giovedì 30 giugno 2016

E quando tutto è

E quando tutto è stupendo, cadi male e dolorosamente.

E quando tutto è devastante, ti rialzi e cammini senza accorgertene.

Come il danzare dei giorni e delle stagioni, come tramonto e alba si inseguono, senza potere o volere, così la vita di un minuscolo essere umano affonda e risale, scandita da una volontà.

Con un sembra

Con un "sembra" ci sentiamo a posto.

Con un "dicono" facciamo scivolare via il peso dei giudizi.

Con un "io" rivendichiamo l'unica persona che per noi ha ragione.

E le parole continuano a scavare fosse di vanità.

Si può essere Poeti

Ci sono ore scandite dalla poesia, un orologio raffinato e umile perché non esclude nessuno.

Così davanti all'Augusto medita un filosofo greco. Poi scorgo un paio di poeti: uno con la penna, l'altro con il pallone. Lo so, quest'ultimo di recente ha poco a che fare con la poesia. Ma finché correrà avanti uno come Gipo Calloni, che per la Pro Patria e il calcio autentico non si risparmia, io la sentirò risuonare.

Lo pensa, ne sono sicura, anche il maestro Ginetto Grilli. Che si è seduto un momento accanto al Gipo, in omaggio al titolo del suo libro.

Perché i poeti, mi sa, sono coerenti ed è questo che li frega, per fortuna. Si può essere Poeti, a volerlo, a non tradirsi.

Notte e giugno quando si spegne

Contemplare giugno che si spegne come il bagliore di una sigaretta nel buio. Ti ha inebriato, ma non puoi sostarvi o ti farà troppo male.

Giugno che si spegne, come una stella desiderosa di tuffarsi. E dicono che tornerà e avrà ancora quel sapore incredibile di inizio, che mette in moto i desideri.

Chissà se è vero, chissà se importa.

Notte e giugno quando si spegne.

mercoledì 29 giugno 2016

Conto nuvole

Conto nuvole, bianche o grigioline o ancora macchiate di rosa, paffute o appuntite, mangiucchiate o morbide, minuscole o gigantesche, stabili o camaleontiche.

Conto nuvole, solo non so se per sognare ancora o destarmi.

Mi regalo la coerenza

Tanti ti ameranno, alcuni ti aduleranno o almeno lo faranno sul palco. Solo che al compleanno bisogna regalarsi qualcosa.

E il dono che faccio a me stessa, è la coerenza. Chi ti ha calpestato o usato a intermittenza non va odiato. Ma neanche si merita un grazie o un sorriso: gli farebbe pure male,

Per questa età della vita la cosa più importante da regalarmi resta lei: la coerenza. Se non la usano con te, fallo tu.

Notte e l'ultimo nastro

Ridere per gioia, ridere per lenire il dolore altrui, offrire ciò che si ha e a volte solo si immagina: questa può essere una giornata di festa.

Quando rimuovi i nastri colorati e pensi di aver finito, ecco ne vedi uno ancora impigliato nell'aria. Ma non l'hai messo tu: è il cielo con una sbavatura di tramonto. E quell'ultimo nastro, che non hai sistemato, né potrai togliere, ti sembra un ottimo motivo per ricominciare a fare festa. Anche quando si dissolverà, anche quando il dolore alzerà la voce, stai ballando per una ragione che si chiama vita.

Notte e l'ultimo nastro.

Dialoghi reali - se non avesse vinto l'Italia

Un anziano rallenta per cercare parcheggio. Inferno di clacson dietro, con  gestaccio e insulto prima della sgommata.

Lui completa la manovra, scende e parla a due passanti.

- avete sentito che cosa mi ha detto? Pensate se non avesse vinto l'Italia.

martedì 28 giugno 2016

Come un pensiero frettoloso

Il cielo che si sveglia come un pensiero frettoloso. E poi cambia idea e rimane a contemplare la propria bellezza, fragile e perfetta come ciò da cui deriva.

Rivoli di colori sono le direzioni che potrebbe prendere, ma resta immobile come a darci il tempo di scegliere, lui che è arrivato correndo come un pensiero frettoloso.

L'unico che mi ha fatto ridere

Il pensiero si annida a quella risata così fuori posto. Potrei ricordare tante sequenze di film che mi hanno resa felice e imperturbabile, pervasa da una folle fiducia nella giustizia.

Invece, torno a quel film: le quattro mosche di velluto grigio. Sì, insomma, terrore orchestrato da Dario Argento.

E quando compari tu, il tuo volto irresistibile prima della tua battuta, io rido per un attimo al riparo.

L'unico che mi ha fatto ridere, persino in mezzo al terrore, sei tu, Bud Spencer. Perché mi sentivo al sicuro, con la tua forza che giocava con l'ironia.

Riposa in pace, Bud Spencer.

Quello che sono

Ci si impegna a costruire se stessi e il palazzo dei sogni. Si impasta una vaga personalità e - da poveri umani - si spera qua e là che qualcuno scorga questa raggiante miseria.

Poi avviene che qualcuno guardi negli occhi e dica: assomigli proprio a lui. E di tutti quegli anni di lotta per l'indipendenza e l'originalità, te ne freghi di botto.

Tutto quello che sono, ha senso se assomiglio a te.

Dipingere l'amicizia

Se volessi dipingere l'amicizia, fuggirei dalla mia imperizia e mi appellerei a foto come queste.

Incontrarsi dopo anni, dopo non essersi mai dimenticate. Vedersi come si è e mostrarsi come si era, senza inciampare in confini.

Se volessi dipingere l'amicizia, mi rivolgerei a pittori come mia madre. Che varcano le frontiere del tempo, non con i pennelli, ma con l'anima.

Notte e tutte le emozioni del mondo

Dovrebbero vietare di concentrare in poche ore tutte le emozioni del mondo. Vedi partire un piccolo grande uomo, che ha trasmesso la propria luce a ogni persona incontrata nella tua città.

Vedi arrivare una folla di cuori ad abbracciare la donna più straordinaria che tu abbia mai conosciuto, tua madre. Sulle spalle tante prove, sul volto la gioia di accogliere e compiere del bene.

Neanche riesci a goderti veramente questo ben di Dio che scorre, fino a quando non puoi fermarti a rivedere ogni attimo dentro di te.

Due persone che danno tutto, senza farlo pesare, forse senza accorgersene. Così cantano tutte le emozioni del mondo.

Notte e tutte le emozioni del mondo.

lunedì 27 giugno 2016

Il mattino d'estate (ha ragione Jim)

Niente dipinge con dolorosa perfezione il mattino d'estate quanto una canzone dei Doors. È quanto il giorno inizia con una ricchezza inestimabile, con l'oro tra i capelli, che avverti il timore di perderlo.

Che sia l'avvio o la fine, non cogli differenza: corre la stessa nostalgia di qualcosa che è troppo bello, troppo pieno, per rimanere.

Aleggia la domanda di Jim Morrison: dove saremo, quando l'estate sarà andata via.

Dialoghi reali - nazionalità incivile

Sulle strisce sfrecciano le auto, una dopo l'altra. All'ultima indifferente sbotta la reazione.

- che incivili, gli italiani.

- la targa era svizzera.

- ecco, gli europei, ormai è vizio comune.

- la Svizzera neanche fa parte dell'Unione europea.

- il mondo fa schifo.

Notte e tutto è così vicino

Ti sembra di esserti addentrato nella vita, ma tutto è vicino. Tutto è così vicino ai tuoi primi passi. E tutto quel gran camminare ti riporta a quando andavi a tentoni, incespicando e ridendo.

Adesso hai un po' disimparato a ridere, ma quando accade, lo fai accadere, è di gusto. Perché scopri che tutto ciò che conta è così vicino, da poterlo toccare e da potersi allontanare ancora senza pesi sul cuore.

Perché tutto resta così vicino.

Notte e tutto è vicino.

domenica 26 giugno 2016

La pioggia di poche parole

La pioggia è di poche parole, concentrate in uno scroscio di gioia o di protesta. Probabilmente, di entrambe.

Non resta un istante di più, non riversa illusioni o fandonie. Si aggrappa all'aria prima di cadere ridendo. E ha già detto tutto, prima di fuggire. Libera da vincoli e voglia di emergere, cade per tornare a volare.

La pioggia, di poche parole, non può rimanere in questo mondo soffocante di chiacchiere.

Notte ed è la stessa vita

Quando anni distanti si incontrano, ti appaiono anche vite diverse. Che forse nemmeno si sono mai incontrate, è il dubbio che ti assale.

Ma basta guardare negli occhi una persona o ascoltare il ricordo di un'altra, per cogliere che sì, è la stessa vita. Che i binari non si sono mai separati, al contrario conducono qui. Al tuo volto, alla tua anima, alle tue ferite, alla tua bellezza.

E' la stessa vita e non chiedeva che di essere ricomposta.

notte ed è la stessa vita.

Non è spezzando le margherite (che si esiste)

È facile incontrare chi entra a gamba tesa o con parole sciocchine nelle considerazioni e nelle vite altrui. Un po' per l'irresistibile voglia di giudizio, un po' perché ci sono questi strani individui che si divertono a spezzare le margherite, o almeno provarci. Per sentirsi fighi o anche solo vivi.

La cosa un tempo mi incuriosiva. Ora che le parole mi incutono timore, per il male che si può procurare, mi lascia indifferente.

Se non altro perché qualcosa ho capito nella vita: non è spezzando le margherite che si esiste.




Chi ha già vinto gli europei

Entro con i miei compagni di squadra: loro già con divisa e tensione agonistica, io solo con il cuore che scenderà in campo con loro. E con gli avversari.

