mercoledì 30 novembre 2016

Cose troppo insopportabili (di calciatori, operai e minatori)

Tutto il giorno e di più a soffocare le immagini e il loro dolore.


Chapecoense, ma come fa il destino a escogitare tali follie? E poi vago sperduta nella rete. Trovo minatori intrappolati in Cina, di cui scorgo solo flash senza troppa attenzione. E gli operai a Messina, uccisi nel, dal loro lavoro.

Cose troppo insopportabili, i dolori del mondo, vicini o lontani, gridati senza posa o lasciati finire in un angolo dei siti.

di calciatori, operai e minatori.

di uomini.

Sulla stessa riga

Sulla stessa riga, appoggio timori e desideri, come se potessi influenzare quale cadrà prima. Appendo i sogni più leggeri e strappo indispettita le mollette, perché voglio volare almeno un poco.

Sulla stessa riga, scappo quel che basta, per sbirciarti ancora.  E  mi sento così potente, che devo cadere tra la terra. Sulla stessa riga, cammina l'umanità.

Fermati allo stop - canzone per la notte

Esistono segnali così evidenti che sfuggirli significa sottrarsi a se stessi.

Fermati allo stop, in fondo a quel viale a destra. Alle facce oneste, a quelle falsamente pericolose.

Basta non mettere tra parentesi la propria anima, l'unica voce che abbiamo.

È tempo di fermarsi.


Fermati allo stop, Tozzi-Bigazzi, canzone per la notte.

Notte e coprono il buio

Viaggio in luoghi incantevoli, dove si riempie la bellezza di luci.

Mi chiedo se sia fragilità, la complice dell'ostentazione. O la necessità di coprire il buio.

copriamo il buio, invece di accendere la Luce.

Notte e coprono il buio.

martedì 29 novembre 2016

Scotland, dentro una bandiera

Tutto in una bandiera, più di una bandiera. Guardi in alto e scopri il suo riflesso, ma è il cielo.

E se chini ancora gli occhi, sulle sponde del lago, hai un nuovo specchio per quei colori. Uno per ciò che desideri, e scorre lì senza fare troppo rumore.

Happy Saint Andrew, mia cara Scozia. 

Il potere e la calura

Affrontare la calura e togliere qualcosa a sé e alla famiglia, per rendere felice qualcuno.

Poi rendersi conto che più forte di un piccolo sacrificio, è un grande potere. Meglio se sotto forma di soldi e apparire.

Ritornerei ad affrontare la calura, non so se toglierei qualcosa a me e alla mia famiglia.

Ma mi è rimasta la cosa più importante: essere me stessa, essere libera.

Tutti contro Lapo Elkann

Tutti contro Lapo Elkann.

Sdegnati contro Lapo Elkann.

La compassione l'unico lusso non concesso.

A meno che fosse stato vostro figlio.

There are worst things - canzone per la notte

Cose peggiori da fare: scrivo l'elenco piano piano, come sotto dettatura di Stockard Channing. Ho superato i tempi di Grease e dell'essere ragazzina.

Ti daranno dell'ingenua.

Ti daranno dell'inopportuna.

Ti daranno della stupida, che tu abbia 14 o 48 anni. Ma cribbio, se sei fiera di ciò che sei. Capace di piangere lacrime vere, non per dei ragazzini inebriati di potere che dettano la vita degli altri.

Oh sì, che bellezza avvertire la forza di non doversi accanire contro qualcun altro per sentirsi umani.


But to cry in front of you,
that’s the worst thing I could do

There are worst things, Stockard Channing, canzone per la notte.

Notte e siamo quello che Louise

Louise May Alcott: quanto ho sognato di vivere quell'ambiente da piccole donne, io figlia unica. L'ho cercato anche indietro, nella mia famiglia. O nei miei mondi interiori.


Ma oggi un saggio tweet mi ha fulminata, piccolissima piccola donna.

Ti senti, ti vuoi Jo, terribilmente. Vorresti anche essere buona come Beth, si intende. Poi finisci come Meg, che proprio non ti va. Forse sei persino Amy, vanità che riesce a conquistare l'inconquistabile.

Siamo quello che Louise dipingeva così bene. Mai ciò che sognavamo. Forse per fortuna.

Notte e siamo quello che Louise.

lunedì 28 novembre 2016

Ogni giorno vogliono insegnarmi

Ogni giorno per le strade della vita - con rinforzo sui social - trovo qualcuno impegnato a insegnarmi qualcosa.

È per questo forse che mi fermo poco.

Ma ci sono momenti in cui devo sostare, come da te, piccola creatura. Principino del canile, che hai mostrato di fronte alla malattia una forza da leone: Lello, tu non tieni sermoni, ma dai amore.

E fai scomparire tutti gli insegnanti improvvisati del mondo.

