanno iniziato così, a negare il diritto di esistere agli altri.

Tu no. Da te no... Milioni di dischi da dimenticare, quando pronunci simili parole. Cercavo sollievo, non altro fiele dalla musica.

Devota alla notte

La mia devozione alla notte, la ricerca di un riparo dove trovarsi. Ho camminato in tante notti e nessuna può dirsi uguale.

Che i sogni comandino strafottenti o che si celino su morbide lenzuola, ogni notte li accoglie con la pazienza di una madre. Io ho smesso di fuggire, o forse ho cominciato proprio ora.

Notte.

venerdì 22 marzo 2013

Enjoy The silence - canzone per la notte

Tutto ciò che ho sempre voluto, è qui tra le mie braccia. Perfino ciò che non sapevo di volere.

Non c'è tristezza nel denunciare la violenza delle parole, ma solo il desiderio di un antico respiro. E quanto è vero che la via per rompere un voto è dirlo. Godere del silenzio e rifiutare intromissioni nella notte, quando finalmente si può abbassare il volume.

Le parole, senza significato, e quindi dimenticabili. In questo nostro piccolo mondo solo lo spazio di una canzone, tassello di silenzio, sa mantenere tocco delicato.

Canzone per la notte, con i Depeche Mode.

Si assomiglia sempre

Quando sei ragazzo, lo neghi perché vuoi gridare di essere unico. Poi ti addentri nella vita e cerchi le somiglianze, improvvisamente rassicuranti, soprattutto se le persone alle quali assomigli non ci sono più.

È forse un modo di tenere in vita chi la vita ti ha dato, e non ti rendi conto che questo dono continua. Una piega delle labbra, una nuvola negli occhi, un vezzo che non si può imprigionare e, improvvisamente, state ancora vivendo. Insieme.

The Glory Of love canzone per il giorno

Questa mattina mi insegue lo sguardo buono e sofferente di Spencer Tracy, la reale preoccupazione di Katherine Hepburn nel congedarsi da lui, e intanto scorrono le note di "The Glory Of love".

Scorrono nel travaglio del film "Indovina chi viene a cena", più attuale di quanto si possa talvolta credere, e la contrapposizione nel testo è meravigliosa. Perché per avere l'esplosione di questa gloria che è l'amore, in tutta la sua potenza, devi compiere diverse azioni almeno un poco.

Devi dare un po', e un po' prendere, lasciare che il tuo cuore si spezzi un pochino. Vincere, perdere, tutto "a Little".

Questa la storia, la gloria dell'amore.

The Glory Of love, canzone per il giorno.

Ps lei, questo film, non lo volle vedere mai. Pochi giorni dopo, lui non c'era più.

Just happy - il secondo giorno

Un pensiero che corre sull'acqua, un bambino che si ferma a guardarti e tu sei assalito dalla voglia di giocare. Un cagnolino che si scrolla via l'inverno galoppando verso il nulla, un fiore che non pensa nemmeno a ritrarsi, ma accoglie i curiosi.

Un lago che si siede a contemplare tutto ciò e tu sei solo un minuscolo anello, ma che splende con l'universo. Il secondo giorno di primavera è solo quello più bello.

Just happy

Sto qui, perché so volare

Ho ali piccole ma forti e le ho usate spesso con spavalderia. Ora le contemplo, le coccolo, le curo anche se mai abbastanza.

So di poter volare, perché l'ho già fatto e perché le sento vibrare di gioia. Difatti, ogni tanto ci alziamo e ci perdiamo nel cielo dai tanti e indescrivibili auguri.

Non spaventarti, né devi fraintendere per favore: è perché so volare, che resto qui.

Che ci fai sveglio?

Suono pimpante del citofono e serratura della porta che grida a manetta. Io penso: ma si torna a quest'ora? Poi ammetto che ieri sono tornata più tardi io, quindi opto per la domanda di riserva: ma che ci fa sveglio?

Lo scrivo al mio amico con il quale sto parlando, e insieme ci stupiamo di questo folle mondo in cui viviamo.

Ci vuole un po' prima che mettiamo a fuoco la domanda principale: che ci faccio sveglio io?

giovedì 21 marzo 2013

Pensiero - canzone per la notte

Sempre in omaggio a una sorella e alla mia prima performance, scelgo la canzone per la notte. Rivedo la scena: papà mi regala una piccola e meravigliosa chitarra, così la sua bimba si mette all'opera.

Strimpella. Strilla. Non restare chiuso qui... Pensiero. Papà registra fiero la sua grinta, anche perché non sapeva ancora come sarebbe degenerata, ecco.

Questa sera mi piace legare il ricordo e un saluto a una strofa. Riempiti di sole e vai nel cielo.

Lo vedo correre luminoso e so chi sta puntando.


Pensiero, Pooh, canzone per la notte.

Ribaltoni

Un mistero come ciò che prima criticavi o ti faceva distogliere la testa, adesso sia da te apprezzato. Anche alla tv e forse avverrà perché la guardo così poco.

Ad esempio, pronta a incorrere nella furia di una sorella e di molti, da piccola non mi piaceva per niente la Carrà. Adesso ne contemplo la serietà e la coerenza, e quando rivedo gli spettacoli degli anni '70 farei volentieri il cambio.

Non è l'unico caso. Ci sono i ribaltoni, e gli occhi che si aprono. Quando ritrovo i primi sketch di cabarettisti sulle tv private, sorrido a mille. E lo stesso Totò, ho cominciato ad adorarlo da grandicella.

Forse alcuni gusti sono come il vino o il whisky, si lasciano plasmare con l'età. Ma se avete altre spiegazioni, sarò felice di ascoltarle.

Incatenata di felicità

Fa il doppio di fusa la gattina, e quasi non si lamenta della zampina ferita, per l'amicizia ritrovata. Tutto attorno cerca le carezze del sole, anche la neve che pur sa come ciò comporti la sua fine.

Pazienza... Ci sono le primule che portano allegria, e quei piccoli, malconci ciclamini. Il lago splende in solitudine e le capre forse si rifiutano di uscire, poiché solo gli asinelli osano. Sopra di loro lo sguardo del falco.

Non c'è tempo nemmeno di seguire la prima farfalla gialla, che la collina è già incatenata di felicità alla primavera.

Qualcuno per cui correre

Prendo questo libro di David Grossman che mi ha trasmesso moltissimo e trasformo il "con" in un "per", in segno di affetto verso Mennea.

Uno dei rari casi in cui il campione mi è piaciuto persino di più quando ha appeso le scarpe al chiodo, a conferma della potenza dello sport se è valore genuino e da far crescere dentro di sé. Così mi sembra sia stato per lui.

E lo saluto anche pensando a ogni volta che correva, e correva per tutti. Per chi si spreme, per chi non può, per chi vive, per chi sogna, per un Paese e tutto il mondo... Corri ancora.

Ciao  Pietro

Impegno di primavera

L'albero che esplode di dolcezza, offerto da Manuelina, mi rimanda al pesco sbirciato ieri a Inverigo sotto la pioggia e le lacrime di un addio.

Io amo Inverigo, perché vi respiro gli ideali e l'affetto di don Gnocchi. Ieri, quel pesco era bellissimo e non posso aggiungere "nonostante tutto"' perché nulla della nostra anima o del cielo fisico può attenuare o cambiare.

Così voglio cercare di assumermi un impegno di primavera, già maturato un po' con la piantina testarda tra la neve. Se prima cercavo quattro elementi belli e incoraggianti della giornata passata, ora ne voglio trovare cinque. Uno in più, non è un grande sforzo. Come sbocciare, in primavera.

Pruisoi - ricordati fratello...

Pruisoi, come tutto, come tutto. Pruisoi questo respiro tiepido, e quello gelido della sera. Ogni fatto, ogni germoglio, ogni foglia essiccata persino.

I nostri vecchi sapevano come spegnere le scintille del vano accalorarsi, semplicemente rammentando la nostra provvisorietà. Ti se chì pruisòi: scrive pà Carloeu, traducendo #ricordatichedevemorire.