Non ho ancora potuto vedere una partita intera degli Europei, travolta da un po' di eventi. Ma questa è la gara più importante e si affronta tra mura di cemento, su un campetto sotto il sole.

Le vecchie glorie dell'Antoniana si confrontano con i ragazzi del carcere, allenati dall'amico Luca Cirigliano. Concludendo una stagione di sport vero, quello che apre i mondi, coltiva legami e valori, guarda avanti.

Vi dico per primo il risultato, che conta per ultimo: 5-6. 

Importa che entrambi danno il massimo sotto il sole, per se stessi e per gli altri.

Che un ragazzo senegalese sfodera un sorriso felice quando segna e anche quando sbaglia.

Che un altro goleador, un altro ragazzo, è alla sua ultima partita tra il cemento perché tra pochi giorni uscirà dal carcere.

Che ci si scalda, ma la lealtà sportiva lega  le squadre.

Alla fine ci si congeda, felici e riconoscenti. Grazie a chi ha reso possibile questa straordinaria stagione.

Qui abbiamo già vinto gli Europei.

E uscendo condivido un nuovo sogno: riuscire a giocare sul campo esterno, sull'erba, su uno spazio che abbia più respiro. Tanto respiro quanto ne possiede la speranza.

sabato 25 giugno 2016

Il mattino come un treno

Con il suo silenzio, il mattino fa uscire racconti lenti e incredibili.

Sarà per questo che un solo rumore si sente: il treno, da lontano. Un procedere dapprima stanco, sembra persino sbuffare come ai vecchi tempi. Poi prende forza e coraggio: accelera e scompare nel tunnel con le sue parole farfugliate.

Resta solo il mattino a raccontare, con il suo silenzio.

Cambiare idea

In troppi cambiamo idea troppo spesso, aggrappati a un vento malizioso. Mica di correre il rischio di cambiare noi stessi.

Farsi vivo per ciò che importa (social education)

Quando qualcuno si fa vivo solo per ciò che gli importa, mi viene spontanea una domanda.

Ma ogni tanto preoccuparsi se tu sia vivo, gli importa? E se no, perché non bussa da coloro dei quali gli importa per raggiungere i suoi risultati?

Notte e chissà dove andrà

Anche quando la sera arriva di corsa, con il fiatone, c'è un angolo in cui a lungo non entra. Troppo preso dai raggi che si sciolgono, lega lo sguardo senza ferirlo.

Tutt'attorno, avanzano le ombre, ma lì la luce resiste ed esiste. Si mischia all'aria, con sfumature indescrivibili: intuisci che stia andando, eppure capisci anche che non si spegne, non si spegnerà mai.

L'angolo del giorno, chissà dove andrà. E chissà se lascerà che noi lo seguiamo: in questa ora della sera, sembra persino invitarci a dare una sbirciata nel destino.

Notte e chissà dove andrà, l'angolo del giorno, noi, il destino o ciò che vi assomiglia.

La macchina del referendum

Un giorno sono tornata a casa decisa: ho scelto l'auto nuova e anche il colore. Però, siccome sono democratica, metto la tinta ai voti ugualmente in famiglia.

Io dopo tanti anni di auto grigia, la voglio rossa. Ero in combattimento, perché c'era anche azzurra. Va be', la metto ai voti, tanto già io spiano la strada scrivendo rosso sulla mia scheda.

Il resto della famiglia ha votato azzurro. Siccome siamo in tre aventi diritto al voto, ho perso di poco tecnicamente, giusto? Quindi potrei ratelare.

Sono andata in concessionaria e sono salita sulla vettura blu, maledicendo la mia tentazione di democrazia. Che poi devo guidarla io, mm, potevo far valere il doppio io mio voto. Oppure aspettare una settimana e tentare di farlo ripeterlo...

Ecco, la prossima volta decido io e basta: se non piace, amen. Ma so già che non lo farò. Perché a me votare, e far votare, importa moltissimo, anche nelle minime cose. Anche quando penso di aver ragione io, ovvero quasi sempre, da umana.

Così ho pianto per #indyref, ma sono sopravvissuta moralmente. Non mi straccio le vesti per Brexit.

Mi sento solo triste quando seguono altre conclusioni: hanno deciso i vecchi, non bisogna far votare tutti e altre considerazioni.

La realtà è che gli altri sbagliano sempre, quando non votano come vogliamo noi. Ma sapete che ho il dubbio: non è che pensano lo stesso di noi?

venerdì 24 giugno 2016

Dialoghi reali - vecchio

Uno splendido ottantenne mi chiede: ma quel signore là, ha ottant'anni dunque?

- No, ne ha 83.

Sguardo di riprovazione: "è vecchio".

Notte e ora riconosciamoci

Riconoscenza. Quando Giordano, da un Paese ferito a una città che lui continua a vedere splendida, ribadisce i suoi sentimenti, mi guardo attorno.

Vedo lui, greco, abbracciato ufficialmente ora dai bustocchi. Perché è grato, e la gratitudine finalmente si conquista uno spazio.

Ma forse riconoscenza - oh sì, quel sentimento che il mio poeta Angelo Bottigelli vedeva tristemente morto, anzi neanche più le ossa erano avanzate - vuol dire altro ancora.

Riconoscersi, appunto. Oggi l'ho visto con tante persone e con ciascuna è stato se stesso. Di più, era come se permettesse a ciascuno di fare altrettanto, di liberarsi dei ruoli, dei pensieri, delle afflizioni: così ci si guardava e ci si ritrovava; ugualmente si riconosceva l'altro.

Del resto, lui per prima cosa ha riconosciuto un'altra creatura: la magnolia della sua giovinezza.

Oh sì, dire grazie, fa decisamente bene. E trovarne i motivi, ancora di più.

Grazie Giordano, e ora riconosciamoci.

Notte e ora riconosciamoci.
http://neicassettidimalu.blogspot.it/2016/06/giordano-che-ci-fa-sentire-migliori.html




Orgogliosi

Non mi sembra che sia l'istante, sentirsi orgogliosi quando ci stiamo ancora cercando.

Oppure vuoi vedere che è l'istante ideale, quello in cui sai dove vuoi specchiarti.

Curati di loro

Tu stai cercando di non sentire dentro di te i pianti dei gattini che se ne vanno verso una casa accogliente, ma intanto si allontanano.

E pensiamo a un nostro amico, che non è riuscito a tenere distanti mamma capra e il suo cucciolo, neanche in nome della ragione: ha dovuto riportarlo insieme, scosso dai versi misti a lacrime.

Ci sarà chi sentenzierà: sì, ma se ne fregheranno degli umani. Solita manfrina, di chi non capisce come l'amore sia un dono immenso. E se lo condividi con le creature tutte, più ne avrai da offrirne.

Curati di loro, perché ognuno ha un cuore, un'intelligenza che non procura per forza del male, una pena, un sorriso. Tutti figli dello stesso Dio, anche senza parole. Tutti con un pianto per cui confortare.

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Così era questa l'estate

Così era questa l'estate. Una carezza più audace, persino troppo, prima della vera regina: la lentezza. Ritrovata sulla via quasi per caso, ti prende per mano e ti conduce.

Non riveste alcuna importanza il resto, non c'è meta per cui correre. L'estate raccomanda un passo pigro dopo l'altro, goduto intensamente senza però affaticarsi.

Così era questa l'estate. Consegnarsi a se stessi e persino alla vita.

Dialoghi reali - Finalmente gli Europei

esultanza di giovedì

 Basta, stop, questa sera posso finalmente gustarmi gli Europei, non ci avevo ancora potuto mettere la testa. Ohhhh.

- Questa sera non ci sono partite.

Ovviamente. Murphy, fatti più in là.

Giordano, che ci fa sentire migliori

Chissà cosa vede in noi, Giordano. Forse quello che ha nel suo cuore, forse persino quello che c'è.

Sono grata alla Famiglia Bustocca per aver creduto in questo abbraccio alla Grecia sofferente e fiera e a un suo piccolo grande uomo, che arrivò nella mia città ben 64 anni fa. L'ha vista crescere, cambiare, cadere: e non ha mai smesso di amarla, cercarla, ringraziarla anche dalla sua Atene.

Ha i suoi solenni casini, la mia città. Anche in queste ore. Ha persino dovuto rimandare la cerimonia civica della patronale, una patronale che vede sempre meno festa per le strade: tutti siamo troppo presi a correre, a lavorare, a cavarcela come possiamo e di più.

Ma sono felice che il sindaco Emanuele Antonelli abbia deciso di lasciare questo punto fermo, il bustocco ad honorem.

Giordano Chatzivassiliou, dai suoi primi disegni tessili alle sue solide amicizie, dal lavoro alle lunghe passeggiate per le vie che cambiavano, ha sempre ostinatamente pensato di aver ricevuto da Busto più di quanto avesse dato.

Questa è l'unica cosa che dice, a cui non credo.

Perché vedi, Giordano, ci fai sentire migliori.  E non esiste persona capace di un dono più straordinario.


Il canto biondo dei grilli

Prima ha afferrato le mie deboli antenne, poi gli occhi.

Il canto dei grilli, un'armonia di note controvento. Tagliente come le certezze dell'estate, vibra.

Ma le spighe sono mature e bionde. E forse in un impeto di malinconia danzano a quel ritmo, fino a diventare un tutt'uno.

Il canto biondo dei grilli.

giovedì 23 giugno 2016

Quale popolo egoista

Oggi sentirò, già sento una raffica di giudizi sull'egoismo del popolo inglese. Dico inglese, questa volta, perché la Scozia ha altri atteggiamenti sull'Europa.

Rifletto però su qualche servizio giornalistico di ieri: come vedono Brexit gli italiani. 

A parte qualche ragionamento compiuto, mi sono venuti i brividi. Persino migliori coloro che nulla ne sapevano.