Il cielo spazzato dai pensieri

Il cielo spazzato dai pensieri è duro e graffiato, come i pattini di un bimbo sul ghiaccio.

Libero e capace di scegliere i colori, prova anche a scordare quanto gli sia costato.

Notte e quali sono le luci

Un tetto di luci per il Natale, ma ci fermiamo e scopriamo quanta luce scorre sotto.

Riflessi corretti dall'autunno, dalla malinconia che combatte la voglia di fare festa.

Quali sono le luci e quali alleati ha il buio, tutto si può confondere nelle partenze di notte.

Notte e quali sono le luci.

Il pallone sgonfio e ripartire

Nel parco ci accoglie questo bimbo biondo e di un pallore tenero, con uno spruzzo di lentiggini lievi sul naso. Guarda la cucciola e si rammarica che uno dei palloni sia sgonfio.

- E la pompa non funziona.

Non mi sembra una tragedia, visto che di palle ne ha tre, ma gli offro un silenzio di comprensione. E lui corre, gioca, si diverte. Eppure lo slancio più bello viene mostrato, quando dalla panchina la voce di mamma gli grida: guarda, l'ho riparata.

Il pallone sgonfio, che riprende a volare. E noi che ripartiamo dietro un piccolo sogno.

Venti gelidi abbastanza

Ci sono venti gelidi che ti spingono lontano. E ci sono venti gelidi che ti riportano a casa.

Forse gli stessi venti gelidi, abbastanza da comandarci, e noi increduli di poter essere capitani.

Dialoghi reali - Eri giovane

 - comunque quando ero giovane, non mi trattavi così.


- ma eri giovane

domenica 27 novembre 2016

If you don't want me to destroy you - canzone per il giorno

Chissà se può essere un ultimo grido dell'uomo alla terra o semplicemente a chi ama.

Togli un foglio dal mio libro.  Io mi impegno a essere dentro e fuori ogni albero.

Tutto questo impegnarsi e poi l'unica legge certa è la gravità. 

Riportami alla terra e/o amami sul serio. Se non vuoi che ti distrugga.

If you don't want me to destroy you, Superfurry animals, canzone per il giorno.

Amazing - canzone per la notte

Basta un battito di ciglia, uno scampolo di sguardo, per vedere la luce. Per capire che hai lasciato uscire il buono ed entrare il male, ma non c'è niente di perduto. Perché per camminare bisogna prima imparare a strisciare.

Ed è stupefacente, dopo essere caduti, rendersi conto di come si possa ancora volare. Il momento arriva, il momento in cui sai che starai bene; una conferma leggera e irresistibile, la voglia di dire una preghiera
per i cuori disperati, stanotte. A quelli che stanno graffiando per stare vivi: ed è stupefacente, ce la faranno.

When the moment arrives that you know you'll be alright 
It's Amazing 
And I'm sayin' a prayer for the desperate hearts tonight 



Amazing, Aerosmith, canzone per la notte.

Notte e la nebbia sincera

L'ipocrisia si illumina, il tempo di legare il tuo sguardo.

Per fortuna, c'è qualcuno di sincero. Come la nebbia, che scende inizialmente senza troppo farsi notare. Quindi invade dolcemente le strade con il suo silenzio, ma appena si rende conto di essere scoperta, forse si commuove.

Fatto sta che si scioglie in pioggia leggera e nulla mi sembra più bello. Nulla mi sembra più vero.

Questa nebbia sincera, che dura il tempo di un sogno, per ricordarci la realtà.

Notte e la nebbia sincera.

Ain't none of your business - canzone per il giorno

Oh sì, ti etichettano. Decidono ciò che pensi e se sei colpevole o innocente.

Ma ridi quando ti predicano ciò che non praticano. E sei già altrove.

Senza bersagli sulla schiena, senza curarti di ciò che pensano.

Fiera di cantare una canzone diversa, o semplicemente tua.

Ain't none of your business, Wendy O. Williams (con un pensiero devoto a Eric Carr), canzone per il giorno.

sabato 26 novembre 2016

Notte e finché tu canti

L'aria non è abbastanza scura dopo una giornata di sole ritrovato.

Lo credo con forza più contagiosa, quando ti sento strillare note allegre dall'albero che prova a confondersi con il cielo, nel suo ombreggiare.

Finché tu canti o finché crederò di sentirti cantare, la differenza cosa sarà. Io ne sarò convinta. L'aria non potrà essere abbastanza scura da zittirci.

Notte e finché tu canti.

Qualcosa da dire assolutamente

Ho qualcosa da dire assolutamente. Il mio parere su un evento,  di qualsiasi natura. Brucia sulla lingua la voglia di dire ciò che penso.

Lo metto nero su bianco, martellando il pc, e mi appresto a postarlo. Poi lo osservo e non mi sembra più il mio parere su quell'evento: a occhio e croce, assomiglia  a una sentenza. Lo ammetto, mi spaventa un po': mi viene fifa di me stessa.

