lunedì 11 agosto 2014

Mino Durand, auguri e nient'altro

Il primo sguardo che scrutava e poteva quasi incutere paura a una ragazzina. Le chiamate al mattino presto in redazione, sfuriate solenni e sicure. Ma quelle per incoraggiare, ridere, sondare il benessere con il fidanzato, molte di più.

Ogni agosto, in queste ore, mi viene il magone, pensando alla telefonata che non posso fare più. Cavolate, perché gli auguri arrivano senza problemi in cielo.

Il mio primo direttore. Un padre, presto. Le birbate condivise, tipo portare le birre analcoliche al ristorante, per sicurezza. E quei braccialetti portafortuna che tintinnano: uno, per finire a me.

Ogni agosto ripenso a Mino Durand e credo che sì, anche lui come mamma si stimerebbe tutto all'idea di essere coscritto del Papa. Lui che parlava ai principi e ai portinai, con lo stesso rispetto, sovrano indiscusso tra i camerieri del Palace (e non solo).

Per me era un padre, eppure non ho mai smesso di dargli del lei.

Nonostante tutte le monellerie.

Tipo quella sera che al Palace si accorse che non lo ascoltavo affatto.

- ma che cosa stai guardando?

Io sobbalzo e balbetto,finché lui si gira e scorge quei fustacchioni del basket.

- ma invece di dar retta a me,stai guardando quei giocatori!

- eh sì...

Lui ride,e sta dicendo: brava.

Auguri in cielo, Mino, so che è in corso un brindisi con mio padre. E non riesco a dire nient'altro.

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