Una risposta su tutte: speriamo che non escano, se no come faccio io ad andare là.  L'egoismo in salsa comunitaria.

Chi va, chi resta. 

I primi forse ce l'avevano con l'Unione Europea, noi forse dobbiamo ancora trovare l'Europa.

Non sarò felice finché

Pensavo di vincere facile, gli anni che sospingevano la saggezza con minor fatica.

Mi basta uno zanzarone che mi si avvicina. E se mi vola la ciabatta con urlo quasi eroico, so già cosa accadrà.

Che io non sono felice. Sono tornata bambina, ma nel senso di fragile e anche un po' ottusa: una che non ha compiuto mezzo passo per crescere, così toglie di mezzo ciò che l'inquieta anche se non le fa assolutamente nulla.

Non sarò felice finché smetterò di tirare ciabattate a un insetto di passaggio. Finché non mi importerà il bene di ogni creatura, bella da morire o brutta quasi quanto me.

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Se non c'è un colore (che vince)

Sai quanti sono ancora convinti della fissità del lago. Troppo tranquillo, troppo uguale, molti si lasceranno andare anche a un "monotono". Forse perché di monotonia vivono.

Peccato a loro manchi il tempo, o la volontà, di andare a frugare tra i suoi colori. Immenso o piccolo, non importa. Il lago di Pusiano, cullato dall'estate pigramente, mi ha  ad esempio scatenato una guerra nel cuore.

Voltarsi dalla parte della montagna o del canneto o del villaggio… Non c'è un colore che vince, non ce n'è uno che si addormenti, uno che smetta di correre o inseguire l'altro. Come nei giochi d'amore, in cui ti arrendi per poter riprendere a combattere ridendo, presto.

Se non c'è un colore (che vince), hai tutto da perdere a fermarti. A meno che sia per dichiarare il tuo amore a un lago che di te non si stanca mai.

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Notte e chi è in Europa

Raramente ho sentito tanto cianciare, se non pontificare, sull'uscita dall'Europa. Solo un blando riconoscere che il referendum britannico (britannico, scusate, non inglese) sull'eventuale addio all'Europa fosse tecnicamente perfetto nella sua semplicità. Roba che noi neanche possiamo sfiorare.

Ma intanto parliamo, blateriamo, giudichiamo. Noi che votiamo sempre meno, eppure sulle vicende altrui siamo in grado di giudicare a iosa.

Ah, non è vicenda altrui, Brexit? Già, ma io continuo a pensare che stiamo qui a impazzire con gioco virtuale su chi potrebbe lasciare l'Europa.

E chi c'è, veramente, mettendosi in gioco, ribaltando i burocrati, riportando gli ideali, quegli affari fuori moda, non ci interessa. O forse, semplicemente non esiste.

Perché essere in Europa, non ci interessa veramente.

Notte e chi è in Europa.

mercoledì 22 giugno 2016

Anche le campane d'estate

Anche le campane sussurrano nelle mattine d'estate. Quasi non mi ricordavo la loro voce ovattata.

Come un velo di lentezza posato da ricordi, rende questo presente dolce e irresistibile. Dimentico che presto staremo già correndo, adesso voglio ascoltare le campane che trattengono la voce per accarezzare l'estate.

Luoghi che non esistono

Accade che ci fermiamo in luoghi che non esistono. Altri ci dicono di non averli mai avvistati, altri ancora esibiscono la felicità che siano passati.

Ma noi siamo passati in quei luoghi che non esistono. E anche se ci mancano, terribilmente, siamo felici di sapere che sono esistiti. Se non credete alla loro polvere, guardate ai segni sulla nostra pelle.

E forse la polvere diventerà luce.

Whisky per amore

Hai scoperto il whisky per amore, per questa fissazione scozzese che mi ha fatto credere nel potere degli aromi e degli angeli.

Io non so come ripagarti. Se non, a volte, far cadere il ghiaccio nel whisky con te, maledicendomi un poco, il tempo di sorridere.

Prima che diventino macigni

Un'amica mi ha insegnato a levarmi i sassolini, prima che diventino macigni. Mica di soccombere nel tentativo di liberartene, mica che ti schiaccino in un sussulto di libertà.

Meglio sbattere fuori i sassolini, pensieri, sensazioni, testardaggini malconce. Basta che non siano parole che feriscano l'insulsa ma adorabilmente fragile  umanià.

Dialoghi reali - Cronaca

- Collega, mi vuoi un po' di bene?

 - Ma sai, Malu… non un granché.

Cronaca.

Notte e la libertà dei profumi

Intrappolati malamente i paesaggi aperti e gli angoli più remoti sull'isola, mi resta un rimpianto. Con tutte le invenzioni di questa terra, alcune vagamente stupide, non c'è modo di trasmettere i profumi.

Non c'è uno straccio di macchinario, un contenitore magico in cui racchiuderli, nemmeno quel sapientino dello smartphone  è in grado di aiutarmi.

E come posso raccontare il mormorio dei fiori nella brezza, il grido per niente timido della terra umida e più di tutto la menta. Quella distesa di menta che mi è entrata dritto fino al cuore.

Che strano, ora nell'afa ingigantita dall'asfalto avverto un formicolio alle radici. E la sento. Sento quella distesa di menta, vuoi vedere che il cuore ne ha afferrato un pochino. Ma non per molto, perché adesso la lascia andare. La libertà dei profumi, lui la riconosce, lui la rispetta.

Notte e la libertà dei profumi.

Incapace di fingere (il momento perfetto)

Non è che non fossi capace di fingere, in fin dei conti sono un (pessimo) essere umano.

E' che proprio non ne avevo voglia.

Che momento perfetto.

martedì 21 giugno 2016

Un raggio più prezioso degli altri

C'è un raggio più prezioso degli altri.

Non è quello che mi sveglia viziandomi. O quello che mi ridà la consapevolezza più profonda, così simile alla gratitudine. Nemmeno quello che si posa sui colora dei fiori o spazza via settimane di pioggia.

L'unico raggio che conti, si posa su di te e ti fa esistere per i miei occhi e la mia anima. E dalla gioia, sfugge di mano al sole.

Le dita intrecciate sul treno

Tutti isolati da smartphone, cuffiette  o libri per i più romantici. No, non sono sicura che i più romantici siano questi ultimi sul treno.

Perché vedo una coppia di stranieri, poche parole in inglese e il resto parlano con i sorrisi, misurati. Stanno lasciando l'aeroporto e viaggiano verso Milano: chissà cosa vorranno scoprire, quando sembrano già felici così.

Quieti sul treno, mentre attorno corre, strilla e brontola virtualmente l'umanità. Loro invece si prendono per mano, senza pronunciare mezza parola. Le dita intrecciate, senza presunzione di possesso, ma come una carezza prolungata. Come hanno fatto molte altre volte e non vedono ragione per cui smettere.

Una stretta che si scioglie e si riforma, sorridendo del brulichio tutt'intorno.


Notte e le idee troppo chiare

Sarà il solstizio, si dice così? Che parola complicata, un intreccio di sillabe.

Comunque, per mezzo istante, ho le idee chiare. Forse troppo chiare.

E quando sono così dannatamente chiare, vanno espresse senza esitazione o ti soffocano.

So che canzone voglio.

So dove voglio incredibilmente andare.

Ho perfettamente chiaro chi voglio tenere alla larga. 

No negatività. No falsità. No sospiri di accettazione bonaria. 

Ho le idee troppo chiare per stare immersa nella notte.

Notte e ho le idee troppo chiare.

Il pino che sussurra ai palazzi

Dal finestrino del treno scorgo un groviglio di palazzi. Poi finalmente una raffica dolce di piante elevate che sembra proclamare la liberazione.

I condomini si attenuano o si mettono in riga, come due gemelli diligenti e cresciuti troppo in fretta. Ma  sono separati da un pino che ha avuto più pazienza. Si è riparato sotto la loro ombra e oggi restituisce il favore con dolcezza, non dimenticandosi di alcun piano.

Premiato, perché cresce ancora oltre i gemelli di cemento. Per sussurrare meglio anche agli angeli.

lunedì 20 giugno 2016

Il silenzio ci rende

Il silenzio rende l'inizio del giorno vero, roba che se allunghi la mano lo sfiori. Un'isola dove fare lunghi tuffi e ristorarsi al sole.

Il silenzio ci rende speciali, saggi, forse solenni come una cerimonia che non si ripeterà.

Tutti capaci di parlare, ma entrare indossando il silenzio è attirare l'attenzione che pur non vuoi.

Non voglio essere grande

Non voglio essere grande, ma viva finché respiro. 

Parlare perfettamente

Sì, è vero che parlate perfettamente. I vostri concetti rimangono scolpiti nell'aria e si stropicciano mentre non cadono.

Siete impeccabili nella comunicazione e si potrebbe lustrare all'ennesima potenza la vostra padronanza.

C'è solo una cosa che non capisco: quello che volevate dire.

Notte e meglio essere confusi (come la luna)

Lo sguardo si alza da solo ormai, quando sono incerta tra la stanchezza e la felicità. E chi trova lei, ancora così confusa: la luna ancora più offuscata e bellissima.

Stasera vorrei chiederle, visto che sta diventando un vizio: ma tu li senti ogni tanto i nostri discorsi? Sappiamo chi sta dalla parte del giusto (la nostra, facile) e chi da quella sbagliatissima (almeno per un po'). Siamo a conoscenza di una miriade di cose, direi quasi insopportabile.

Meno male che ci sei tu, che ogni tanto mischi le carte: intera, mezza, uno spicchio incerto, con un alone come un collo di cappotto fuori stagione.