Ne sono abbastanza certa, ma chi sono io per affiancare alla mia persona questo aggettivo?

Ho qualcosa da dire assolutamente. Cancello e taccio.

La natura e la realtà

Il fiume amico dell'uomo della civiltà, il fiume che tutto porta via. L'acqua che nutre, l'acqua che annienta.

E noi padroni del mondo - così ci diciamo - e da esso schiacciati.

Questo il controsenso, la realtà.

venerdì 25 novembre 2016

Notte e sono stata brava (ma se non lo fossi stata)

Beata tra le benedizioni di gente speciale, vivo anche due schiaffi non voluti. Anzi, una voleva essere una carezza.

Uno, riguarda una ferita mia, l'altra di mio padre.

E pensando a come ho reagito, mi trovo a confortarmi: sono stata brava.

Ma se non lo fossi stata, sarebbe stato giusto lo stesso, ne avrei avuto tutto il diritto.

solo che questa volta sono stata brava

notte e sono stata brava (ma se non lo fossi stata).

giovedì 24 novembre 2016

Se volete rispettare le donne

Non prendo più sul serio i proclami ufficiali di chi urla il rispetto alle donne. Più o meno da quando ha fatto il prepotente con me anche chi blatera di rispetto alle donne.

Se volete rispettare le donne, siate uomini. Parlo degli uomini che fanno proclami, ripeto, e calpestano le donne ogni giorno.

Io credo che ci possano essere una serie di tecniche utili per non incentivare il male alle donne. E ne cito alcune alla rinfusa, perché sono abbastanza incavolata.

Tipo non dire quando una donna vi sta sul piloro: quella è una puttana. (E questo vale anche per le donne...)


Tipo non dire quando una donna fa troppo: quella è un'isterica. A maggior ragione quando quel troppo, gliel'avete chiesto voi.

Le donne sono persone: vi faccio questa rivelazione. Che sbagliano e vivono, che lottano e affondano, che ridono e piangono. Che fanno del male, esattamente come gli uomini a volte. E se devo trovare una differenza, eccola e maledettamente di parte.

Che ridono più forte quando devono piangere. E stanno ridendo proprio di voi, che pensate di averle umiliate, mentre 
annaspate per avere un minuto di vetrina.

Il coraggio di vivere

Mi sa che questa zanzara è folle, mentre ostenta il coraggio di sfidare fuori stagione.

La chiamerei disperazione.
Ma se fosse solo voglia di vivere.

Notte e c'è un'ultima parola

Mentre la pioggia mischia le sensazioni della notte, penso che c'è sempre un'ultima parola che affiora.

Un'ultima parola che sfugge.

Un'ultima che si trattiene.

Un'ultima che si vorrebbe pronunciare intensamente. Eppure resta conficcata nell'anima e neanche la pioggia la scioglie fuori.

Notte e c'è un'ultima parola.

Il primo anno senza musica (Eric and Freddy forever)

Ho pianto un anno nero della musica, del mio complesso e contraddittorio (dicono) mondo che va da Lemmy a Cohen.

Ma questa data mi inchioda alla realtà. Faccio un salto indietro di 25 anni e mi trovo sul divano della casa dei miei, con alcuni amici.

Siamo in silenzio, siamo senza musica. Loro piangono Freddy Mercury. Anch'io, ma dentro ho un pianto più a dirotto.

Come ha fatto ad andarsene anche Eric Carr, il batterista che ha conquistato il posto nei Kiss con quella formula magica di bravura e umiltà?

- mi fate un autografo, per favore? 

La sua domanda, fatta scivolare dopo il provino, mi rimbomba nel cuore. Vuoi vedere che ci ha dato addio in questo giorno, per cercare di farsi notare di meno.

Non si può.

Il 1991 è stato il primo anno di silenzio. Il primo anno in cui ho colto che la musica poteva vacillare. E forse quello in cui ho capito che ci abbraccerà per sempre.

mercoledì 23 novembre 2016

In balìa della pioggia

In balìa della pioggia, più che del destino. Ne contemplo le danze che cambiano ritmo, costantemente. E lo so che dovrei tremare, lo faccio.

Ma ogni goccia che incontro, mi tempesta l'anima di sogni. Nel buio, le vedo anche meglio, brillare di un desiderio.

In balìa della pioggia, libera da me stessa, cammino.

Non è che non urlo sì o no (solo)

Non è che non dico, pardon non urlo, sì o no solo perché non ho deciso.

Forse, ho deciso persino.
È che non mi sento abbastanza illuminata per tracciare la via. Autorevole per invitare: seguitemi.

Quindi il voto è solo mio. Banalmente, ma veramente. Anche quello non ha voglia di finire in vetrina.

Soprattutto non mi interessa aver ragione, ma cercarla.