Allora non c'erano hashtag. Anche loro saranno provvisori.

L'altra parte del mondo

Quando il sonno è ancora lontano, mi avvicino al resto del mondo. All'altra parte del mondo, quella che si è appena svegliata o sta galoppando in una radiosa giornata. Oppure non dorme, come me.

Mi piace alzare il velo dei confini e applaudo come una bimba al mistero di una parte del mondo, in febbrile cammino, mentre gli altri riposano. Come se ci scambiassimo i turni di fatica, felicità e sofferenza, in un tacito copione.

E quando le forze si lasciano abbracciare dal sonno, sento in sottofondo l'altra parte del mondo, e forse il globo intero e stelle misteriose.

Anche senza crederci

Inseguimi, anche senza credere che potrai prendermi. E canta, ti prego, note che non ti appartengono. Proviamo ancora a sfiorare quel pezzo di cielo, consapevoli che abitiamo sull'ispida terra.

Ostiniamoci ad arrenderci e assaggiamo un altro boccone di meraviglia, noi che ci dichiariamo abituati a tutto.

Anche senza crederci, stiamo già sognando. Ancora.

mercoledì 20 marzo 2013

Ci cambieranno forse i colori?

Mentre cado ancora vittima dello sbocciare improvviso di un fiore, mi ribello alla mia stessa deriva. Ci cambieranno forse i colori? Sono differenti, non sono nuovi.

Arrogante primavera, che si dipinge a festa, ma con tutti gli sforzi non riesce a raggiungere la maestosità  malinconia dell'autunno. Né può vantarsi di fronte al candore morbido dell'inverno.

La vogliamo, la respiriamo già, anche quando ostenta l'assenza di volontà di palesarsi. Ci cambierà forse questo suo vestire nuovo e audace? Ci renderanno migliori quei colori ostinati e chiassosi? No, mi dico no, tant'è che sono grata alla notte, che tutto rende uguale.

Non ci daranno niente di più, questi segnali di primavera. Ma protesto per troppo amore, e tu lo sai.

Si sa sempre ciò che si deve fare - canzone per la notte

Perché il titolo mica la conta giusta. You're lost little girl, così Jim Morrison inizia quasi a blandire, a riconoscere che c'è una donzella smarrita e si potrebbe immaginare l'arrivo del cavaliere che la libererà da tutti i problemi.

Ma questo non è il Doors pensiero e, a essere fiscale, neanche quello della vita. Difatti, la fregatura si materializza subito: dimmi chi sei. Come, sono smarrita e devo anche sforzarmi di pensare chi sono e dirtelo? La vedo già Arguta Paffuta che alza le sopracciglia e risponde così.

Non importa, dall'altra parte non si perde la calma. Così Jim canta: penso che tu sappia cosa fare, impossibile sì, ma è vero.

Insomma, questa canzone è un dannato ossimoro, oppure può diventare l'inno del "lost and found" all'aeroporto. Ma non voglio fare ironia. In realtà, è proprio così e Jim lo canta alla perfezione.

Ci rifletto o ci provo. Spesso, le donne sembrano smarrite e sanno ugualmente - follemente, direi - cosa fare. Gli uomini sembrano sapere cosa fare e poi si perdono di vista.

Ma forse questo è il vecchio mondo che ci hanno dipinto. Adesso voglio pensare a un lieto fine, per tutti: forse si sa sempre ciò che si deve fare, nelle pieghe dell'anima.

You're lost little girl, canzone per la note.

Gli oggetti si muovono

Gli oggetti si muovono. Con la forza del pensiero: loro. Tu ne hai posato uno e non c'è il minimo dubbio, anzi ricostruisci ogni istante che ti ha portato a depositarlo proprio lì. Ma lui se n'è andato, non c'è altra spiegazione. Ha approfittato di un attimo di distrazione per allontanarsi e sbirciare incuriosito da qualche parte, poi si è lasciato attirare da uno spettacolo insolito e non è tornato in tempo.

Perché gli oggetti tentano di rientrare alla base in fretta, se non altro per non subire una ricerca che accrescerebbe l'ansia in loro.

Ora, dottore, se legge questo post, non cominci a pensare a soluzioni drastiche. Attenzione che se sta allungando la mano per prendere la penna e vergare qualche ricetta a sorpresa, potrebbe non trovare più la penna. Che è andata a fare una passeggiata naturalmente, non pensando che lei ne avrebbe avuto già bisogno.

In fondo, è così terribile ritenere che gli oggetti si muovano? E' come credere nelle favole, senza più sfogliarle, tanto si è abituati a ripeterle dentro di sé.

I want to break free - canzone per il giorno

Ok, il mio reale desiderio è riuscire a fare le pulizie di primavera con l'abbigliamento promosso da Freddy Mercury, ma questo lo rimando.

Intanto lo faccio al ritmo di questa canzone che mi ha sempre dato la carica. Perché voler essere liberi, meglio, far sprigionare tutta la propria libertà, è un atto quotidiano, anzi può appartenere a ogni istante. Un atto di ribellione a gabbie che ci deviano, di coerenza al nostro spirito che nessuno può catturare, a quanto cerca di toglierci la dignità umana.

Ci si può liberare urlando, accarezzando, ignorando, sorridendo, scompigliando e ordinando.

Purché lo si faccia. Tutto si può compiere, diventando o rimanendo regine.

I want to break free, Queen, canzone per il giorno.

Il lago, senza montarsi la testa

Rivoglio, risento quel calore rispettoso, quel chiarore che non intende abbagliare. Se mi affaccio su questo specchio, non mi viene la tentazione di ammirarmi per ciò che non sono, bensì di contare le mie rughe chiacchierone, quelle che raccontano di quanti gesti ho compiuto.

Rivoglio il lago tiepido e silenzioso, le montagne che proteggono, una brezza che non si monti la testa, un sentiero che si inarchi lentamente.

Rivoglio il mio lago, dentro di me.

Già a Rodi

Può darsi che in queste ore io vada a Rodi. Ci vado perché ho bisogno di un'isola e di una certa distanza dal continente europeo. Ci volo perché vorrei sbirciare dall'altra parte. Perché scommetto che la primavera lì ha qualcosa di interessante da dire.

Perché i colori sono un modo di sentire, e noi li vogliamo tirar fuori tutti. Perché se non riesco ad abbracciarti, poi non mi rimane impresso il tuo profumo. Perché il mare è ribelle, quasi quanto me, e proprio per questo non teme di incontrare qualcuno che la pensa diversamente.

Guarda, ho già i piedi nell'acqua e ancora non mi hai creduto.

Può darsi che io sia già a Rodi, dopotutto.

Sognare senza parte

Sognare è un respiro trattenuto, un osare che ti stupisce al primo ingresso in scena. E ti meravigli ancora di più, quando scopri che non sai la parte, né ti importa.

Tu, che quando sali sul palco della vita, ripassi sempre fino a un attimo prima, impari ad arrenderti e ne ridi. Sognare, un'esplosione di magnifiche incertezze, accatastate sul tuo sorriso. Tu che vorresti tenere aperti gli occhi per sbirciare qualcosa in più, come un bambino stanco a caccia dei segreti di un regalo. Eppure è quello stesso dono che dovrebbe starti a cuore. Così quando arrendi, lo stai già scartando e tutti segreti del mondo non contano, perché il mondo è già tuo.

I ragni sono sempre troppo vicini

Da un po' lascio perdere i piccoli animali senza paura sul blog, non nella vita, perché ammetto un assassinio tra le pareti domestiche settimana scorsa.

Sembrava un ragno preistorico... enorme e senza pietà, per cui sono dovuta intervenire con due armi - spazzoloni - e una dose abbondante di carta assorbente per limitare il danno sulla parete. Qualche ora dopo, però, mi sono chiesta: ma di notte, ad esempio, quando dormo, chissà quanti ragni vengono a darmi una sbirciatina.