Meglio essere confusi, come te. O come fingi tu. Magari per insegnarci a essere più reali. Troppe certezze, confondono, vuoi dire?

Notte e meglio essere confusi.

L'ultima nuvola o la prima

L'ultim nuvola approfitta dell'imbarazzo del tramonto e resta nel cielo. Poi scura in volto si confonde con la sera. Io penso se ne sia andata, finalmente, invece compare come frettolosa stella del mattino.

L'ultima nuvola o la prima, indecisa se finire o iniziare. Anzi consapevole che la vita è entrambe le cose. E vola di cielo in cielo, attraversando le giornate. Se fossi saggia, ne sentirei persino la risata.

Lo sai che i filosofi

Che ci faccio qui e soprattutto perché sto scrivendo, se non lo so? Le domande, sul serio o per scherzo (ammesso che si possa individuare il confine) si portano dietro per abitudine o convinzione, ma vale sempre la pena scuoterle con l'ironia.

Io ho la fortuna di un antidoto, le pagine di Vittorio Salvati, che già mi vizia sui social, ma con il suo libro non mi permette di fuggire da me stessa. Sì, perché non ci sono più i filosofi della volta, però chi (si) interroga sorridendo è un degno erede.

A volte non riesce, perché, è vero, le sofferenze e le violenze prima sono scritte con le lacrime, solo successivamente con l'inchiostro. Eppure riesce a giocare, prima di tutto con il tempo, e sa che se proprio deve congedarsi, è meglio morire d'amore.

Che poi, al di là di mille proclami intellettuali, vuoi vedere che questo mi fregò della filosofia: che contenesse la parola amore.

Grazie, Vittorio.


Non ci sono più i filosofi di una volta, Vittorio Salvati, Edizioni Tipografia Marina

Due rose, due mani

Saranno stati i troppi film horror della mia vita oppure basta la cronaca quotidiana, ma sobbalzo passando vicino a una finestra.

Due mani, che piccole mani premono i vetri. Guardando con maggiore attenzione, vedo che sono due rose, infilate in un vaso sul davanzale. Si appoggiano sul velo della finestra, con una strana curiosità.

Solo due rose, o due mani dell'anima desiderosa di volare oltre un vetro, ogni barriera.

domenica 19 giugno 2016

Notte e la sera invita l'estate

L'estate mi ha scottato la pelle, poi si è ritirata. Incertezze nel cielo, che si tinge di un trucco cupo e clownesco.

Fino alla sera. Che irrompe con sfumature tenui e non osa vestirsi di freschezza. Sembra prendersi cura di dubbi e speranze, accogliendo entrambi nel suo grembo. Corre avanti e guarda l'estate, come invitandola: prendimi!

Non credo che ci penserà su molto.

Notte e la sera invita l'estate.

sabato 18 giugno 2016

Non importa

Non importa quanto durerà il sole qui fuori. È rimasto sulla mia pelle, dopo un abbraccio intenso e inaspettato. E resta nel mio cuore, persino quando vi si intrufola la tempesta.

Il richiamo per sempre

Ho una giornata intensa e fortunata, alle spalle. Una in cui ritrovarsi, in diversi modi, e uno ancora più intenso degli altri.

E' la mostra dedicata a monsignor Giovanni Galimberti, un abbraccio all'arrivo della patronale. Mi faccio correggere dallo stesso titolo ideato nella Biblioteca capitolare e dalla voce di Franco Bertolli, che accoglie con l'entusiasmo consueto di chi ama la ricerca e l'umanità.

A Busto Arsizio con il prevosto Giovanni Galimberti 1942-1966

Sì, perché da una parte incontro questa figura straordinaria, grazie alle foto, ai documenti, a quelle grafie troppo accurate ed eleganti per essere nostre, a quegli articoli conservati con cura, ai manifesti e altri preziosi tasselli. A cui devo aggiungere un'ulteriore voce: quella della nipote Serafina, che osserva e racconta, aggiunge emozione come al ricordo delle vittime della sciagura aerea ad Olgiate, con la basilica che si spalanca al dolore. Serafina, la conosco da una vita: anzi, è una delle prime persone che ho visto nella mia esistenza, dopo la mia famiglia, condividendo con lei e i suoi cari i primi passi incerti della mia infanzia.

Ma incontro anche la mia città. Quella segnata dalla guerra, quella che si sta offrendo ogni giorno per liberare dall'oppressione e dall'odio, quella che rinasce con uno slancio raro, quella che sa fermarsi per una preghiera o per aiutare gli altri.

Due momenti scopro, e mi commuovono particolarmente, tornando alla persone. Monsignor Galimberti che piange alla morte di don Carlo Gnocchi, a lui caro. E che dialoga con il socialistissimo pà Carloeu, preoccupato del Bene con fede laica.

Quando sto per uscire, ripromettendomi di tornare con una lettura più accurata del libretto, mi fermo a un richiamo. Quello scritto a fine 1949 perché i cittadini, ciascuno nelle proprie possibilità, aiutassero a riparare la basilica ferita dal tempo.

Rileggo le prime righe:
"Ogni generazione ha i suoi compiti ed il primo consiste nel conservare intatto il patrimonio creato dallo sforzo e dal sacrificio delle generazioni precedenti".

Uscita, preferisco non guardarmi attorno per non incorrere in una sfuriata della coscienza. Ma in qualche modo, so cosa devo fare.

E so cosa spero: che in questo luogo meraviglioso, dove ho scoperto tanto delle mie radici e del mondo in questi anni, entrino tante persone a conoscere Giovanni Galimberti e la città.



Notte e quasi quasi ci credo di più

Per un attimo ci credo: le finestre stanno aperte con dolcezza, senza farsi trascinare dalle solite bizze. E le lenzuola scivolano via come i pensieri.

Poi l'aria si fa più pungente e già mi pentirei di aver creduto all'estate. E' che era così travolgente, anzi terribilmente pigro: di quella pigrizia che ti rende libero di creare.

Per un attimo ci avevo creduto. Quasi quasi ora ci credo di più.

Notte e quasi quasi ci credo di più.

Non con me

Puoi perdonare qualcuno per come ti ha calpestato, o almeno provarci. Ma anche decidere che non lo farà più con te.

Cosa non è provinciale

Vorresti che la tua città si svegliasse e uscisse dalle tane per condividere. Così quando scorgi a un evento presenze sconosciute, indaghi felice.

Milano, Gorizia, Pavia, scorrono i luoghi.

Hanno sfidato tutti, meteo compreso, e sono qui.

Sapete cosa c'è di più provinciale? Sapere che tanti vengono da fuori e non cogliere come questo sia il lato più bello. Perché la tua città sa ancora raccontare cose preziose e si potrebbe scambiare quel flusso di energia.

Please, Mr. Meat Loaf

Se non posso implorare te o il Frank-N-Furter di turno, diventerò cocciuta e griderò contro il muro.

Please, Mr. Meat Loaf. Per favore, Meat Loaf, rimettiti in sesto. Non salire su ogni palco, se non è possibile, ma regalaci ancora la canzone che ci fa ballare sui tetti e ci fa maledire il perbenismo di turno.

Mi ascolto pronunciare queste parole e da rocker inorridisco contro me stessa. Ma ho qualche favola, malamente messa insieme, da trattenere sulle mie dita ora che alle favole non credo più.


Le domande e le risposte

Invidio a modo mio quelli che hanno tutte le risposte. Quando io sono alle prese ancora con il balbettare le domande.

Ma i punti interrogativi sono morbidi e mi distraggono, mentre quei tratti rigidi mi sembrano così ingannatori, forse adulatori.

Le domande, come bolle di sapone, che ancora non ho imparato a soffiare nell'anello misterioso della vita.

Resistere a tutto


Il tuo rossore è riuscito a resistere a tutto. Inverno, sfrontatezza, aridità, lacrimare lagnoso.

C'è stato più di un momento in cui abbiamo pensato che non ce l'avresti fatta: chissà se hai temuto lo stesso di noi. 

E ancora accadrà, ma intanto il tuo rossore è rimasto la bellezza che accoglie  e che ci ricorda come si possa resistere a tutto e addirittura rifiorire, acero caro.

venerdì 17 giugno 2016

Notte e buffa è la luna

Quando esco nell'aria fresca e malandrina, lei mi sta studiando con il fare da monella. Seminascosta da una nuvola, capitata lì per caso, lo vedo che mi osserva. E quasi quasi rido con lei.

Ma come cambia forma, atteggiamento e sorriso lungo la strada.

Prima si cela maldestramente, poi si palesa con sfacciataggine. L'ultimo sguardo è appoggiata su un tetto, con dolcezza direi se non temessi di essere melensa.

Buffa è la luna, forse persino la vita mescolata di lacrime per non rendersene conto.

Notte e buffa è la luna.

Dialoghi reali - messaggi incrociati

Alla ricerca del cane nascosto: Etta! Ettaaaaa.

(Voce fuori campo, vagamente umana): Etta un corno.

Sarebbe morta una donna

Sarebbe morta una donna. Una persona. Ma fermarsi a piangere sembra impossibile. Una lacrima e subito a sparare analisi e più spesso sentenze.

Lo so che bisogna reagire, combattere e votare a un referendum.

Ma nel groviglio di notizie vorrei dire solo

Riposa in pace Jo Cox.

E piangere, prima di parlare. Magari anche pensare.

giovedì 16 giugno 2016

Tornerà

Mi scaldo a fatica pelle e pensieri, ma sfiduciata penso che tornerà a piovere.

Sì, tornerà a piovere. Tornerà però anche l'estate. Tornerà un momento per emozionarsi. E ciò che mi preme più di tutto, tornerà il tuo sorriso.