Ognuno di noi può salvare il mondo

Ognuno di noi può salvare il mondo o pensa di poterlo fare.

E ne è persino disposto, dopo aver terminato di sbrigare le proprie faccende. In genere, interminabili e più importanti del mondo.

Notte e poi la pioggia tace

Quasi non ci credo, succube dei bollettini meteo. Questo strano silenzio ha una ragione.

La pioggia tace.

E mi chiedo se non accada perché vuole prendere la rincorsa e gridare, gridare più forte.

Notte e la pioggia tace.

You And me - canzone per la notte

Non siamo star del cinema, tu e io. Neanche vorremmo esserlo. Postare immagini per coprire insistenti vuoti.

Pochi sogni, uno più di tutti: farti sentire in Paradiso.

Solo quello renderebbe completo il mio giorno.

You And me, Alice Cooper, canzone per la notte.

A volte lanci un salvagente

Accade che lanci un salvagente e porti a bordo un naufrago.

Ma a volte lanci fuori dalla tua nave un salvagente, per non affondare.

Diamo a Cesare (e anche un po')

A costi di essere dissacrante, riconosco tutto e tutti.

Diamo a Cesare quel che è di Cesare.

E ogni tanto anche un po' a me. Non lo chiedo a nessuno, se non a me stessa.

Dialoghi reali - Della comunicazione

- Ho visto il marito di quella signora.

 - Ah, bene.

- Ma di che signora sto parlando?

- Non lo so.

Tre amiche

Tre amiche a un tavolo della birreria: niente di più banale, niente di più bello. Impegnate a mangiare o bere troppo, senza risparmiare nelle parole. Si potrebbe chiamare libertà e magari si può anche osare.

Le osserviamo come lo spettacolo più facile, eppure così arduo in un universo di maschere.

Tre amiche.

martedì 22 novembre 2016

Notte e non c'è più spazio

In questo luogo dove si accumulano oggetti alla rinfusa, luogo di nome anima, finalmente scopro che non ho più spazio.

Non ho più spazio per lacrime vane o sorrisi fatui. Per persone che si parlano addosso e che distolgono lo sguardo. Per chi blatera di pace, per non doverla seminare. Per le mie paure e le mie illusioni, che non si possono scambiare speranze.

Non c'è più spazio per ciò che non resta.

Notte e non c'è più spazio.

Nessuno mi protegge come te, come il mattino

Devo essere costretta per tornare da te all'alba, quando nemmeno il mattino osa ancora bussare. E tutto attorno è buio, i primi profumi, non i primi colori perché questi ultimi sono ancora addormentati.

Il tuo altare, Maria, avvolto in pallida luce, pallida come il tuo volto, e parole che danno senso scivolano piano verso il cuore.

Nessuno mi protegge come te, in questo vuoto. Come il mattino che osa appena bussare.

Basta uno

Basta uno per farti sorridere e scaldare l'autunno. Assisti allo svuotamento dei miracoli per realizzarne uno nuovo e ti fai una promessa sulle rive di Cernobbio.

Basta poco per essere felice. Basta uno per gustare la vita.

Forse la pioggia è già finita oppure si è solo arricchita di colori.

Verità rivelate

Se tu mi dici: me l'ha ordinato lui.

Se lui dice: me l'ha detto l'altro.

Mi avete rivelato una verità: mi prendete in giro. E allora ve ne rivelo una io: state prendendo in giro voi stessi.

lunedì 21 novembre 2016

Lucio e la straordinaria volontà

Gli spezzoni delle trasmissioni di Lucio Flauto mi riportano indietro solo per poco, assieme ai ricordi delle figlie Elena e Luisa con Giancarlo De Angeli. 

Per poco, perché sto già correndo avanti. Non veloce come fece lui, pioniere e unico in ogni esperienza e poi anche con Tam e AntennaTre, ma mi pongo l'interrogativo già affiorato dentro di me all'inaugurazione della mostra "Ti ricordi quella sera?" organizzata dagli Amici di Renzo Villa alla Bottega Artigiana.

Perché loro hanno saputo creare tutto questo?  E perché noi trascorriamo più tempo a lagnarci che a tentare di costruire.

Non è questione solo del fatto che sia mio concittadino, Lucio. Anche se mi fa solennemente incavolare che non esista nulla a ricordarlo a Busto. L'ho citato a due amici che vivono lontani e si sono subito illuminati, rievocando i pullman carichi di spettatori diretti qui o il tale sketch.

E' che ho sentito due parole magiche oggi a proposito di Flauto. Il talento, la simpatia, la verve naturale, l'empatia con il pubblico: tutto vero. Ma per farcela in ogni cosa e anche in quegli iniziali ottanta metri quadrati c'era qualcosa di più: la straordinaria volontà. Bando alle ciance, in fondo è questo che abbiamo perduto più di ogni altra cosa.