Neanche a farlo apposta, ecco la coltellata inferta da un apparente scienziato. Statisticamente, nessuna persona si trova mai a una distanza superiore a 5 piedi da un ragno. Mi guardo attorno preoccupata e chi osa più spegnere la luce, adesso? I ragni sono sempre troppo vicini. Un po' come gli umani, per intenderci.

Il secondo Giuseppe

Celebrato il giorno dopo il marito di Maria e con un nome così difficile per noi da pronunciare.

San Giuseppe (Josef) Bilczewski

Ripetere questo nome, come una canzone misteriosa. Polacco, e destinato a essere amatissimo in Ucraina. Primo nello zelo e nel dedicarsi agli altri nel nome del Dio che serviva.

Eppure un secondo Giuseppe, che viene appena dopo nel calendario e che sembra ritrarsi di sua volontà, perché chi può, anzi vuole competere con un tale primo?


martedì 19 marzo 2013

One of my turns - canzone per la notte

Non è canzone per conciliare i sogni, ma posso avere uno dei miei giri... sì, di quello. Sento tizi che parlano e non capisco: le labbra si muovono e non sento.

Questa mattina, dopo torture varie, ho trovato la chiesa "chiusa per pulizie". Per fortuna, ci ha pensato la radio, con l'omelia di papa Francesco a raddrizzare almeno questo vuoto.

E proseguendo nelle fortune, l'amore non è diventato grigio, né fingiamo che vada tutto bene.

Ma certo uno di quei momenti può capitare tutto, senza scomodare la violenza. Gelido come le ultime graffiate di neve o fumante come una notte d'estate, irrompe: non fa neanche molta differenza.

E' una fase di passaggio, uno dei miei giorni cattivi, cantano i Pink Floyd.

Perché stai scappando? Incuto così paura, quando cerco di imparare a volare?

One of my turns, canzone per la note.

Just chisse

Arguta Paffuta mi ha raccontato cos'ha detto a un'amica addolorata. Vedete, Arguta non è che ami troppo sfogliare il vocabolario, perché afferma che nella vita occorrano poche parole.

Non che si aspettasse qualcosa, quell'amica, ma forse nemmeno di oscurarle l'anima, quando ha cercato di seminare un po' di luce. Allora, Arguta- mi ha spiegato - le ha riversato addosso una sfilza di "just chisse".

Ma sì, chi se ne frega, se colori di rosa un muro e uno si chiede perché tu l'abbia chiazzato, dimenticando che prima era grigio. Just chisse, se hai seminato e un uccelletto sgraziato si è divorato tutti quei promettenti granelli. Se hai acceso un sogno e la pioggia si è affrettata ghignando. Problemi loro.

Rimangono i tuoi gesti, le tue intenzioni, il tuo amore che nessuno può spegnere.

Just chisse.

Anche mezzo raggio

Prima di perdermi, guardo questa esplosione di blu, che sarà illusoria come sempre, immagino. Ma non me ne frega. Anche mezzo raggio conficcato in questo cielo è una presenza deliziosa.

Un colore che cambia, per una luce differente. E forse persino noi ci possiamo specchiare diversi. Un passo, un sospiro, un brivido di gioia... Tutto può accadere con questo cielo e farci sentire persino più liberi.

Io fremo già di sapere se la piantina, liberata dal ghiaccio, sia più felice o semplicemente più colorata, o se stessa come prima.


Thank you - canzone per il giorno

Ogni pensiero luminoso che intercetto sulla rete, chiede di essere soppesato. E vuole un grazie. Come ogni gesto, ogni parola, ogni sguardo che ci viene donato: credo siano moltissimi.

Questa mattina inizio allora con Alanis Morissette. Accolgo e ridistribuisco la sua sfilza di "Thank you". Oso ringraziare anche la fragilità, ho una riconoscenza amplificata per il silenzio. Smettere di essere masochisti e di accusarsi, smettere di non perdonare e di paragonare la morte a un fermarsi.

Ci sono tante ragioni per pronunciare quel grazie. Io, per convincermi, mi accompagno a queste note.

Thank you, canzone per il giorno.

Come un attore troppo amato

Per te, invece, è compleanno in cielo. Centodieci anni fa, e quel volto immortalato di ragazzino gentile che contemplo, quando vengo a trovarti, così diverso da quello risoluto di tuo fratello.

Siete i miei zii lontani, da coccolare nel nome di una tradizione tramandata sottovoce. Tu, morto a 19 anni, come facevi ad avere un'espressione così intinta nella saggezza, in una malinconica consapevolezza? Lo sai che guardavo volentieri una soap sudamericana, perché c'era un attore che ti assomigliava, e che svolgeva anche un ruolo piuttosto sfortunato.

Come un attore troppo amato, sei andato via con la tua bellezza non gridata. E gli altri a seguirti, in silenzio, perché meritavi uno sguardo, un ultimo ancora.

I 200 anni di Mr. Livingstone, suppongo

Quei 200 anni che risuonano proprio oggi. Mi emoziono, perché Mr. Livingstone è andato a Sud, a differenza del capitano Scott, ma ha portato uguali impegno e umanità.

Lo vedo coerente, devoto, umile, e mi ricordo la mostra su di lui che visitai a Edimburgo. Penso che non dovette lottare con la secondità come Scott, ma in fondo le sue esplorazioni - fatte anch'esse non per mera voglia di primato - lo portarono lontano da ciò che stava cercando.

E ancora, alla fine molti lo ricordano per quella frase un po' folle e birichina, neanche pronunciata da lui, in realtà testimonianza di bon ton britannico in ogni circostanza. David Livingstone, che sembra inghiottito dal nulla, e un giornalista, Henry Morton Stanley, che va sulle sue tracce. Quando lo trova - unica persona bianca nel raggio di centinaia di chilometri - dice: il signor Livingstone, suppongo. Della serie, le buone maniere prima di tutto. O forse era davvero imbarazzo.

Molto accadde ed ecco che ricordiamo quelle strane parole. Neanche che questo tenace scozzese venne portato a casa quando morì, ma il suo cuore fu sepolto in Africa.

Entro di nuovo nella mostra di Edimburgo e respiro l'aria di 200 anni fa. Quando nasce un bimbo, e un sogno. Che ancora è vivo, suppongo.



Totti via col vento

Totti come Rossella O'Hara. Ha un po' anche di Rhett, pur non essendo arrivato a declamare: francamente me ne infischio. Altrimenti li senti poi quelli che mettono il broncio sulla nazionale.

Ma questa volta è così limpido, o così mi pare, ciò che dice il Pupone. I Mondiali? Sorry? Ho 36 anni, sto facendo furore, ma vivo una partita per volta. Piccoli passi, consapevole del proprio talento, come pure dei limiti che traccia la vita.

Che devo dire, Pupone. Sarai nel mirino delle barzellette, ma a volte c'è da prenderti dannatamente sul serio.

lunedì 18 marzo 2013

Mi piace crederti

Mi piace crederti, quando risuona la tua voce. Anche solo ascoltarti, come aggrapparmi a un pensiero e cavalcare il mondo.

Non importa se farò fatica o se le strade saranno fangose: mi piace seguirti e i miei piedi non frenano nella polvere. Mi piace mostrarti, anche quando ti nascondo. Io, che sono refrattaria ai gioielli, ho trovato l'unico di cui mi importi.

Mi piace crederti, persino quando sei pessimista, e ti scuoterei via tutti i pensieri negativi. Eppure li guardo, con una pazienza che non mi appartiene; li respingo, con una sicurezza che neanche mi sfiora. E me li riprendo, perché sono tuoi, dunque di oro e argento autentici.

Mi piace crederti. Parlami ancora, mentre mi addormento.

Notte

The final countdown - canzone per la notte

Così è la vita: vent'anni fa, e qualcuno in più, l'ascoltavo quasi di nascosto, per paura di scomunica rock. Poi ho imparato a suonarla, tanto con la tastiera si può abbassare il volume.