Notte e donare quel poco

Anche stasera devo respirare e condividere la gratitudine per le persone meravigliose che ho incontrato lungo la mia strada. E che, incredibilmente, sono rimaste.

Una di queste è un uomo gentile, che ha tessuto la realtà, ora la guarda e la offre con devozione, senza per questo diventare meno protagonista.

Perché rileggo il suo messaggio. Dice che il suo cuore è poco e lo vorrebbe donare per salvare un bimbo in difficoltà.

Io non riesco nemmeno a intravedere i confini del suo cuore. E dentro di me trova rifugio il pensiero che donare quel poco che si crede di avere è tutto.

notte e donare quel poco.

Dialoghi reali - il più tenero

I bambini allungano la mano dal cancello dell'oratorio per accarezzare la cagnolina. Uno di loro mi dice: signora, che tenera è. Com'è morbida, le mette il balsamo?

- no (sorrido) è naturale.

Poi lei si allontana un poco per guardare meglio attorno a sé. E quando il ragazzino allunga di nuovo la mano, non riesce più a toccarla. Allora si rivolge a un bimbo sulla strada: accarezzi il cagnolino per me?

Io non so chi sia più tenero, bambino.

mercoledì 15 giugno 2016

Eppure c'è chi canta (nella tempesta)

Appena la tempesta abbassa un po' il volume, anche solo per stanchezza, si sente la loro voce.

Si sente che c'è festa sui rami scossi di un albero o nel rifugio striminzito di un tetto, tra gli uccellini.

Eppure c'è chi canta e ride nella tempesta. E viene voglia di raggiungerlo sotto il fragile riparo.

Il lago scuro

Il lago è scuro come non lo vedevo da tempo. Per nascondere l'arrabbiatura o godersela, tira su anche le coperte con sdegno.

Il lago è scuro e se ne vanta.

Vuoi vedere che la luce, devo portarla io. Minuscola creatura, con l'unica scintilla del sorriso.

Notte e non si può stare lontano dalle grane (ma)

Incontri persone che sembrano godere di seminare zizzania. Di alimentare le grane, che diventano la loro aria. E rischiano di trasformarsi nella tua.

A volte ti dirai: non può essere così, deve essere solo un modo di apparire. E continui a evitare a realtà.

Devi esserne ferito, in profondità, per capire che devi stare alla larga. Se non vuoi affondare ed essere uguale: che poi, più o meno, sono la stessa cosa.

Non si può stare lontano dalle grane. Ma di chi ama coltivarle, di chi gode della zizzania e mette sempre il proprio zampino nelle vite degli altri per ferirle.

SI'.

notte e non si può stare lontano dalle grane (ma)

Se sei un buffone

Se sei un buffone e da buffone ti comporti, puoi anche convincerti di aver attorno un pubblico entusiasta. E ti puoi beare degli applausi, contarli per quanti sono o molti di più ancora.

Ma ciò non toglie che tu sia un buffone. Che sia per questo che ti applaudono e ridono.

L'incanto della trottola

Una piccola folla riunita davanti alla vetrina, mi dico che discuteranno di europei o qualche fonte di scommesse.

Che stupore, vedere tra loro un uomo chino e qualcosa girare, mentre anche gli altri osservano sorridenti. Una trottola o un calimon, come si diceva.

L'oggetto gira e tutte le persone immobili e felici. C'è già tutto ciò che ci può raccontare la vita, in questa scena.

Cosa resta del primo palco

Contemplo Steven Tyler sul vecchio palco. Qualcuno obietterà: il vecchio Steven sul vecchio palco.

Ma mi viene già difficile accostare questo aggettivo al luogo. Che è, semplicemente, il primo. Sfatto dal tempo e con un'aria di bizzarra felicità: così racconta il legno tremante.

Cosa resta del primo palco.

Il primo posto dove si è provato, dove si è avvertita una paura devastante, dove i sogni sono stati più arditi.

Tutti abbiamo un primo palco e a volte lo ritroviamo, per cercarci meglio.

martedì 14 giugno 2016

I ragazzi sotto i lampi

Ho frenato, devo aver sognato i ragazzi sotto i lampi. Seduti sul marciapiede nella via stretta e oscura, ad aspettare la tempesta. Non parlavano, osservavano il cielo senza aria di sfida. Con la curiosità dei loro anni, forse cercando qualcosa oltre quei bagliori.

Forse non osando semplicemente guardarsi.

I ragazzi sotto i lampi, teneri e coraggiosi, si riparano con candore. E non so da cosa, realmente.

Notte e nostalgia di Philadelphia

L'ho sfiorata, eppure questa notte mi sembra di esserci rimasta una vita. Sarà colpa o merito di questa pioggia che non allenta mai la presa.

Philadelphia, riti di libertà e costumi che non sembrano finti, forse perché non lo sono. E se allungo il passo, sbrano la scala più veloce di Rocky. E se allungo la mano, mi ritrovo con il gelato più gustoso del mondo.

Un amico posta immagini che mi riportano lì e mi trasmettono una fotografia anche di me stessa: quando volevo viaggiare, a tutti i costi.

Adesso voglio viaggiare ancora. Ma per tornare presto da te.

Notte e nostalgia di Philadelphia.

Dialoghi reali - la dieta

- da oggi dieta ferrea. Vado nel parco e mangio i fiori.

- io invece ieri sera ho mangiato l'ultima fetta della tua torta, che buona. E sto pensando a che dolcetto mangiare stasera. Alla faccia della dieta.

La mia amica mi incoraggia sempre. Quasi sempre.

I piccioni e chi sporca

Qualcuno mi deve ancora convincere che i piccioni sporchino più degli uomini. Mentre li si accusa di insozzare il pianeta, noi lo stiamo distruggendo.

lunedì 13 giugno 2016

Non ce l'ho con i social

Non ce l'ho con i social, strumento che potrebbe aiutare a costruire unione, armonia, progetti.

Ce l'ho con noi che ci ostiniamo a usarli così male, facendo vincere troppo spesso il male, la divisione, l'astio.

Le parole non volano

Le parole non volano. Quelle cattive, poi, ti restano conficcate sotto la pelle. Tu cammini, ma a volte ne avvertì il peso. Specialmente se le hanno pronunciate nello spazio del tuo cuore e sul palco fanno finta di niente.

Ma le parole restano. E non possono essere levate, se non se ne pronuncia una: scusa.

Altrimenti si può restare a parlare: da soli o con il pubblico preferito e inconsapevole. 

Non con te.


Notte e quando tutto è chiaro

Volevo nascondermi nella notte e invece qui è tutto chiaro. Urla il cielo e picchia i pugni, lampi e ragione stanno litigando temo.

Quando tutto è chiaro, mi fa un po' paura. Eppure basta solo tirar fuori il coraggio di essere felice.

Notte e quando tutto è chiaro.

Il grattacielo e la corte

Passo davanti al grattacielo e anche la cucciola si arresta, incuriosita. Il grattacielo ha qualcosa di strano. Di bellissimo.

Un movimento, un vociare, sotto i portici all'ingresso. Non sappiamo che festa sia, ma all'improvviso viene in mente un confronto. Quello con le corti, il loro stare insieme per vivere, aiutarsi, spiarsi, e anche festeggiare.

Il grattacielo, specchio della modernità, si riempie di giochi di bimbi, convivialità, risa. Perdono persino un "forza Juve".

Come le corti, abbraccia e poi lascia andare con un ciao quasi nostalgico: mi sembra che il mondo sia migliore, ma scappo via per non sentire il silenzio.

domenica 12 giugno 2016

Orlando e la finzione

Non mi fa impressione, in questa folla ondivaga, che delle vittime di Orlando non importi un granché.

Ciò che mi colpisce, è che neanche importi fingere.

Riposate in pace, anime strappate da questa folla ondivaga, ora nell'eternità che in ogni secondo di te si cura.


Non si può pretendere che ti ascoltino

Ciò che dici è dimenticato in un briciola di brezza. Ed è male farsene un cruccio.

Non si può pretendere che ti ascoltino. Si può forse smettere però di parlare.

Notte e se si deve correre

In attesa di un nuovo lazza-day (l'ultimo risale a qualche mese fa), corro per stare con le persone care, che non si possono radunare tutte insieme.

E mi dicono: ma stai ferma un attimo. Solo che io devo correre. Ma se si deve correre, è meglio farlo verso la gioia e il bene: che poi sono strettamente parenti.

Notte e se si deve correre.

Dialoghi reali - il menù di compleanno

- cucino io. Oggi ho fatto 300 chilometri per...

- per me?

- No. Comunque ti preparo questo piatto perché so quanto lo adori, visto che è il tuo compleanno.

- noooo, che buono. La prelibatezza che abbiamo mangiato al nostro primo incontro tanti anni fa: te lo ricordavi!

- no.

Già. Però graziee.

O per la precisione, ti amo,

sabato 11 giugno 2016

Se canti sottovoce

Quando il giorno inizia cantando sottovoce, puoi pensare che non abbia voglia di partire. Che sia lontano, o distratto. Che ti lascerà solo nel cammino.

Eppure sono convinta che là fuori sta avvenendo qualcosa di bellissimo. Tutti attenti a essere felici senza far rumore, mica di svegliare qualche principessa.

Se il giorno canta piano, è perché felice.  Come te.

Notte e sono nata a Haiti

Metti che io rinunci a tutto. Persino alle braccia protettive di mio padre. Che chieda di non avere cibo, ma fame. Di non sorridere, ma avere terrore.

Leggo il post di suor Marcella e so cosa significa.

Metti che io sia nata a Haiti. E viva paura e incertezza, fino al battito di ali di un angelo.

Notte e sono nata a Haiti.

Dialoghi reali - Il foglio

- Basta, adesso questa tua risposta…

- Finisce nei dialoghi reali.