E quegli spezzoni dopo avermi fatto sorridere, dopo avermi meravigliata o aver destato ammirazione e malinconia, sanno dirmi qualcosa di prezioso. Per ricordare il passato che è ancora dentro di noi e per scuotere noi stessi e il futuro.

Grazie Lucio alla tua unicità e alla tua straordinaria volontà.

Notte e troppi confini

Non so se esistano troppi confini al mondo, ma non ne esistono abbastanza per le nostre vite talvolta.

Troppi confini  nell'anima permettiamo di varcare, troppe volte ci lasciamo invadere da una goccia che diventa fiume.

E gli sconfinamenti peggiori, sono quelli che eseguiamo noi dentro noi stessi, spesso sospinti dagli altri. Ci lasciamo convincere che va bene così, che tanto non cambieremo noi il mondo, che dobbiamo pur vivere nell'umana civiltà.

Poi un giorno ci svegliamo e ci vediamo sconquassati da un torrente fangoso. Bisogna trovare la forza di dirsi: troppi confini dentro di noi abbiamo lasciato superare, adesso è tempo di rimettere a posto tutto. Costi quel che costi.

Notte e troppi confini.

La pioggia non canta più forte

La pioggia non canta più forte, perché arrogante, pasticciona o testarda. Perché si vuole imporre, con la sua fantasia di autunno o vuole correre avanti.

La pioggia sembra cantare più forte, perché ha più cose da dire. O forse semplicemente più sagge.

Non è democrazia

Leggo che non è democrazia votare Trump (che per me potrebbe chiamarsi con mille altri nomi). Immagino che lo sia affermare ciò che devono votare gli altri, manifestare contro il verdetto popolare e dare del pirla a destra e manca.

domenica 20 novembre 2016

Notte e la libertà di non fingere

Ho pensato spesso che libertà fosse poter urlare, alzare il volume o fissare in silenzio. Che fosse mandare al diavolo,  infilarsi un paio di tacchi oppure gettarli e camminare scalzi.

Forse è tutto questo, forse nulla.

Ma stasera mi piace accarezzare una forma di libertà preferita: non fingere. Mi fa sognare e mi tiene sveglia, magicamente.

Notte e la libertà di non fingere.

I poeti non si comportano come vogliamo noi

Lezioncine di vita sui vostri schermi, contro i poeti vanagloriosi che non ritirano i premi.

I poeti non si comportano come vogliamo noi. 

I poeti hanno una loro libertà, che a noi manca più di un premio Nobel. E quando hanno impegni da onorare e non corrono su una passerella per quanto gloriosa, io non penso né bene né male.

Penso che è bello fare ciò che si sente. E non ciò che vogliamo noi, che insegniamo per non imparare.

sabato 19 novembre 2016

Voglio ricordarmela quella sera (in tv)

Sono piccina e già viziata dalla tv e dalla libertà: non me la ricordo, quella sera. Vado ancora alle elementari e sento la voce di mio padre che commenta su quei pionieri.

Poco tempo dopo, avrei dato per scontato tanto, troppo. Lucio Flauto, mio concittadino ineguagliabile, Renzo Villa, Enzo Tortora: ma che coraggio hanno avuto? E il Peppino, Peppino Mancini. Più di quarant'anni fa: me lo richiedo con forza pensando a quanto hanno osato con la loro creatività.

Di Telealtomilanese, ho un pallido ricordo. Poi Antenna Tre e spesso si andava lì, nella magia di uno studio televisivo, dove tutto risultava diverso oppure - per una strana alchimia - più vero.

Eppure non era chiaro l'elemento più importante: che era la mia città che osava, la mia Busto che andava oltre la linea, che rischiava, che tremava e ripartiva più forte, fucina di libertà e di umanità con uomini e donne speciali.

Io ora voglio ricordarmela, quella sera, in tv. E quella voglia di correre avanti, che Busto - mi spiace - sembri avere smarrito. Proprio come l'Italia e la televisione.

Voglio ricordarmela perché loro se lo meritano e perché qualcosa bisogna fare, per ritrovarci e ritrovare quella voglia di osare. Grazie a chi ci offre questa chance.

Bottega Artigiana, via Zappellini 4, Busto Arsizio: Amici di Renzo Villa. Sabato 19 novembre- Sabato 3 dicembre

Tutti noi (la viva TV)

Sta parlando Cino Tortorella, no, sta narrando una fiaba affascinante e anche dolorosa come tante fiabe.

Con lui Giovanna Massironi, che ci offre la magia di questo incontro.

Magia. Me l'avessero detto da bambina, che avrei ascoltato Cino senza il filtro di uno schermo, nella mia città...

Ma era proprio un filtro? Dietro intanto si movimenta, lo schermo. Renzo Villa con il suo garbo che cammina con la creatività (quanto mi manca in questo chiassoso mondo) fa entrare i personaggi di Antenna3, prima di TeleAltoMilanese.