Adesso mi ispira sentimenti contrastanti, una strana euforia e una tristezza malandrina. Perché sento che il conto alla rovescia è iniziato, e parecchio prima di quanto io sospettassi; magari ha cominciato la propria corsa quando eravamo beati e tranquilli. Poi c'è il nome del gruppo, certo, che mi riporta al tramonto della mia illusione: quand'ero europeista al massimo e felice attraversavo Strasburgo, captando linguaggi differenti e ridendo come una bambina di un mondo diventato realtà.

L'orologio, il calendario, tutto sta scorrendo e io di quest'Europa non vedo più una traccia convincente. Ma insieme a questa tristezza malandrina persiste la strana euforia di una canzone. Perché forse ritorneremo, chi lo può dire?Però qui qualcuno da biasimare c'è, temo: forse persino noi illusi e distratti. Euforia, euforia dove... Non mi abbatte nemmeno quell'interrogativo ulteriore: saremo mai più gli stessi?

No, per forza. Anzi, penso di sì e sorrido.

The final countdown, Europe, canzone per la notte mia e di chissà quanti altri.

Quello che vuoi vedere

Che cosa vedi in questa foto? Un fiore testardo che sfoggia i suoi colori nonostante la rabbia invernale. Una neve furba, che si aggrappa all'ultima ventata gelida della stagione.

Entrambi gli sguardi restituiscono verità. E uniti, raggiungono una simbiosi deliziosa. Fa tanto, tantissimo freddo per essere primavera e splendono i colori, troppo per essere inverno.

Quello che vuoi vedere... è forse ciò che sei.

Pretty Woman - canzone per il giorno

La dedico a tutte le donne alla metà di un mese, non buio ma tempestoso, e agli uomini che sanno amarci fino a commuoversi.

Che sia per un istante o per una vita, uno sguardo di meraviglia ammirata a una di noi che sta affrontando una battaglia o cento, senza cambiare espressione. Con un sorriso sfacciato o nascosto, procediamo. Allora sì, fermiamoci un attimo, parliamo un attimo, meglio ancora diamo retta un attimo a chi ci vede per come siamo, non per come sembriamo.

Pretty Woman, a colui che ti crede troppo bella per essere vera, osa dire grazie e riparti.

Mi perdonerete se 1) ascolto la versione dei Van Halen

2) giro il vecchio 45 giri e con la mia amica Roccia canterò anche Happy Trails.

buona giornata!

Sosta a Kirriemuir

Se potessi fare una deviazione oggi, mi concederei una sosta a Kirriemuir. Al cospetto di Peter Pan, chiederei - al suo papà, che è saggio - quale sia il segreto per applicare quella piccola dose di gentilezza in più "del necessario".

Chiuderei negli occhi nella sua casa per scorgere qualche battaglia benevola tra i ragazzi e i pirati, e diventerei persino più grande, lo giuro. Nella piccola case, e nell'ombra di quelle attorno, con il cellulare zittito che è un piacere, mi aggirerei per un adorabile agguato.

Dimmi, Mr. Barrie, dimmi ti prego come si fa a convincersi di un'isola che non c'è.

Masochismo nevoso

Sto qui ad ascoltare i rumori della neve senza osare sbirciare troppo. Ignoriamo ciò che accade fuori, e cosa troveremo domani mattina.

Tanto la padrona assoluta è lei, fuori tempo, ribelle, che si fa beffe anche del silenzio. Si dondola sulle auto, rimbalza sulle ringhiere, fruga in ogni angolo che le piace. E tutto questo con suoni che riconosco in questo buio.

Masochismo nevoso, stare qui  a gongolare sui rumori. Oppure baluardo di realismo romantico.

Ascoltare

L'ho detto ad Arguta Paffuta: la sensazione più triste è che quando parli e capisci che non ti ascoltano. Ti rispondono, prima o poi, come se non avessi detto nulla o avessi raccontato tutta un'altra storia.

Ora, tu puoi esserti espressa nella maniera più confusa o incompleta, ne sei consapevole. Ma anche quando hai l'impressione di avere detto due o tre cose, e te le sei persino scritte per non perdere la traccia, fa male vedere che dall'altra parte - dopo un istante o un giorno o un mese o un anno - ripartono come se tu non avessi detto un tubo, come se tu avessi scherzato, come se ogni tua parola fosse stata messa da parte.

Che si può fare, Arguta? Niente, ha risposto. Rassegnarsi, non prendersela e al limite intraprendere un'azione innovativa: ascoltare, provarci tu.

domenica 17 marzo 2013

What's in a kiss - canzone per la notte

Un bacio o un sogno: tutto ciò che sei, che puoi essere, tutti i luoghi che vorresti visitare, in fondo si trovano in questo incontro, che è una benedizione.

Immagini in bianco e nero, mentre una vecchia canzone imperversa senza arroganza. E in fondo è proprio così: ogni volta che cerco di mettere a fuoco una soluzione, mi stupisco di quanto sia diventata lenta.

Sullo schermo corrono storie consumate, mentre il sogno e il bacio si danno il cambio, come in una ballata di O' Sullivan.

What's in a kiss, canzone per la notte.

Parole spese troppo in fretta

Parole subito gettate al vento, persino se il vento è già andato via. Affetto che sale, brucia e viene assicurato, senza metterci cuore.

Benvenuti nel mondo, dove uno si ama in fretta, e in fretta si dimentica. Dove è sufficiente un'ora per essere amici e un minuto per dimenticare. Dove un uomo è accolto come un Salvatore e mezzo istante di accusa lo uccide.

Nell'universo delle parole, che vanno e vengono più di questi fiocchi, e tu con loro, il silenzio forse resta l'unica benedizione.

La solitudine e la follia

È colpa mia, se mi piace studiare l'evoluzione della piantina rosa combattuta tra tenebre e luce, con i rinforzi della neve? Mi piazzo vicino e contemplo i rametti dalle lacrime congelate.

Decide che è ora e afferro l'ipad per catturarne l'immagine. C'è troppa oscurità, però; sembra persino un'ombra. È un'ombra, per la precisione. Cribbio, il vicino che arriva e scruta questa scena.

- sto fotografando la pianta.

Lui annuisce, mentre gli occhi vagano nel buio. Che per fortuna copre il mio rossore. Al che rincaro la dose: ci provo, anche se è scuro. Aggiungo una precisazione: non sono impazzita.

Lui annuisce ancora di più e se ne va. Finché si gira e mi chiede a bruciapelo: la Pro Patria?

- Vinto, rigore parato da Sala, siamo tornati in cima.

Adesso siamo illuminati, ma non scatto la foto. Aspetto di essere da sola.

Chi sono gli eroi

Tutti galvanizzati dal rigore parato, veniamo riportati alla realtà dal grande portierino. Che - leggo sul sito del Pro Patria club - replica: " io campione? Se andavo dall'altra parte, sarei stato un c...".

Così è l'umana incostanza, Andrea ha ragione. Ma per noi in quel momento è stato eroico, per tanti ragioni. Né dimentichiamo che la prima volta che scese in campo anni fa, dopo l'espulsione del primo portiere, fu proprio su un rigore che parò.
Il suo eroismo, in realtà, anche oggi forse è darci una speranza. Perché ho incontrato diversi eroi oggi allo stadio, non in campo. Eroi silenziosi, che cercano di vivere e di credere in qualcosa, sotto la bufera.

Mi risuona in mente un dialogo tra due tifosi, mentre andavo alla macchina.
- domani andrai più felice a lavorare
- non proprio... Sono in cassa integrazione
- ah... Anch'io, vado martedì.

Non scompare il loro sorriso, perché non si può cedere, o mostrarlo. Ecco due eroi, nascosti tra gli altri. E do loro l'abbraccio che in quel momento non ho osato offrire.

Grazie, Andrea, grazie a ciascuno dei ragazzi, perché hanno fatto sorridere gli eroi.

Non credo al grigio

Quel cinguettare insistente mi fa snobbare il bollettino meteo e la vista. Tutto si fa più grigio, in ogni istante, ma dopo una simile settimana non ci credo.