- Ecco. Aspetta che la scrivo subito, altrimenti la dimentico.

- Va bene. Tanto poi non troverai più il foglio.

Adesso lo cerco. Lo cerco. Lo cerco.

Il calcio e tornare bambini

A pranzo un amico mi porta il suo nipotino, fresco di terza elementare. Un ragazzino che mastica panino, biscotto gelato e calcio. Tifa Torino, no prego, Napoli.

E quando gli chiedo se sia pronto agli Europei, mi avverte: io non tifo la nazionale, c'è troppa Juventus. Roba da tornare indietro, di fretta, di trent'anni e più. Ai Mondiali della gioia per l'intera penisola, tranne due o tre posticini tra cui il divano di casa mia dove piangevo. Ho già fatto outing da un pezzo, sulla mia predilezione per il Brasile, che mi sono tenuta anche per un paio di competizioni internazionali, temo.

Una delle ragioni, da romanista appassionata, era la stessa del bimbo. E neanche mi attenuava la furia vedere Conti e altri miei idoli.

Tra qualche anno questo bimbo non dico che si pentirà, ma forse cambierà idea. O magari no.

Ma intanto mi ha fatto tornare bambina: potere del calcio, anche così.

Un doppio giorno

Per (in)sicurezza sono nata a cavallo di due giorni. Da adulta mi dico: per riuscire a ringraziare tutti, così ho doppio tempo a disposizione.

L'amica che da più di trent'anni mi è fianco senza selfie e urla social, è la prima con la quale tagliare una fetta di torta.
 
Poi la mia famiglia, gli amici vicinissimi e quelli lontani per finta.

La mamma borbotta, il papà ride in cielo. Se lo ricorda quel giorno in cui lei si informava al lavoro se ne avesse ancora per molto. A cavallo di due giorni ci fu il miracolo, come amava definirlo lui.

Ovvero questa pasticciona.

E a cavallo dei due giorni io sono con te, che ogni giorno mi rendi migliore.



venerdì 10 giugno 2016

I cortili ne sanno di più

Lungo la via immobile del nonno si apre a un tratto un portone. Dentro, non avevo mai sbirciato, anzi pensavo che quella casa fosse disabitata.

Al contrario, stanno eseguendo modesti lavori all'ingresso e il mio sguardo fa ciò che io non oso: entra, seppur in punta di piedi. Ma si arresta presto, imbrigliato nella meraviglia. Perché quel cortile è magnifico, si direbbe regale. Non perché ricco: si sa che la nobiltà non ha la lucentezza dell'oro. Mura ammorbidite da vetrate affamate di sole, da balconi timidi e colori non meno riservati, il verde che si arrampica con discrezione, quasi più per trovare rifugio dal fracasso del mondo che da qualche parte infuria.

Mi devo allontanare, per non cadere in questa trappola del tempo. Poi, arrivata al portone dove nacque mio nonno, ecco che si apre come già altre volte è accaduto. Ma adesso mi accorgo che ci sono i  muratori nel cortile: forse lì finirà tutto sottosopra, forse rinascerà.

Mi devo allontanare, per non dire: fermatevi. O riportatemi indietro, fin dove non ero neanche stata. Dalla bisnonna e dai suoi bambini, tra cui il Giannino che tutti doveva poi consolare. Anche me.

I cortili ne sanno di più. I cortili ti riportano indietro, per mostrarti dove proseguire.

Il bello di non correre più dietro

Rincorrere chi e cosa? Il bello di non correre più dietro a nessuno è che si aprono mille direzioni, mille strade e un mondo intero.

E' fermandosi e guardando come si spalanca tutto davanti a noi, che si può scegliere.

Notte e chi allarga le braccia

Il nostro parco assume a volte le sembianze di una famiglia. E di quelle che accolgono tutte le creature.

Così, l'ultima volta che ti ho visto con il tuo cagnolino e un altro amico del parco mi ha chiesto come mai ero mancata, ho fatto ciò che difficilmente mi accade. Ho spiegato il periodo difficile, che ancora non voleva congedarsi del tutto, sbuffando un po'.

E tu non hai detto molto, quasi nulla. Mi ricordo il tuo sguardo, che ora si tinge di altri significati. Mi ricordi che hai allargato le braccia, alzando nel contempo i palmi delle mani al cielo.

Adesso, sei proprio lì. Tu già sapevi che te ne saresti andata, forse l'avevi appena scoperto.

E mi chiedo perché quando raccontiamo il nostro dolore, non sappiamo intercettare quello degli altri.

Notte e chi allarga le braccia.

Dialoghi reali - piove o non piove

- ma perché l'ombrello? Oggi non piove

- certo che piove 

- ma il meteo non l'ha detto

- ha detto di stare all'erta

Basta la parola.


giovedì 9 giugno 2016

Doveva essere estate

Doveva essere estate, quando mi hai chiamata.

E io d'estate non so che arrendermi alla voce di chi mi ama.

Ci ritroveremo a brindare (non è mai un addio)

Ci troviamo a un funerale e scuotiamo il capo.

Ma perché, ultimamente, dobbiamo vederci in occasioni simili? Amico straordinario, che hai fatto una sintesi perfetta di me e del mio libro, del mio groviglio e dell'improvvisamente placido navigare. Quante serate di brindisi e progetti, e poi l'incursione in Scozia.

Tu che volevi prendere lo sherry dolce, ma il barista mi lodò per il whisky senza ghiaccio, e aggiustasti il tiro.

C'era il nostro amico, per te un fratello credo, in quelle serate scozzesi. E ci viene il magone. Anche perché lui aveva chiesto una festa, una torta per la sua partenza e nessuno di noi ha osato.

Dobbiamo farlo un giorno. Per lui e per noi. E non importa se ci vedremo ai funerali, neanche se un giorno ci sarà solo uno di noi. Non è mai un addio.

Tu mi racconti i tuoi progetti e già li vedo realizzati.

Adesso ciò che ci manca, è solo una torta.

Dialoghi reali - La suoneria e la merenda

Il tassista sembra stanco o immusonito, ma il silenzio viene rotto da una musichetta brillante.

- Ma che bella suoneria! mi trovo ad esclamare.

- Sì, signora, è di una trasmissione televisiva.

- Lo so…

- Il pranzo è servito.

- Fantastico, sì.

- Mi serve per ricordare di fare merenda.

Perché non capisco mai quando mi parlate sul serio o state entrando nel cassetto dei dialoghi reali, quatti quatti?

Dove nessuno andava a guardare

Pensa  un giorno in cui non ci sentiremo dire: ma non l'hai visto su Facebook, l'hanno visto tutti?

Piuttosto, potremo dire di nuovo: l'ho visto nei tuoi occhi. Dove nessuno andava a guardare.

Notte e riconoscere la luna

Quando torni nella notte e ci vaghi un po' troppo, stenti a riconoscere pure lei. Smilza e allungata, sembra una vita da quando l'avevi vista così.

Era sazia e felice, traboccante di energia, l'ultima volta che il tuo sguardo aveva incrociato la luna e non si era staccato tanto facilmente. Ora si posa su di lei e quasi fugge, imbarazzato.

Uno spicchio di lunga, deformato dai pensieri. Ma se la scruti con attenzione, con l'attenzione del cuore, sai che è ancora lei. Che l'energia è tutta sua, tutta tua, e può portarti lontano davvero.

Riconoscere la luna, riconoscere te.

Notte e riconoscere la luna.

Non mi dici più che andrà tutto a posto ma

Certo che non ti sento più dire ciò che mi permetteva di superare ogni scoglio.

Andrà tutto a posto.

Mi bombardano le orecchie una raffica di parole, alcune orribili, altre dolcissime. Non c'è però nessuno sconto su questo: non mi dici più che andrà tutto a posto.

Ma ciò che mi (s)travolge è questo: che lo credo ugualmente, come se l'eco della tua voce mi portasse quella frase sotto la pelle della coscienza.

Non mi dici più che andrà tutto a posto, ma lo sento, ci credo ancora.

Truccarsi è una cosa seria - Real make up is serious

I  Kiss mi hanno insegnato presto che truccarsi è una cosa seria. Specialmente quando truccarsi è rivelarsi, persino cercando di proteggersi.

Ore di lavoro, dentro e fuori, per capire cosa si sia e diventare protagonisti di se stessi. Mai un gesto civettuolo: quelli sono per le comparse, che vogliono imporsi nei film degli altri.

Real make up is serious.

L'unica volta che ci ho provato, in omaggio a loro con la scusa del Carnevale - lo ammetto - mi sono bruciata la pelle. Rossa come un gambero, per giorni interi.

Sono un caso disperato, diranno, ma intanto io ho imparato questo. Che truccarsi, scavare nella pelle, farle raccontare ciò che sentiamo dentro, è una cosa seria.

Delle maschere, invece, sono capaci molti, se non tutti.

mercoledì 8 giugno 2016

Se mi sono persa qualcosa

Se mi sono persa qualcosa, che diritto avevo io di impedirgli di andare lontano? E di imparare a stare senza qualcosa, irrinunciabile o veniale, ma sempre fuori di me.

Se mi sono persa qualcosa, gli auguro buon viaggio. Forse un giorno ci incontreremo di nuovo e neanche ci accorgeremo. O ci riconosceremo a un battito di ciglia.

Più leggeri e  magari persino più felici.

Notte e non è la festa dei tag (tu con me?)

Ho superato faticosamente il periodo della campagna elettorale, in cui candidarsi passava dai social e pure dai tag. Mi hanno addolorato anche persone che ritengo sensibili, piazzando il mio nome accanto alla loro candidatura.  La piccola anarchica pacifica Malu è rimasta molto male, ma è andata avanti. Pensando: finiranno pure le elezioni e tutto tornerà come prima.

