giovedì 30 aprile 2015

Grazie Gigi e andrà tutto bene

Ha girato il mondo per aiutare a combattere i tumori e il mondo l'ha cercato con insistenza ammirata, ma la sua casa è sempre stata qui. E pensare che oggi lascerà quello studio, quel reparto, quella casa, mi sembra impossibile.

Affascinati dalle sue tecniche di radiologia interventistica e dalla sua intelligenza, l'hanno corteggiato in America ed erano pronti a costruire  tutto ciò che voleva, tutto ciò che serviva, per averlo. Eppure Luigi Solbiati ha sempre detto: no, grazie, sto nella mia Busto. Non per comodità, non per facilità, ma per dedizione. E per l'orgoglio anche di dimostrare che in Italia si può, nonostante i mille ostacoli. Finché si può.

Gigi e la voglia di scoprire e lottare accanto ai pazienti. La sincerità. L'umanità, che non è antitesi.

Penso a una ragazza, molti anni fa, che lo chiamò  da un ospedale "straniero". Il mondo le stava cadendo addosso e si aggrappò a una cabina telefonica: che cosa faccio.

 La sua voce fu l'unica luce: vieni qui, vieni a Busto, andrà tutto bene.

Quante persone hanno cercato una speranza e la verità da lui negli anni. A ciascuno ha parlato come a un padre, a una moglie, a un fratello, a un figlio: ci fosse uno spiraglio oppure no. Andando intanto sempre in giro per il mondo a condividere scoperte,  perché anche così si fa il medico, si costruisce un mondo migliore.

Adesso mica si ferma, Gigi. Sì, c'è la pensione, ma non abbandonerà pazienti e ricerca. È solo un nuovo inizio.

Tuttavia,  nell'augurargli un solenne in bocca al lupo, non posso soffocare un po' di magone. Perché quando penso all'ospedale, tanto più della mia città,  non vedo camici o cartellini, ma persone.  No, quando persone che hanno contribuito a renderlo grande se ne vanno, anche con la morte nel cuore, non riesco a sottrarmi alla tristezza.

Andrà tutto bene...

Tu, Gigi,  e tua moglie, avete fatto qualcosa di straordinario in questi lunghi anni. Grazie di aver creduto sempre, di aver fatto di tutto per Busto, e a volte di più.


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