Non ci credo. Ho pianto di gioia, e di gioia ho pensato oggi dopo il discorso del Papa. E la tua voce mi apre in ogni momento vie luminose. Ho visto fiori, minuscoli ma insistenti. Ho respirato un'aria che unisce freschezza e speranza.

E poi c'è lui, quell'uccellino che non sa cosa sia Twitter. Cinguetta da molto prima, e come gli pare.

Sta arrivando la bufera e non ci credo, non me ne voglio nemmeno pentire.

Tanto pe' cantà - canzone per il giorno

Ho la voce di Nino Manfredi che mi insegue: che bella sfida sui campi che si sforzano di essere in fiore. Non è che ci voglia una ragione massiccia per cantare, quindi per essere felici.

Tempo fa, bastavano la salute e un paio di scarpe nuove per sorridere. Oggi servono una marea di cose, che non riusciamo più a nuotarci dentro. Eppure, alla fine, una fortuna è quella chitarra, pure scordata, uno strumento musicale o una voce. Tutto insieme per dare la possibilità di guardare oltre, oltre ancora, e farsi trasportare dalle note nel luogo più inaccessibile, il nostro cuore.

Tanto per cantare, e per far nascere un fiore o un ricordo colorato nel cuore.


Tanto pe' cantà, canzone per il giorno.

Il nostro amico tra di noi - grazie maestra

A un certo punto la nostra maestra ci portò nel mondo della democrazia. Ci affidò una scelta.

Ringrazio la mia amica che mi ha ricordato ieri come andarono le cose e dopo tanti anni la mia gratitudine va espressa a quell'insegnante che ci trasmise la lezione più bella. In classe con noi doveva entrare un nuovo compagno e lei si batté per averlo; lo fece coinvolgendoci, in un momento in cui non era proprio scontato e difatti le acque a scuola erano agitate.

Questo nostro nuovo amico aveva un handicap, uno di quelli che i soliti deficienti usano ancora oggi per insultare una persona che a loro parere non coglie l'evidenza.

Anche la mia cuginetta aveva quella sofferenza, quindi per me non era una novità apparentemente. Eppure differente era stare in classe tutti i giorni con un bambino come lui, rompeva i nostri collaudati schemi. Felici e ignari, alzammo la mano e riuscimmo ad avere questo nuovo amico in classe. 

Sono grata ancora, a questo compagno che ci ha offerto il suo affetto in quegli anni e ancora oggi, per ciò che mi ha insegnato. Ma dopo tanti anni e in un mondo che ancora sfotte chi è visto come diverso, mi spiace di non poter abbracciare riconoscente la mia maestra.

Qualcosa di nuovo

Tornare sempre più bambina. In pochi giorni, la commozione mi prende e potrei dire che sia tutto lì, in qualcosa di nuovo e i brividi che offre.

Un Papa che compie piccoli grandi gesti; una donna coraggiosa che sale; un uomo che nel giorno dell'onore ricorda l'onere di uno stato che non ha difeso i suoi servitori. Illusioni, mi sussurrano le emozioni, quando il pacchetto è aperto.


Sarà, ma questa non è nemmeno commozione, un fuoco che subito si e mi consuma. Se la sfioro, riconosco la sua pelle: è speranza, con qualcosa di nuovo.

La mia isola e i limoni

La mia isola profuma di limoni: un aroma che si alza dolcemente sospettoso e mi protegge da sferzate di vento. Esco quanto serve e molto di più accolgo,  ma non posso mettermi continuamente in viaggio, schiacciata tra navi da crociera.

Anche perché il mare è affollato e cerca di farmi dimenticare le ragioni per cui sono venuta qui. A profumare i pensieri, rendendoli più sobri in realtà, e a trovare il bandolo della mia matassa, invece di aggrovigliare quelli altrui. Nella mia isola non entra il chiasso, e le stesse chiacchiere ci annoiano: non ci trae in inganno il volume precipitosamente abbassato.

Nella mia isola l'aria grida di un giallo vivace e mormora preghiere di gratitudine a ogni ora. Solo una zattera ci unisce alla terraferma.

Slave to The Rhythm - canzone per la notte

Non fermare mai l'azione: socchiudo gli occhi, per dire no al ritmo o sceglierlo io. Tutto il giorno, la vita sembra importelo, ma adesso comando io...

Un piede ondeggia, l'altro fisso, poi si scambiano i ruoli. E anche quando si fermano, le mani continuano la danza con i pensieri.

Lei sa tracciare fumi di sogni sulla parete livida della notte, con la sua voce. Vivere, amare ed essere schiavi del ritmo. C'è una danza che è solo nostra, e nessuna routine può influenzare. Forse sarò schiava del ritmo, ma c'è una musica più antica che mi culla.

Slave to The Rhythm, Grace Jones, canzone per la notte.

sabato 16 marzo 2013

Attraversare la notte

Attraversare la notte da una cucina dove sei sempre stata, ripercorrere passi lontani tra chiacchiere e caffè, mentre il gatto dorme o finge.

Perché siamo arrivati qui? E aveva importanza che proprio da qui fossimo partiti?  Rivediamo le persone che erano con noi e rappresentavano le nostre certezze. Ancora lo sono... Mentre le chiacchiere e i caffè ci inseguono e ci sforziamo di ridere come allora.

Stasera, forse, tirerei fuori persino le bambole, se le avessi a portata di mano. Ma c'è una notte da attraversare, respirando una pioggia che sussurra di ultima bufera di inverno. Il bello è questo: alla primavera, non vogliamo smettere di credere.

Dancin' with myself - canzone per il giorno

Se avessi una chance, chiederei a tutto il mondo di danzare. E ballerei da sola. Orso all'ennesima potenza, lo so, ma mi piace affidare a questa canzone di Billy Idol la mia convinzione per lanciarsi nella giornata.

Naturalmente, la manipolo, mentre in qualche modo ballo. Credo che sia proprio bello far indossare un sorriso o coinvolgere in un ritmo buono, liberatorio. Ma se questo non accade, non significa che si sia costretti a fermarsi.

Qualcuno deve pur rompere il ghiaccio, senza girarsi a contare chi lo segue.

Dancin' with myself, canzone per il giorno.

Non credersi troppo

Sì, Arguta Paffuta, hai ragione: non bisogna credersi troppo, tanto più quando vediamo il cielo nero. Magari ci sbagliamo, perché è nerissimo, ma allora è inutile angosciarsi perché beccheremo tutta la pioggia. E se invece la nostra visione fosse oscurata, tremeremmo per niente.

Non credersi troppo, non dare troppa importanza alle proprie paure, e intanto nemmeno alle illusioni che incutono ancora maggiore timore.

Non darsi retta troppo, quando si teme di affondare, né quando si è convinti di poter vincere le olimpiadi nella finalissima di nuoto. Non ascoltarsi affatto, forse, se non quando ci viene in mente (metti mai) un'opera buona. E quando questa ti dà ricompensa zero, anzi fregatura sicura, ritapparsi le orecchie è saggio.

Non credere troppo alle proprie paure e certezze, così una giornata può fiorire.

Saggia o disadattata - breaking news

Un amore che finisce, tra due vip di cui non mi ricordo il nome, perché l'ho letto già dieci secondi fa. Mai sentiti, volti sconosciuti, e queste breaking news mi rompono la certezza, per insinuarmi il dubbio.

Sono un'aliena? Una disadattata a non conoscere questi due tizi? E a non borbottare "accidenti" ogni volta che leggo di matrimoni-vacanze-rotture-bebèincerti? Ora che mi sovviene, le poche volte che ho incrociato lo schermo televisivo con "L'isola dei famosi", almeno la metà mi erano sconosciuti.

Sì, sono disadattata. Oppure saggia, mi dice Arguta Paffuta. Ma so che lo mormora suadente solo per solleticare la mia vanità, quindi non le credo.

