mercoledì 1 luglio 2015

I treni affollati, i treni vuoti (e perché si dice ancora)

C'è un momento in cui mi rallegro di un treno affollato. Una sera tardi, tornando da Expo. Mi va quasi alla testa, perché è stupendo viaggiare senza paura, immersi tra la gente. È quello che dovrebbe essere di solito, che ci toglierebbe l'insicurezza in cui a volte ci siamo cacciati.

La fine della poesia avviene con uno sguardo al tabellone, che mi riporta alla routine. Ritardi di cinque minuti qua e là (record di venti per un convoglio), un treno di quelli tardivi che arriva sul tuo binario senza annuncio e quattro ignari signori ci salgono felici, strappati in extremis da una voce amica: avete sbagliato treno!

Treni affollati. Treni vuoti: penso a quelli che si ostinano a passare  senza fermarsi a Busto Arsizio, ebbri di un fattore turisti Expo che francamente non ho respirato sui Malpensa Express.

Sono grata del fatto che venga ripristinata la fermata delle 8.04 da settembre. Era una prima necessità e l'assessore Sorte e il consigliere Marsico dopo aver ascoltato, hanno agito: grazie.

Bene.

Sembreremo noiosi a dire: bene, ma ancora.
Il Comitato pendolari tuttavia lo deve fare, perché la battaglia non è fine a se stessa. Qui non ci sono medaglie, ma le vite, le loro fatiche quotidiane.

Io spero che questo sia solo il primo passo.

Spero  di non vedere più treni vuoti, sfrecciare davanti a una massa di persone che devono andare a lavorare e studiare.

E di vedere treni affollati solo per gioia, per scelta ,come quelli serali per e da Expo.

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