Rivivo il dramma di Tortora, piango.

Vedo arrivare il mio saltimbanco intelligente Lucio Flauto, rido.

Agli show di Ric & Gian andavamo anche noi.

La TV vera, no meglio viva. Quando non importavano i mezzi, ma la mente e la passione che scardinavano tutto e creavano. Anche quei poster, quei ritagli, destano in me memorie assopite. C'entriamo noi, tutti noi.

Poi Villa mi fa un brutto scherzo. Chiama Alberto Lupo.

Una giovane collega mi chiede: ma chi era, un conduttore  sempre delle TV private?

Alberto Lupo. Non la sgrido perché penso a tutto ciò che non so io. E ho avuto la fortuna, solo la fortuna, di avere dentro di me quella voce. Oh sì prima di tutto la voce che scivolava con eleganza e profondità. La respiro, ancora.

C'è tanto da imparare qui e sono grata. Vorrei anche ritrovare una cantina dove far ripartire questi nostri cuori, desideri, talenti. Non come la Silicon Valley - dice bene Giovanna - ma come in una startup di nome Tam più di 40 anni fa.

Bottega Artigiana, via Zappellini 4, Busto Arsizio

Contrasto di speranza

Il giallo dell'oro che non vuole attirare troppa attenzione, contro il grigio nebbioso del cielo.

Un contrasto di speranza, un mormorio che scandisce i nostri passi d'autunno e che ci fa guardare in alto con un altro cuore.

venerdì 18 novembre 2016

Notte e la minestrina (ama e fa' ciò che vuoi)

Porto per il turno la minestrina. Ottima, leggera e sostanziosa.

Arriva l'ora della minestrina. Mi rimprovero di averne versata troppo poca nel contenitore, che - si sa - la minestrina già riempie poco.

Cavolo, ho davvero infilato una miseria di minestrina in quel contenitore. Guarda,  già finita. Neanche la prudente tavoletta di cioccolato mi offre consolazione.

Maledetta minestrina, sei già finita. Già non saziavi quando eri in abbondanza.

Finito il turno, sono qui a ripensare con un pizzico di rabbia alla minestrina. Mentre mangio il panozzo, bevo il mio bicchierino di vino e faccio il bis di cioccolato.


Ama e fa' ciò che vuoi. Oppure poi mangi troppo.

Notte e la minestrina (ama e fa' ciò che vuoi)

La democrazia di Facebook e l'amicizia

Forse ti illudevi di aver coltivano per anni amicizie speciali. Su Facebook però domina la democrazia. Quella che annulla ogni esperienza insieme, anche la più dolorosa o la più felice. Soprattutto se Facebook diventa più importante dell'amicizia.

Il tuo compleanno viene ricordato, se è pubblico. Eppure quanti ne avete festeggiati insieme, quando ancora non esisteva un computer o uno smartphone.

E si viene convocati, in mezzo a una folla, in questo esperimento di pseudodemocrazia. Tutti uguali, perché tutti hanno un nome, un cognome, una foto profilo.

Be', a me non piace essere convocata su Facebook. Mi piace persino il suono del telefono.

Se sono uguale a tutti, come tutti posso non esserci in questo pianeta virtuale, che annulla tutto ciò che ci ha uniti, se qualcuno decide che la vita sia tutta lì.

Possiamo parlare con tutti

Possiamo parlare con tutti, in ogni angolo della terra, persino il più dimenticato. Possiamo aggrapparci a una linea invisibile, a un computer, le lettere meno: troppo concrete.

Possiamo parlare con tutti, sempre e dappertutto.

E per questo, spesso neanche cominciamo a farlo.

giovedì 17 novembre 2016

Veleni certi su tutti

Di certezze velenose è pieno il mondo, figurati quello dei social.

Il poeta che non va alla premiazione, non aspettano che questo per sputtanarlo.

E sorvolando sulle figure politiche, vedo scorrere rivoli, se non fiumi in piena di arsenico per tutti.

Vedo persino sconosciuti fotografati e messi alla berlina su Facebook perché smanettano invece di parlarsi (perché, noi cosa stiamo facendo?), perché vestono da schifo (mica tutti sono modelli come noi), un perché si trova sempre.

Quello che è irrintracciabile, è un dubbio, anche minuscolo. Un'attenuante anche solo intravista, uno straccio di domanda prima di scagliare una pietra.

E io quel dubbio me lo tengo stretto. 

Ho già troppo da giudicare me stessa. E perdonarmi. Nelle teste degli altri, non riesco a entrare.

Don't think twice it's all right - canzone per il giorno

Quando decidi dove andare, improvvisamente a tutti importa di te.  E ovunque tu vada, avranno ragione loro, anche se si sono allontanati da un bel pezzo.

Ma se puoi cedere il cuore, hai l'anima da salvare.

