domenica 18 settembre 2016

La Scozia e chi è diviso (indyref and who is split)

Tre bandiere, più o meno unite. Riguardo questa immagine scattata due anni fa, e proprio a Dundee, la yes city. La mia città più amata in Scozia, per chissà quale sortilegio, quella che vota sì al referendum sull'indipendenza scozzese e intanto ribalta tutto attorno al fiume Tay per ridisegnarsi un futuro. Quella che di cambiare proprio non sembra avere un briciolo di paura.

Le bandiere e un mondo


Tutto si era già consumato e quelle bandiere sprigionavano un mondo. Dundee, come altri luoghi, aveva dichiarato di voler lasciare il Regno Unito e non nascondeva invece il feeling con l'Europa. Era già il 20 settembre, in mezzo il voto, il verdetto e la pace del Loch Shiel, che cullava il ricordo del Bonnie Prince Charlie con l'ultimo tentativo di indipendenza in battaglia.

Mi ricordo l'atmosfera del 18 settembre a Edimburgo. Dove avrebbe vinto garbatamente il no all'uscita dall'Uk, ma accidenti che fatica trovarne mezzo, di no voter. L'aria pungente, come l'attesa, e la notte che non finiva mai. Nessun timore di addormentarsi e perdere il più bello: nei pub un grido o il silenzio avrebbero tirato fuori dai sogni.

Tuttavia, un altro aspetto è stampato nella mia memoria. L'atteggiamento ironico, se non peggio, della maggior parte degli italiani sull'indyref. Nell'epoca in cui sappiamo tutto, senza conoscere nulla, leggevo fior di sentenze. Mica nascondo la mia simpatia per un "yes", dopo aver letto tanto e non abbastanza negli anni, dopo aver conosciuto amici meravigliosi con idee molto differenti, ma io volevo andare per essere parte e per capire.

Ne sono uscita frastornata comunque. Su una costa deliziosi amici a festeggiare il "no". Sull'altra, una famiglia speciale per me, formulava due voti opposti, con lieve predominio per il "sì".

La fiammata e la divisione


Che cos'è successo nel frattempo? Brexit. E anche qui, quante ne ho sentite. Roba che per un attimo mi dimentico dove batte il mio cuore. Io adoro la Scozia e per anni sono andata nelle scuole a parlare con entusiasmo dell'Europa.

Adesso, quest'ultimo entusiasmo si è spento. Non ho altre soluzioni valide, lo ammetto, ma sono così delusa e distante. E che ne so io, di come lo vivono altri Paesi? Delle ragioni dietro un voto? I vecchi hanno scippato l'avvenire dei giovani? E questi perché non sono andati in massa a difenderlo votando?

L'unica fiammata è stata quella dell'ipotesi di un bis per l'indyref, considerato appunto il legame più saldo della Scozia con l'Europa.

Oggi, a due anni dal referendum, leggo lo Scotsman che afferma quanto siano ancora divisi gli scozzesi, anche se cresce chi voterebbe l'addio all'Inghilterra.

Split. Chi è diviso? Who is split?

Molti, se non tutti, di noi che inneggiano a mondi senza confini e hanno un cancello alto e supertecnologico. Che in fatto di muri, nella nostra vita, non siamo secondai nessuno. E che due anni fa ridevano di una nazione come la Scozia che voleva decidere del proprio destino in base a quattro, arraffate conoscenze. Come quelle su Inghilterra e Brexit.

siamo sempre divisi, è l'amara realtà.

Pagina di storia


Intanto chi la dimentica quella giornata, quella pagina di storia. Se chiudo gli occhi, a Edimburgo rivedo soprattutto una donna bardata di "yes". Il suo ardore, le sue paure (a partire da quella di perdere il posto), la sua passione quando parlava dei poveri e dei giovani, di assistenza sanitaria e di contributo alla pace. Argomenti, che sulle brillanti conversazioni nei social, quando parliamo del voto degli altri, vedo proprio abbondare.

chissà dove sei tu, e i tuoi sogni. Secondo me, cara, da qualche parte ci sono ancora.

http://neicassettidimalu.blogspot.it/2015/09/la-lunga-notte-di-edimburgo-1-un-anno.html

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