L'ora che preferisco

L'ora che preferisco, è quella in cui anche il vento si vergogna di alzare la voce. Nella strada i gatti stanno rintanati, troppo stanchi per nutrirsi di rifiuti, e anche il campanile consente un tocco solo, di sfuggita, quasi come i cannoni di Edinburgo furbescamente saziati al primo sospiro.

E' l'ora in cui molti si sono rifugiati in sogni senza memoria, e in cui ti contemplo senza lasciarmi distrarre da nulla. E' l'ora in cui lasciar correre la tastiera per fermarsi subito e catturare un tuo pensiero, lasciando subito che riprenda la sua corsa, con una punta di rimorso.

L'ora che preferisco, è quella in cui nulla mi separa da te.

I giorni in cui ricordi dov'eri

Sull'auto piccola, che allora mi sembrava enorme, come tutte le macchine. Una Cinquecento, di cui mi ricordo solo il rumore, 35 anni fa. C'era il signore che ti portava a casa di solito; con noi, la mamma. Io ricordo questa scena e può darsi che non sia precisa. Ma ricordo bene come io fossi lì; ricordo il tuo commento spezzato.

Il 16 marzo 1978: fuori dalla scuola c'era qualcosa che non andava. Voi sconvolti parlavate di una strage e di un politico che avevano rapito. 

Ero piccola e sentivo che qualcosa si stava sgretolando, ma non capivo bene. Quel giorno, però, mi ricordo dov'ero, come negli altri in cui ho perso misere certezze.

Aldo Moro era stato sequestrato e la vergogna non era ancora finita, un'ultima tragedia doveva compiersi.

Ed è strano, perché mi viene in mente solo ora che è l'ultimo ricordo collocato in un tempo preciso che ho di te, nonno Mario. Spaesato e triste, mentre ti si accompagna a casa, nella casa dove la tua regina da due anni non c'è più. Un mese prima, in quel luogo misterioso era andato anche nonno Giannino e in queste ore riguardo la vostra foto insieme come un piccolo tesoro.

Marzo 1978, un mondo in briciole nei tuoi occhi. Strano che io non ricordi invece quando Moro fu trovato, a maggio. Solo 12 mesi dopo, da questo mondo ti congedavi anche tu e l'ultima immagine è in un'auto piccola e rumorosa, a piangere senza lacrime. E io lì con te, senza capire.

venerdì 15 marzo 2013

Corazon espinado - canzone per la notte

Non mi va di vibrare a questo ritmo, e neanche ho ragioni di piangere d'amore. Ma ho voglia ugualmente di tenermi stretta questa canzone, per quell'immagine di cuore con le spine.

E' un'immagine ed eterna, che scandisce la vita di chi vuole. Le spine che dalla carne entrano nell'anima, eppure non uccidono nessuna delle due. Ripasso quegli scampoli di fede e rivedo le spine che ci conficchiamo, anche noi da soli.

Corazon espinado, con voglia di vivere, persino con il più pungente dolore. E magari,  muovendo un passo di danza, senza nemmeno accorgersene.

Corazon espinado, folle canzone per la notte.

Hai visto mai

Il topolino in trappola si sbatte e gira a vuoto. Inutile indicargli una via di uscita, tanto più se è davanti ai suoi occhietti: avete fatto caso che più una cosa è vicina, più rischia di sfuggire, anche alla vista?

Forse si convincerà che il buio sia l'unica realtà, o forse scorgerà persino il pezzetto di formaggio rancido in un angolino. Ma quella soluzione davanti ai suoi occhi impauriti continuerà a sfuggirgli. Ne sono quasi sicura, mentre nel mio sogno lo osservo. E mi manca la voce dal rattrappito gridare.

Stai girando a vuoto, da troppo tempo. Hai visto mai, che la soluzione sia davanti a te?

Come vecchi diari

Non c'è bisogno di estrarre vecchi diari, perché quelle pagine le abbiamo scritte addosso. Un lampo nella notte, e in una mattina stanca: così, ragazzine, conoscevamo la verità, ovvero che nulla è eterno, neanche (tanto più?) una vita ai suoi primi passi.

A volte, mi stupisco di come la morte ci saluti fin dall'inizio, di come ci strazi eppure reagiamo e - miracolo - viviamo. Con i pesi che si aggiungono, come pagine di vecchi diari, che non si osano aprire più.

Oggi che un'altra vita si chiude, così legata a quella su una strada triste tanti anni fa, mi sembra di rivedere il tuo sguardo ferito di quella mattina a scuola. E non c'è modo di dirti - gridarti o sussurrarti - che un Senso in tutto questo ci sarà.

Buona notte, amica, come puoi.




Anche il vento si arrende

Tensioni e bronci, questo vento gioca con i nostri nervi. A volte mi dà fastidio la sua libertà, altre la sua insistenza.

Eppure dal vento vengono anche lezioni utili. La più bella è quando si arrende. Perché, diciamolo, quando siamo nel suo tormento alla massima potenza, ci sentiamo impotenti, oltre che arrabbiati;  a meno che siamo in un contesto rilassante, come al mare, e allora possiamo respirarne la bellezza.

Quando il vento infuria, sappiamo di non contare quasi niente, quel poco che ci permette di restare ancorati a terra, e non è chiaro bene a che scopo. Ma quando anche il vento si arrende, e se ne va, tutto il suo potere, la sua ostinazione sono scomparsi. E potremmo lasciarci contagiare, un poco.

Spanish Caravan - canzone per il giorno

In viaggio per vederti ancora e ancora, so che devo farlo. Se anche avessi un momento di esitazione, le note di Spanish Caravan mi spingerebbero al largo dei sentieri e del mare.

Devo vederti ancora, trovare il mio tesoro, ora e argento fra le montagne, di quelli che non si possono comprare. Quando te lo chiedo dolcemente, non mi ascolti. Allora mi aggrappo alle corde di chitarra e scateno un putiferio buono con gli altri strumenti, mentre la voce di Jim Morrison scende nella terra e la chiama. Sono già qui, con scarne valigie ingombrate da sogni.

Spanish Caravan, in viaggio per il giorno.


Che gli altri rinuncino

Oggi sarebbe venerdì. Lo scrivo con questo condizionale timido, non perché ho la solita incertezza di data mattutina, ma perché mi vergogno.

Pur avendo le mie idee e deformazioni, ho sempre amato la Quaresima, lo sapete. E all'inizio mi metto a studiare a cosa posso rinunciare. Tanto più il venerdì, che è giorno di magro e - sarebbe meraviglioso - dovrebbe indurre al digiuno. Oggi siamo moderni, nel bene e nel male, e quindi potremmo digiunare da qualsiasi cosa.

Perché stare senza cibo - mi spiegano e accetto frettolosamente - non si può, visto che devi lavorare. Non so perché, ma ho la sensazione che i miei avi nei campi e nelle fabbriche ci riuscissero benissimo. Allora rinuncia alla tv, mi dicono, e mi illumino, perché non l'accendo mai; già, ma allora che sacrificio è. Stacca la rete. Sì, ma mi serve anche per comunicare con le persone che amo.

Dopo un quarto d'ora, ho mal di testa e tutto mi sembra irrinunciabile. Poi, però, puntiamo gli occhi sul Papa e applaudiamo alle sue rinunce, come se le avessero fatte noi.

Che gli altri rinuncino, io ci devo ancora pensare. E non credo di essere la sola ad applicare questo bizzarro teorema.

Rivorrò il vento

Continua a bussare il vento, e guai a non farlo entrare. Fruga dappertutto, ha trasportato ogni traccia di umana inciviltà in bella vista, perché ce ne possiamo vergognare. Invece, temo che finiremo per dare la colpa  a lui.

Ha anche strappato le ultime, tremolanti certezze alla casa nobile vicino a me. Nobile perché sta a guardare con i suoi stucchi e non voleva proprio schiodarsi, nonostante un cartello gridasse il suo futuro. Ora sta imbronciata, avvolto da un nastro bianco e rosso. E io so che prima o poi cadrà.

chiuderò gli occhi, quando le toglieranno tutto dalle mani. E rivorrò il vento, lo vorrò forte.