E non ha senso pensarci due volte, tu sai cosa è giusto.

Non posso dire dove devo andare: ma te ne frega qualcosa?

Where I'm bound, I can't tell

Don't think twice it's all right, Bob Dylan, canzone per il giorno.

Notte e un tempo correvo

Un tempo correvo perché qualcuno fingeva di piangere, e intanto mi sfuggivano le lacrime autentiche, a partire dalle mie.

Un tempo correvo a un minimo cenno e non mi accorgevo di dove stavo andando.

Adesso dal mio piccolo faro osservo le navi in difficoltà e posso uscire a soccorrerle. Ma solo dopo aver imparato, almeno un poco, a non muovermi per niente. E ancor prima a osservare.

Notte e un tempo correvo.

Sogno e consegne

Quanti giovani sfilano con i gonfaloni, lo specchio di un mondo di sport e valori per te, Giorgio.

Il parroco parla delle tue consegne da portare avanti. Io incontro un ragazzo che sogna la sua patria, come tu sognavi quel Paese che era anche parte di te. L'Argentina: la sogno anch'io, sfogliando le immagini di mio padre.

E una persona speciale come te, in fondo, ha fatto anche e soprattutto questo: ha abbattuto con dolcezza il confine tra sogno e consegna, tra desiderio e dovere, facendoceli trovare abbracciati. Poche cose sono grandi come questa.






http://neicassettidimalu.blogspot.it/2016/11/tutto-il-tuo-tempo-ciao-giorgio.html

Dialoghi reali - L'eterno

Poi incontri un amico di papà, che combatte con il cuore e il bastone. E la malinconia cresce pensando alla scomparsa degli amici.

- tutti passiamo

Ma subito alza la testa: Io no, io sono eterno.

E me lo devi giurare.

mercoledì 16 novembre 2016

Notte e non si perdono pezzi di luna

Già alzando lo sguardo, è sparito uno spicchio di luna. Un pezzetto mangiato via, che potrebbe minacciare la tua felicità.

Ma non è così, perché di luce, ne hai respirata tanta stasera. Hai perso degli amici, altri ne hai incontrati: un volto che ti sembra di conoscere da sempre, un altro che un amico inaspettato ti ha voluto porgere "Guarda, è anche tuo".

Non si perdono amici.

Non si perdono pezzi di luna.

La luce avanza oltre tutto.

Notte e non si perdono pezzi di luna.

Glad To Cross The Finish Line (Dee Snider e l'umanità in tutto)

Glad To Cross The Finish Line, Sad To See It End.

Vorrei che Dee Snider non facesse uscire di scena i Twister Sister in modo così intelligente.Ma sarebbe contro la sua natura. In barba al look preso per oltraggioso, ho conosciuto nel mondo del rock poche persone intelligenti e umane come lui.


Senza contare che gli dobbiamo sempre la brillante deposizione contro la moglie di quel tale, che non scrive sul giornale ma volle - senza riuscire - diventare presidente Usa, per salvare la libertà del rock.

Anche i Twisted Sister decidono di smettere. L'ultimo concerto, ancora non riesco a guardarlo. Leggo il Tweet di Dee, so che mica resterà a casa con le mani in mano, ma qualcosa inevitabilmente si spezza dentro di me. O meglio, è già spezzato, da quando ho visto i Motley Crue chiudere a loro volta, e a ragione, come pure in vista degli altri tour d'addio che si stanno avvicinando.

Mi salvo, solo con le sue parole. Certo che è triste vedere la fine di tutto questo, ma bisogna essere felici di esserci, a superare quella linea. E ci sono nuovi campi da esplorare, senza perdere se stessi, anzi magari trovandosi ancora un po'.

Grazie Twisted Sister, che mi avete insegnato a ribellarmi con umanità. 

We're not gonna take it.

E c'è sempre un prezzo da pagare. #theprice

martedì 15 novembre 2016

Fin dentro il cielo

Ci sono pensieri che si aggrappano a te, altri che volano, pochi che si vedono là, fin dentro il cielo.

Riparati o ribelli, fermi per un istante o per l'eternità, che non c'è differenza. Li tradisce solo il valzer lieve delle sfumature del cielo, ai primi sbadigli del giorno.

Notte e si torna a casa

E' un giorno in cui le memorie si accumulano e  il peso. Lo sento, quando incontro un amico con il quale le condivido e il suo dinamismo abituale mi sembra per un attimo appannato.

E' stanco, confessa, dopo mesi durissimi. Durissimi anche perché troppi se ne sono andati. Vorrei aiutarlo, ma mi sento impacciata.

Più tardi ritorno timidamente sulle memorie della giornata. Il professor Enrico Signorelli, ricordato nell'ospedale della mia città. Che cos'era per lui l'ospedale, casa. Il luogo dove presentarsi alle cinque di mattina a operare, dove garantire presenza costante e umana. Anche burbera, certo, e ripenso a quello che mi raccontava con ammirazione e piglio simpatico papà del suo coscritto.

