venerdì 10 giugno 2016

Notte e chi allarga le braccia

Il nostro parco assume a volte le sembianze di una famiglia. E di quelle che accolgono tutte le creature.

Così, l'ultima volta che ti ho visto con il tuo cagnolino e un altro amico del parco mi ha chiesto come mai ero mancata, ho fatto ciò che difficilmente mi accade. Ho spiegato il periodo difficile, che ancora non voleva congedarsi del tutto, sbuffando un po'.

E tu non hai detto molto, quasi nulla. Mi ricordo il tuo sguardo, che ora si tinge di altri significati. Mi ricordi che hai allargato le braccia, alzando nel contempo i palmi delle mani al cielo.

Adesso, sei proprio lì. Tu già sapevi che te ne saresti andata, forse l'avevi appena scoperto.

E mi chiedo perché quando raccontiamo il nostro dolore, non sappiamo intercettare quello degli altri.

Notte e chi allarga le braccia.

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