Buffissimo il mondo

Sarà per la carica di un sogno, dove tutto è strano ma dannatamente serio, ma questo mondo al risveglio mi sembra proprio buffo.

Noi con aria severa e competente a commentare su tutto, perché possiamo fare clic quanto ci pare: dei novelli concorrenti di Rischiatutto, anche se loro erano senza rete, in tutti i sensi. Tesi e invincibili sull'auto, trafelati e senza un secondo per respirare, per strada.

Allenatori, vaticanisti, strateghi internazionali, giudici... chiaro che siamo poi così stanchi, con tutti i mestieri che affrontiamo quotidianamente.

buffissimo il mondo.

giovedì 14 marzo 2013

End of the night - canzone per la notte

Ve l'ho già cantata? Avete intravisto e preso l'autostrada per la notte con i Doors? Non vi viene voglia di compiere un viaggio fino alla mezzanotte brillante?

Quanti interrogativi, destano i passaggi scivolosi di questa canzone verso il sonno. Eppure ha una certezza dilagante, nel segno della predestinazione, di quelle che non sai se ti dannano o ti rassegnano.

Alcuni sono nati per una dolce luce, altri per una notte senza fine. Come se tutto fosse scritto, e noi spesso ci sentiamo in una trappola, più raramente in una grazia - per deformazione umana - aspettando o vivendo la fine della notte.

End of the night, canzone per la notte.

Iniziare dove finisce

Mi piace iniziare la giornata, quando finisce. Capovolgerla e vedere cosa casca dalle sue tasche, farle il solletico e ridere per lei.

Cambiare musica, e accompagnare il passo del vento, o ignorarlo e fingere che siamo già due giorni più in là. Ascoltarti, fino in fondo, e mischiare suono e silenzio. Mi piace spegnere la tv quando tanti l'accendono, e aprire un libro, quando il sonno mi invita.

Come un fiume che cerca di cambiare la direzione, sottraendosi al fascino del mare, solo per consegnarsi più volentieri.

Il mio inseparabile cappello

Papà dice che la testa è bugiarda e difatti io mi tengo saldamente il cappello. Mi piace quando scalda i pensieri, ancora di più quando mi consente di schivare l'ombrello e avvolgermi di un sottile velo di pioggia.

Il mio inseparabile cappello, che mi segue in ogni trasferta, indossa stupendi colori allo stadio e la sera sbircia stupito le stelle, persino se non ce ne sono: forse, lo contagio.

Il cappello da cui non mi separo mai, tranne quando tira un vento beffardo. Allora, mentre la bufera mi stringe, dopo qualche metro in strada mi chiedo: ma dove l'ho lasciato?

Stu scrignettu

Angelo Bottigelli amava la bellezza, anche quella creata dall'uomo. Non poteva essere altrimenti, per il mio grande prozio pittore e poeta.

Ma tra le tante sue liriche ne adoro due, in fondo collegate. Una è dedicata alla moglie, Antonietta, la mia cara cugina con sangue Lualdi, elegante e gentile: ul capulavui. L'altro è "Cassaforti", poesia che scrisse 60 anni fa.  Racconta, zio Angelo, quante ne ha viste: magnifiche, di ogni materiale, o quelle per i puaìtti, un povero salvadanaio, o persino ul quadrell, il vecchio e rassicurante mattone sotto cui si nascondeva il proprio tesoro.

Qual è il suo preferito? Una cassettina, fragile come un uovo, ma con una grande virtù: per quanto sia piccola, può contenere il mondo. 'stu scrignettu, dice, contiene il vero tesoro, il nostro cuore. Nessuno può rubarlo, anche se una chiave per aprirla esiste: un basen.

Un bacio, uno scrignetto e che tesoro.

Penny Lane - canzone per il giorno

I campanelli non vengono trasportati dal vento nel loro canto, bensì da un vecchio cd. Tutti abbiamo probabilmente una strada che non vediamo più, eppure ne ricordiamo ogni volto, ogni profumo.

Io - che pur non sono una beatlesiana, se non nelle avventure più ruvide - amo girare in bicicletta per la mia Penny Lane, quando viaggio nei ricordi sotto un cielo vivace come questo. Immagino il mio nonno barbiere, prima di tutto, con le persone che passano e c'è il tempo, il desiderio di un saluto.

Lui è il vero protagonista, in questa strada immersa nel cuore della mia città, scene che ho solo fiutato da lontano. C'è la pioggia, ma se vuole la allontana con un sorriso. E la bicicletta sfreccia con un altro trillo di campanello.

Ogni nostra Penny Lane è nelle nostre orecchie. Nei nostri occhi. E non è vero che non torna più, perché già è qui.



http://www.nomosedizioni.it/book.php?ID=09NMS266&cat=5

Che cosa hai fatto?

Pensavo, stamattina, che ho vicini deliziosi. Una in particolare, sempre così attenta agli altri e capace di offrire sorrisi, anche nella sofferenza.

C'è una sua frase che catturo nell'aria, con le finestre aperte, e mi solletica sempre un sorriso. È: che cosa hai fatto? So che è rivolta al gatto e ufficialmente si tratterebbe di un rimprovero. Ma in quell'esclamazione percepisco l'affetto, l'ansia materna mista ad orgoglio nello scorgere il micione birbante.

Mi è simpatica, e questo è bello in un mondo imbronciato.

Il Papa, nella chiesa di ciascuno

Che so io di chi sia il Papa, cosa cambierà, come guiderà coloro che lo vogliono o scopriranno di volerlo? Solo Qualcuno vede quella strada.

Io con emozione stamattina scorgo soltanto quella che l'ha condotto nella mia chiesa. Santa Maria Maggiore, il mio rifugio dell'anima, dove mi sono sempre trovata, anche quando non volevo.

Stamattina lo vedo così: il Papa nella mia amata chiesa, a pregare in semplicità. Nella chiesa di ciascuno, se lo vogliamo.

Solo giocare

Si può ancora insinuare un momento in cui basti giocare. Come quel gattino che non è schiavo di nulla, nemmeno di se stesso, e si diletta per un po' di un cestino, ma quando qualcos'altro di interessante lo chiama, si incammina verso la nuova avventura o il sonno dei giusti.

Devo aver perso, da qualche parte, la voglia di giocare, giocare soltanto. Ma quando riaffiora tutta orgogliosa, l'afferro e ballo con essa. La estendo, la dilato, anche nel senso inglese. Giocare, suonare, e null'altro, anche per un minuto.

Che fai? Sto solo giocando. E avrei in mano il mondo, se lo volessi.

La mia gemella diversa - Chesterton's style

Le sue lettere sono conservate gelosamente, eppure l'ultima sua mail è un tesoro speciale. Perché dopo tanti anni trovo il medesimo incantesimo. Lei, mio specchio, e noi due gemelle diverse.

All'università ci scambiavano sempre per sorelle, e noi ci ridevamo su. Traevano in inganno gli occhi, forse i capelli, ma io ho sempre pensato che lei fosse più bella, e decisamente con un cuore migliore. Tant'è che ci siamo ritrovate in un nostro amato libro di Chesterton: lei limpido Syme, io anarchico Gregory sfoggiando per l'occasione rossi capelli. Solo che la storia ci ha poi fregate: chi individua con precisione i confini tra i due...

E tra di noi. Resta la certezza: tu sei quella buona, e con una grande fede. Io la monella che avanza con solo apparente timidezza.

Chi lo va a chiedere, al nostro autore, come possiamo ugualmente essere gemelle.

Pudore, come un estraneo

Fermarsi un attimo prima di pronunciare una parola o afferrarla mentre già sta rivelando qualcosa che era tuo. Solo tuo. Lo guardi, lo rigiri, lo metti da parte, il pudore. E se lo fissi all'improvviso, ti pare un estraneo.