Il problema è cosa sia quel prima.

Perché ti taggano. Ti sbandierano, anche se non ti vedono da novant'anni, e sembrano fare finta di non ricordarsi perché: anzi vuoi vedere che non se lo rammentano davvero. Ti fanno condividere a forza un evento o un progetto a cui non appartieni o da cui ti sei dissociata apertamente da un pezzo.

Sono con te, gridano al mondo. Peccato che a te non l'abbiano mai detto, né dimostrato.  Tu con me da quando?

Il tag mi pare sempre più spesso una forma di violenza. Sì, c'è per fortuna la possibilità di rimuoverlo, ma intanto per un po' rimani in esibizione forzata.

Sono passate le elezioni, ma non è la festa dei tag. Non c'è proprio niente di cui divertirsi, come ogni volta che si impone a qualcun altro la propria volontà, in uno spazio con migliaia di persone.

Notte e non è la festa dei tag (tu con me da quando?)

Ama la differenza

Devo prendere in  mano il libro di un amico e ho paura. Perché lo divorerò, temo, e poi devo aspettare che scriva il prossimo.

Stai già scrivendo il prossimo, vero?

Lui spera di non deludermi con quest'opera, così differente dall'altra che ho letto, gustato, amato, condiviso.

Ma a questo punto temo che amerò l'altro libro ancora di più. Perché io amo la differenza, amo ciò che mi scombina tutto, a ogni prezzo. Ciò che non mi dà conferme e non mi fa stare tranquilla, neanche un momento. Che mi fa chiedere: ma sarà veramente lui?

Amo la differenza, perché non mi toglie niente, mi fa solo crescere.

martedì 7 giugno 2016

La suora e nessuno troppo avanti

In una danza di ricordi, mi raccontano della suora professoressa che teneva lezioni scrupolose. E se uno o più bambini erano assenti per malattia, sapeva cosa fare.

Fermare il programma.

Perché nessuno doveva andare avanti, troppo avanti. Perché ciò significava lasciare indietro gli altri ed escluderli dal cammino.

Ascolto e penso: che democrazia scolastica. Finché mi correggo: semplicemente, che umanità.

Notte e non ti aspetta la pioggia

Scossa dal delirio di onnipotenza e dai post antipioggia del mio collega, sono convinta che il cielo mi farà scontare la pace del giorno. E quando parcheggio lontano anni luce dalla mia meta, compio un gesto innaturale: prendo l'ombrello.

Perché pioverà, lo so. E se non lo porto, quel dannato aggeggio, lo farà con maggiore, perversa forza. Già, perché il mondo ruota attorno a me, alle mie convinzioni.

Quando esco, asciutta e appesantita di un inutile ombrello, mi sento quasi infelice. Mentre dovrei esultare, perché la pioggia non ti aspetta. Ha sempre tanto da fare, terre da far rifiorire, lacrime da confondere, pensieri da annegare.

Non ti aspetta la pioggia, forse perché a differenza nostra sa che il mondo non ruota attorno a lei.

Notte e non ti aspetta la pioggia.

Dialoghi reali - Chi assomiglia a Enrico Ruggeri

- Comunque è incredibile, dev'essere vero che c'è almeno un sosia per ciascuno di noi. Guarda quel tizio, assomiglia a Enrico Ruggeri.

- Sarà perché è Enrico Ruggeri.

Convincente.

lunedì 6 giugno 2016

Tace la mattina

Una luce impacciata e gli uccellini già si devono raccontare la notte, come di un pericolo scampato o un'estasi già bruciata.

Lo sento, questo mormorio, scolpito con i primi rumori di vita.

Eppure la mattina tace, pensando a te. Agli abbracci che non tornano, ma restano in una notte allontanata a forza. Ai volti che, come il tuo, in quella notte sono rimasti. 

La mattina tace e ci parliamo sopra noi creature.

Esprimere i sentimenti

Accade spesso che io non sappia come esprimere i sentimenti. Allora, parlo.

Si decide in un assaggio di notte

Ci giravi attorno per settimane, un bivio testardo e bastardo. In fondo, il cuore era sempre quello: fare felici gli altri o seguire il tuo desiderio?

Poi in un assaggio di notte, grazie a una preghiera, non cogli più la differenza. Perché senti già troppa felicità, per studiarne la destinazione.

Si decide in un assaggio di notte.

Notte e la fiamma dei bambini

Neanche davanti alla Madonna delle Rose si smorza l'angoscia dell'addio. Lo ammetto e mi sento come sono, senza fede. Non ho ancora incontrato gli occhi di coloro che hanno perso una moglie, una mamma, eppure sono già smarrita.

Neanche ritrovare gli amici, il saldo drappello biancoblù, riesce a farmi ritrovare se non per brevi istanti. Poi, arriva un nonno con un bimbo davanti all'altare di Santa Teresina e porge al piccolo il mozzicone di candela per accendere gli altri ceri. Lo invita a soffiare, per spegnere quella fiammella, ma il bambino non ce la fa. Ci prova, sorride, quindi ride ancora senza rumore. Finché ci pensa il nonno a terminare il gioco.

Eppure, penso, quella fiamma c'è ancora. La vedo nel sorriso del fanciullo.

E questo addio non può essere un addio.

Notte e la fiamma dei bambini.

Ricordarmi perché ti amo

Scusa, mi ero persa in un pensiero, forse anche due. E tu eri qui da molto, forse da sempre.

Ma adesso mi sono scossa e ti vedo come sei, come eri la prima volta.

Basta un gesto, una smorfia, una mezza risata, una parola arrotondata dalla tua voce intelligente.

Per ricordarmi perché ti amo.

Non mi importa come finisce

Non mi importa come finisce, mi preme come inizia.

Non mi importa cosa proclamano altri, ma ciò che devo fare io.

E se resteremo distanti, non mi straccerò le vesti. Se necessario, mi allontanerò di più. Perché ho voglia di fare, non di annegare nelle parole.

Tutto quello che non so

Tutto quello che non so, immenso come lo spazio che la mente neanche sfiora. Ma invece di spaventarmi, mi riempie di vita e desiderio.

Tutto quello che non so, più importante di tutto quello che non saprò mai, perché mi mette, mi tiene in gioco ogni istante.

domenica 5 giugno 2016

Pretendiamo ad aspettarci

Pretendiamo che siano sempre lì ad aspettarci e non riusciamo mai a fermarci.

Se sto facendo bene

Non so se io stia facendo bene.

So che faccio ciò che mi sembra possa aiutare a sentirsi meglio. E non ho molti altri elementi, anzi navigo a vista con precisione. Ma se scorgo un sorriso, posso pensino pensare che sì: sto facendo bene.

L'emozione di votare

Non avvertivo da tempo l'emozione di questo voto. E, senza risparmiarmi in franchezza, non è perché avessi in tasca il candidato ideale.

Al contrario, ho faticato molto. Sarà per questo, perché io sono stata plasmata per fare fatica. Sì, è vero, ma non basta.

L'emozione di votare, perché amo Busto Arsizio e la devo aiutare come posso, con un piccolo gesto che per tante, tanti, era impossibile.

Perché sono una donna che non ha uno straccio di donna da votare come sindaco, se sentisse questa esigenza. Ma sa almeno chi non votare, magari anche perché non rispetta le donne.

L'emozione di votare non perché si conta, bensì perché non si crede nei numeri. Perché Qualcuno ha deciso che si è qui, e bisogna sforzarsi di capire come costruire ciò che si ritiene meglio, magari sbagliando.

Schiava di nessuno, spodestata dalla libertà.

L'emozione di votare è anche essere vivi, in un piccolo mondo che può essere il tuo universo o la base per cui sentirlo.

Cieli neri

Cieli neri ti squadrano, ti attendono, ti mordono con fredda puntualità.

Entrano e frugano nei tuoi sogni, sconquassano le tue prove di pace e ridono, ridono forte per svegliarti.

Cieli neri sembrano piombarti addosso. E poi si sciolgono a uno sguardo di timida e inaudita umanità.

Notte e chi ha avuto pietà una volta

Sul web la pietà sembra spazzata via troppo spesso. E in questi momenti mi ricorda le piazze vere. Fredde, taglienti, sensibili alla minima brezza.

Io piango la morte di un uomo e di un papà, che ho conosciuto solo un poco, che ha amato la sua valle, che non ha detto spesso ciò che ritenevo nelle mie corde.

Un giorno però ho letto questo e l'ho condiviso.

Perché un uomo per me è anche la pietà che esprime, con i fatti.

E chi non ha pietà davanti alla morte, mi fa pena.

O ancora, chi ha avuto pietà una volta, merita di essere rimpianto ancora di più, in un universo di perbenisti spesso poco perbene.


Riposa in pace, Gianluca. 

Notte e chi ha avuto pietà una volta.


La rivoluzione come la pioggia

Che seccatura queste nuvole che tornano senza capire di non essere affatto desiderate. Mi ricordano la rivoluzione.

Snobbata o definita noiosa, mentre la massa del potere continua la propria inesorabile marcia con le cricche associate. Ma intanto continua a fluire, e si approfitta del varco di una persona gentile o di un'altra che crede semplicemente che le recite si debbano svolgere a teatro.

Una goccia dopo l'altra, ci metterà secoli a creare un fiume degno di questo nome e forse verrà travolto da altri macigni di potere. Per un po'.

Perché la rivoluzione torna sempre. Come la pioggia.

sabato 4 giugno 2016

Mi mancherete elezioni (forse)

Quando entravo in una cena sociale, mi sentivo una regina.


- Ma sei sempre bella.

- In splendida forma.

