sabato 22 agosto 2015

Viaggio nell'arte del Ruché

La mia spiaggia preferita si presenta come un ventaglio di colori: il verde intenso, che si accende al primo raggio di sole, e quelle sfumature dei grappoli che ridono.


L'ardita uva del Ruché, qui ancora aspra, là già mansueta e bramosa della vendemmia: avevo promesso questa visita, dal nuovo incontro con don Giacomo Cauda, attraverso il libro che versa il ricordo e l'orgoglio nei bicchieri di oggi.




Mi inchino, Maestà. Ma non sei un re solitario, lo narra la discreta compagnia del Grignolino: più timido si ripara dietro foglie generose. Non importa se oggi sia meno ricercato: lui resta lì, fedele, nelle vallate e sa quanto può offrire. Così pare sussurrare, mentre accarezziamo le foglie e il terreno di questo scrigno verde.


In qualche modo, sono a casa. Arrivata a Scurzolengo, mi incanta questo villaggio, dove anche il grande Paolo Conte ama trarre ispirazione. Alle Cantine Sant'Agata mi accolgono tradizioni e racconti che potrei ascoltare per ore, grazie anche al cantastorie Claudio: avevo già avuto prova della sua capacità di condurre nel cuore del vino e delle sue note, tra la gente, tra i vigneti, tra castelli veri e nascosti.

Gli sono grata per l'ospitalità e le descrizioni che si intrecciano: non riesco ancora a vedere il Monte Rosa, in questa mattina inizialmente uggiosa; devo solo intuire Superga.

Ma quando ci spostiamo a Castagnole Monferrato, anche la luce si smuove. I primi terreni coltivati con amore e fede da don Giacomo Cauda, non riesce a riconoscerli la bambina. Arrivando alla piazza, il cuore batte però forte: quella chiesa, che lui fece riparare dai danni del tempo e del terremoto. Si è innescato un movimento antico, e allo stesso tempo specchio di vita.


Dal simpatico tabaccaio un cartello che mi intima di trovare un'ora al giorno almeno, per coltivare la felicità. Come questa uva miracolosa, cantata dalla Bibbia: che contraddizione, che peccato c'è? La voce di don Giacomo risuona con l'amore per questa terra, ponte del cielo.

E  miracoli vedo anche tornando, come la pianta di limoni florida, ancora nel mastello della nonna a Sant'Agata.

Gattini che gironzolano, curiosi, tra queste valli buone e riservate. E anziani che con dolce testardaggine compiono il loro dovere, sia prendersi cura di una vigna, di un orto o anche solo percorrere con i limiti e la lentezza dell'età queste strade morbide.

tutto è benedizione.

Siamo tornati alla spiaggia del Ruché, alle onde che riversano ogni ben di Dio tra le vallate. Non mi stupisco che Claudio sia anche un artista, e futurista: perché è nelle radici che sfreccia l'arte del futuro.



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