Eppure ti ama, ti protegge, ti poteva persino salvare da delusioni e illusioni in ugual natura. Non abbastanza aspro, il suo sapore, per non dimenticarlo: a lui infliggi la prima ingratitudine. Ma poiché non si lamenta, scopri troppo tardi che avevi soltanto iniziato.

mercoledì 13 marzo 2013

Set me free - canzone per la notte

Forse passerò per irriverente, se proprio stanotte scelgo una canzone che è una strana preghiera. Si libra da un salmo, lo esalta e lo distorce, implorando liberazione.

Ma con Patti Smith è così. Ci sono canzoni sue che non riesco a suonare e vivere, perché infliggono una ferita a ciò in cui credo. Questa non mi sembra, no davvero.

Set me free. I giorni di amore e tormento, le notti di rock'n'roll che c'entrano. Tutto c'entra e si fonde con un grido a Dio. Dammi qualcosa da dare. Il mio corpo duole, ma non voglio simpatia. Che ce ne facciamo, della simpatia?

Ci vuole una liberazione... Lei chiede una ragione per vivere, o la sente già in sè? E perché il vero titolo di questa canzone è Privilege? Forse perché amare e vivere sono un privilegio, e in essi già c'è la libertà di cui abbiamo bisogno?

Non lo so. Quando ho dubbi, quando ho freddo, quando sono triste o felice, comunque cerco queste note, questa invocazione. Perché non si è mai liberi abbastanza.... Ma anche se dovessi camminare in una valle oscura, non avrò paura.

Privilege (set me free) canzone per la notte.

Una fiammella tra le mani

Vorrei essere una fiammella, una di quelle che non si notano nemmeno, e spero sia davvero così. Nascosta in una piazza gremita, a respirare una preghiera, o tra le mani di un bimbo stupito, che non si sognerebbe di soffiare per farmi diventare un fuoco, ma si accontenterebbe del mio tepore.

E se quella luce non si vedesse, mi rammaricherei solo un istante. Perché vivrei degli sguardi che mi cercano o che mi trovano, captando quel poco che posso offrire.

Una fiammella, anche solo per strapparTi un sorriso: guarda che fiammella minuscola che vedo.

Quasi quasi - canzone per il giorno

Di questa canzone, mi piace il lieve ma insistente pizzicare. E l'addentrarsi nella vita, prima con riluttanza, con lo sguardo ancorato al passato, poi con maggiore coraggio fino ad assaporarne la delizia.

Non è - solo - una canzone d'amore, questa di Umberto Tozzi, credo, a meno che non applichiamo una solenne A maiuscola. Credo che abbiamo sempre un'esitazione, a voltare una pagina, a impugnare di nuovo la penna, a riprendere una via, a respirare un'essenza.

Sarà così che "ti sento dentro spandere, il presente torna a vivere". Che si riscopre un quadro dipingere, e dentro - a ben guardare - c'è la vita.

Quasi quasi, canzone per il giorno.

Il mondo mai così uno

Il mondo non è mai stato così "uno" come oggi: pensate che lo scriveva don Carlo Gnocchi, già. Precisando che si trattava di un'unità "corticale ed esteriore, causata dal progresso tecnico".

Oggi con la tecnologia questa unità è ancora più accentuata, ma chissà che ne è dell'altra, se è rimasta uguale o addirittura scesa... Perché don Gnocchi vedeva un compito essenziale già allora: il compito spirituale è "dare al mondo anche l'unità interiore, l'idea universale nella quale tutti possono trovarsi fratelli".

Dai, che c'è da fare.

Una spintarella

Eccola lì esitante, la buona volontà, con un piedino fuori nel mondo, come se fosse una distesa d'acqua gelida. E lei, a sondare timidamente.

Misura i pro e i contro, ritrae il piede e ci riprova. Quindi si mette in un cantuccio e pensa: ma chi me lo fa fare, a uscire e tirarmi addosso un sacco di guai? Ci vuole una spintarella, e nei casi più disperati impressa con potenza maggiore.

E magari prima bendarle gli occhi, perché non è che fuori ci sia uno spettacolo tale da attirarla. Ma quando dovrà muoversi in acqua e aria, forse basterà un particolare, un colore o un sorriso, per tenerla fuori tutto il giorno. Per sicurezza, tenere una spintarella a portata di mano.


Quando è tutto tranquillo

Quando è tutto tranquillo, metto fuori il naso. Sì, Arguta Paffuta, ho capito che hai detto come la sua ombra si veda da lontano, ma non importa.

Sembra tutto più tranquillo. Qua e là ancora qualche battuta di acredine, o il pettegolezzo di tutto. Quante energie buttate. Io me le tengo strette, perché non sono brava a usarle.


Quando è tutto tranquillo, mi guardo attorno. Il tempo di un sospiro, di sfogliare qualche pagina, di ascoltare finché gli occhi si chiudono da soli.

Com'è delizioso il mondo così.

La fame dul gurdisciatu

Immaginare la più devastante fame che ci sia e scomodare tutte le belve dell'universo. E che banalità.

Ul pá Carloeu riporta una parola magica per esprimere lo stesso concetto: gurdisciatu. Un termine solo, e che sarà mai. È che, come spesso accade, il dialetto è una contrazione di un concetto lunghissimo, come se avesse colto l'essenza e non avesse bisogno di nutrirsi di molte parole.

A differenza del gurdisciatu. Che è "ingordo come un rospo sofferente di lungo digiuno".

martedì 12 marzo 2013

The Night is in The go - canzone per la notte

Ci capitano notti così, in cui vogliamo ribellarci a tutto. In cui seguiremmo il ritmo senza perderlo mai, e anche se ci scappasse di mano, lo riprenderemmo con una risata.

Notti in cui vogliamo fare tutto, magari perché sfumata la luce del giorno, pensiamo di aver fatto poco. Non occorrono riflettori o lampadine eccessive che mandino in visibilio: basta una pista oscura e magica solo per noi.

La notte potrebbe solo cominciare a scrivere ciò che abbiamo pensato. Senza giocare secondo le regole, stiamo già bene. E forse questa notte non finirà.

The Night is on The go, The Oners

Canzone per la notte.

Crystal ship - canzone per il giorno

Voglio viaggiare in senso contrario al disco, e non per sortilegi immaginari. Salgo sulla barca di cristallo di Jim Morrison e risalgo il fiume: non mi sto addormentando, ma da quel sonno mi sveglio.

Chiudo un sogno controvoglia, e prima di scivolare fuori verso gli impegni vorrei un bacio, una benedizione. Perché questi giorni che cercano di essere chiari, sono anche offuscati dalle lacrime di chi incontro.

Vado chiedendomi dove viva la mia libertà, in queste strade come campi che non muoiono mai.

Ci incontreremo, ancora, navigando sulla nostra barca di cristallo.

Crystal ship, Doors, canzone per il giorno.

Un mondo pieno di Forrest

Vorrei un mondo pieno di Forrest Gump. Che sognano testardi e raccontano tutto anche con particolari (essenziali, neanche uno fuori posto), che si concentrano su un obiettivo e che se rompono agli altri, lo fanno per amore.

Ma ammetto che, spinta da Arguta Paffuta, una delle frasi preferite è: non c'è più niente da dire su questo argomento, more or less, la traduzione esatta a ciascuno di voi.

Invece, quante volte noi tiriamo in ballo all'infinito. Mentre sogno che ci siano temi, splendidamente chiusi da un trattino o da un vuoto.

Il temporale sbruffone

Anche da lontano, anche in sordina, anche brontolando in modo convincente... che importa. Ma il temporale mi mette allegria. Folle che butta in aria le stagioni e vuole procedere a modo suo, gridando e poi ritraendosi spaventato.

Come uno sbruffone, che comprende tardi di essersi lasciato andare nel posto e nel tempo sbagliati; né ci ripensa, se non aggiungendo altre tracce di pazzia.

E tu lo mandi via ridendo, ma lo vorresti trattenere ancora un po', per giocare anche tu con le tue forze, con i tuoi capricci. Fino a calpestare la sua scia di allegria, sperando di trattenerne qualche goccia.

La notte ora finge di essere tranquilla, ma ride sotto i baffi.

Notte.