- Che gioia rivederti, ogni volta.

Roba che ci credo al cento per cento. Tuttavia, anche la mia elevata autostima vacilla alla prospettiva del futuro.

Poi penso ai santini a raffica, alle invasioni social e a tutti coloro che mi hanno chiamata solo per dirmi: sai la novità, mi candido.

E forse non mi mancherete, elezioni. Preferisco essere una principessa. O anche  meno.

Ma sì, torno Cenerentola.

Dialoghi reali - Compleanno o antiquariato

- Come, dove andiamo: non ti ricordi che quel giorno è il mio compleanno?

- Ancora?!

- Eh, sono ancora qui. Quindi sì. ancora.

- Ma che cos'ho in casa, un pezzo di antiquariato.

- …


- Dialoghi reali. Vai.


Notte e se tendo la mano (sono solo più forte)

Sto diventando troppo vecchia per tenere nota dei torti. Anche dei più gravi. Comincio a levare dalla lista anche quelli più gravi, inferti a chi è caro al mio cuore. Non spetta a me perdonare o aspettare un verdetto.

Così, posso anche tendere la mano a chi mi ha rivolto la mano contro.

E se tendo la mano a chi mi ha rivolto la mano contro, non sono una cogliona. Sono solo più forte, e neanche lo sapevo.

Notte e se tendo la mano.

Dei giorni perfetti

Un tempo, o un'altra vita, dei giorni perfetti avevo il terrore: come quando sai che agguanti la cima dell'onda e poi devi solo scendere, a ogni prezzo.

Oggi li accolgo e basta. Perché sono più saggia, pazza o forse libera.

Dialoghi reali - la differenza del temporale moderno

- comunque non se ne può più di questi temporali. Tu sei qui tranquillo in casa e arrivano.

- pensa fuori.
- un tempo era diverso. Un tempo i temporali avvisavano.

Drin.

venerdì 3 giugno 2016

Ci sono giorni solo miei

Ci sono giorni solo miei. Grazie, prego, ma mi appartengono. E non posso darli via per alcuna ragione al mondo, perché devo tuffarmi e vivere in me stessa.

Giorni o istanti, a volte non scorgono da fuori la differenza. Forse nemmeno io. Perché sono ugualmente felice, mentre assaporo tempi dai contorni incerti e irresistibili che sono parte di me.

Notte e la febbre è anche felicità

Quando tutto gira verso il bene, quel bene che neanche puoi sfiorare in condizioni normali, a volte ti può travolgere.

E ti assale la febbre, solo a ricordarti che non è merito tuo, ma sei stata al centro di una magnifica alleanza: forze che si uniscono con un garbo dal sapore quasi casuale, e ti guidano senza usarti.

Hai la febbre, perché vivere è troppo bello. Hai la febbre, per rimanere lucida. E non sei mai stata così felice, a momenti.

Notte e la febbre è anche felicità.

Dialoghi reali - Tu scrivi troppo

- Scrivere non è vivere. Tu scrivi troppo!

- Sì, scrivo troppo. Perché penso troppo.

E forse vivo.

Maschere in strada (vi daranno dei pazzi)

Che mascherata, che buffonata, o simpatici quei pazzi. La foto dei Kiss 40 anni fa per strada a New York mi mette tra la gente ad ascoltare e avvertire le vibrazioni.

Vi daranno dei pazzi, chi si concia così? Quarant'anni dopo vi guardano loro, sorridendo. Lottando, piangendo, divertendosi, suonando, levandosi il trucco e rimettendolo.

Danno sempre del pazzo a chi sogna e in una folla mascherata ha un trucco tutto suo, forse neanche di trucco si tratta.

E tu con la testa alta, che sia elegante o vestito da pagliaccio, cammini oltre.

giovedì 2 giugno 2016

Notte e non puoi rendere tutti felici (comincia…)

Quando hai fatto tutto ciò che dovevi, magari persino di più, respiri e riparti. Ti ficchi in testa: devo fare questo, per rendere felice quella persona. E ancora questo, per far sorridere quell'altra.

Ma non hai più il combustibile, neanche a cercare negli angoli più segreti: come le tasche, in cui avevi infilato qualche moneta per i tempi cupi.

Hai solo una possibilità: sostare prima di riprendere a cercare di fare felice qualcuno. E comincia, questa volta da te, fermandoti ancora un poco.

Notte e non puoi rendere tutti felici (comincia da te).

Non si smette di combattere (se)

Mentre scorrono i discorsi, compare una guerriera. I ricordi si fanno più dirompenti.

Avevo incontrato lei e un gruppo di persone che volevano cambiare il nostro piccolo mondo. Non importa se fossi in sintonia con le loro idee: quello spirito mi sembrava così vero, da diventare possibile.

L'hanno spazzata via, non solo lei. Adesso è comparsa per onorare la memoria di chi seppe rimanere fedele a quello spirito.

Ma in azione non è più tornata.

Non tornerà più, assicura, mentre si allontana.

Poi ti scrive un messaggio a proposito dell'ordinario progetto di follia che stanno facendo scivolare sulla città.

 - Ma non si può fare una raccolta di firme?

Non si può smettere di combattere, se sei un guerriero. Figurati se sei una guerriera.

Omaggio alla cricca

Se non omaggi la cricca, ti taglieranno fuori.

E chi ti ha detto che io voglia stare dentro?

Il mio omaggio alla cricca, è questo qua.

Tra tutta quell'erba un filo

C'è un sacco di erba al mondo: prati, aiuole, mozziconi di natura. In gran parte feriti o insozzati: che è la stessa cosa.

Ma c'è solo un'erba in cui posso levarmi le scarpe ed essere libera. Non senza rischio di farmi del male, però con il cuore che grida più forte del dolore o della paura.

Tra tutta quell'erba un filo: la speranza di un'umanità nuova, di cui persino io posso essere scampolo.

http://www.youcanprint.it/youcanprint-libreria/narrativa/chi-ha-bisogno-di-willy-ebook.html

Non so niente della Repubblica

Scuote il capo e mi dice: non so niente della Repubblica, eravamo troppo piccoli, neanche c'era la Tv.

Sì, la mamma poteva votare e probabilmente l'ha fatto, ma noi eravamo bambini e mi ricordo solo di prima, della corsa nei rifugi quando cascavano le bombe. Mi teneva il papà, anche il mio fratellino; la mamma portava solo il libretto di risparmio, tra le nostre cose. E lì nel buio si trovava solo la voce per pregare.

Poi eravamo liberi, al sicuro. Ma non mi ricordo della Repubblica, di quel giorno lì.

E si allontana, per un attimo ancora bambina, mentre canta sottovoce l'inno d'Italia.

mercoledì 1 giugno 2016

Come l'unico uccellino

C'è solo un uccellino stamattina che canta, felice, diligente o impertinente. Canta anche per chi non ne ha voglia o non vede ragione per cantare.

I suoi strilli nuvolette nere come note, sullo spartito grigio del cielo.

Come l'unico uccellino sveglio, più diligente che felice mi sento nell'alba inospitale della primavera rubata.

E non so più se il canto sia suo o mio. Né chi dia coraggio all'altro.

Notte e la certezza di pagare (se sei una donna)

Oggi mi hanno ricordato che le colpe sono sempre degli altri. Allora prenderò la pioggia, la guarderò negli occhi e le attribuirò tutte le responsabilità del mio ragionamento stanco: con il suo vociare, posso dire tutto, forse coprirà persino il mio sproloquio.

Oggi, per vari motivi, per differenti incontri, ho ripensato a cosa significhi essere una donna. E se posso essere sincera, lo sono che diavolo, significa ancora una solenne fregatura. Una stupenda fregatura.

Significa che devi fare tutto, eppure c'è chi ancora ti rifila la battuta che fai poco o non sai fare nulla, giusto per coprire le sue incapacità.

Se poi accade che sei bella e dai nell'occhio, se sbaglierai o magari non sbaglierai affatto ma così può sembrare, pagherai il doppio: perché sicuramente, se sei bella, te ne approfitti o comunque è una colpa. Perché, lo devono ancora spiegare. Anche perché se poi sei brutta ai loro occhi così onniscienti, ti presenteranno comunque un conto salato.

Essere donna è ancora questo, per troppi. Pagare, pagare sempre di più. Se ti mettono le mani addosso, te lo sarai meritato. Non vali niente, ma se lasci, all'improvviso un uomo decide che eri l'unica proprietà, da tenere stretta a ogni costo: in particolare, se il costo è a  carico tuo.

Troppe donne ho incontrato, sentito, avvertito oggi che mi hanno ricordato tutto questo.

La certezza di pagare, se sei una donna, ti accompagna sempre.

Ma almeno noi non viaggiamo gratis o a rimorchio come tanti maschi. Pago volentieri anch'io come posso, per tutte le donne. E per gli uomini - pochi forse, ma preziosi -  che si ribellano a tutto ciò, perché sanno quanto paga, sanno quanto vale una donna e le sono grati.

Notte e la certezza di pagare (se sei una donna)

Tu sei l'unico (tempo ed eternità)

Lui ha un volto allegro e giovane, come trent'anni fa. Ogni tanto, mentre attraverso i corridoi del cimitero, lo sguardo si sofferma sul suo sorriso.

Ora, però, c'è altro che mi impone di sostare e chinarmi: è un bigliettino. L'ha scritto con la calligrafia   elegante da noi perduta la moglie: poche righe, su un foglio a quadretti, che racchiudono trent'anni di apparente lontananza. E una che scolpisce la verità su quella lapide: sei l'unico nel mio cuore.

L'unico per trent'anni di apparente lontananza, l'unico per sempre. Un foglietto che mischia al tocco del vento il tempo e l'eternità.