lunedì 20 ottobre 2014

Notte e c'è sempre un capitano (in tutto questo soffrire)

Vorresti dimenticare il calcio e sarebbe persino saggio, per un po'. Ma basta un capitano, uno vero, persino due per esagerare, e ti dimentichi di dimenticare.

La partita più imbarazzante degli ultimi anni, e dire che ti sembrava impossibile. Volti pagina, quando ti soffermi su ciò che conta. La tua maglia bianca e blu, sempre la più bella. E Matteo Serafini, che fa di tutto e per tutti, unica bussola in un mondo disorientato.

Basterebbe già per tirarti su, invece ti assale un'altra ondata di energia, che ne scatena una di gratitudine. Guardi il volto solare di Paolo Tramezzani e pensi: ma che fortuna abbiamo avuto, in tutto questo soffrire, di poter contare su capitani speciali.

Capitano è colui che guida, non grida. Che aiuta perché conosce il dolore, ma anche la capacità di reagire. Capitano è colui che non impone, ma si fa rispettare.

Ne avessimo avuto uno, nella storia della Pro Patria, saremmo già fortunati. E invece due, anzi di più. Capitani nel cuore, che conta più di una fascia: come sarà sempre per me Andrea Vecchio.

Cielo, che fortuna Pro Patria, in mezzo a tutto questo soffrire. E che fortuna, Malu: chiudi il cassetto e sogna la verità.

Notte e c'è sempre un capitano (in tutto questo soffrire, nel calcio e nella vita).

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