Poi parlano di Giorgio Mutinelli, perché anche lui ha lavorato all'ospedale. Anche stasera con la cucciola ci viene da andare a mormorare una preghiera davanti a casa sua e ci chiediamo se sia già tornato da Parma, dov'era ricoverato. Perché il suo addio sarà qui, a Busto, a casa, tra due giorni. Ma lui è già qui.

Lo capisco, quando leggo un bellissimo articolo di Shadi Cioffi su l'Informazione.
http://www.informazioneonline.it/LAY009/L00908.aspx?arg=1009&id=25523

E' a casa che si vuole stare, quando si è stanchi, perché è a casa che si è dato tutto senza stancarsi mai.

notte e si torna a casa.

lunedì 14 novembre 2016

Nella fretta di accarezzarti, luna

Nella fretta di accarezzarti, luna troppo bella per essere liquidata come super, ho dimenticato di fotografarti.

Notte e perché tutto super

Abbiamo bisogno della super luna e tenere su lo sguardo più a lungo.

E di super offerte, per comprare ciò che serve e ciò che non serve, meglio ancora.

Di supereroi per i problemi da nulla.

Perché le piccole cose sono troppo impegnative.

Notte e perché tutto super

Tutto il tuo tempo (ciao Giorgio)

Lo so, dovrei ricordare il Giorgio con lo sport nel sangue, con la fiducia nei ragazzi, con la macchina fotografica sempre in azione agli eventi, la gioia del premio alla Pasqua dell'Atleta.

Ma vede, signor Giorgio, io ora vedo altro. Quel signore elegante che anche la cucciola aspettava festosa, per un piccolo tratto insieme.

Piano piano perché bisogna attendere l'altro, come un giorno si spera attenderanno noi. Perché ogni parola consegnata è un tesoro irripetibile.

Quei piccoli percorsi insieme mi sembrano come tutti gli anni in cui ci siamo incontrati, di corsa.

E l'emozione alla parola Ardor o al nome di Angelo Borri. Ancor più quando risuonava il suo nome: Benve. Lei era andata avanti e lui la amava come ogni giorno insieme sulla terra.

Ah sì un'altra ombra di commozione: quando si parlava di Argentina. E sarebbe partito ancora.

Non così lontano però, Giorgio. Non ora.

E io devo ringraziare di ogni piccolo tratto insieme perché mi ha insegnato sempre tante cose.

A partire dal fatto che se si vuole viaggiare, bisogna vincere il dolore e attraversare la strada. E indossare l'abito migliore.

Ci vuole tutto il tuo tempo. E tutto il cuore.

Meno di quel raggio di luce

Vorrei essere meno di un raggio di luce caduto nel lago.

Un granello screpolato ma fedele, una scia vacillante che non perde la via. E viaggia viaggia, tornando a Te.

Dialoghi reali - Un mondo di deficienti

- Comunque siamo in un mondo di deficienti.


- Che cosa vuol dire?

 - Che gli stranieri ne combinano di tutti i colori.

 -E gli italiani?

- Sono fanfaroni uguali.

Peace, tutti uguali alè.

Le parole che navigano, papà

Le parole che navigano, papà. Troppe in questo mondo chiassoso.

Le parole che naufragano, con altrettanta facilità. 

Le parole che conducono a un porto sicuro, come te. 

Otto anni fa le onde del tempo sembravano portarti via. Ma nessuno mi può togliere quella parola e il suo amore.

domenica 13 novembre 2016

Notte e siamo più vicini

A ridosso del giorno più terribile per me, la morte di mio padre, si intrecciano fatti e sensazioni così contrastanti.

Inizio male, malissimo. Con un altro papà che se ne va. Un uomo gentile il cui ultimo ricordo è una lunga conversazione estiva. Di ritorno da una vacanza e con addosso ancora quella serenità, mentre mi parla di un grande amico e di un sogno che aveva realizzato con lui: per gli altri, non per se stessi.

Mi dico che quella serenità e nuovi sogni devono ancora esistere con lui da qualche parte, ma non posso negare la commozione.

E sto abbastanza male da dover fuggire per una manciata di minuti verso l'incoscienza, dove la febbre non dovrebbe portarmi. Nella testa mi martella la voce di mio padre, anch'essa gentile.

- Perché non sei allo stadio?

- Perché dovrei andare allo stadio, papà. Non ha senso, nelle tue condizioni.

- Perché ti piace, perché è la tua Pro Patria.

Allora scappo, tanto ora sono le  mie condizioni. Fa freddo fuori e dentro, ma non importa, se incontri le braccia degli amici. Se mentre entri, la tua squadra spara il secondo gol e Bortoluz esulta: vorrei correre ora, come lui, anche se il fiato non c'è. E pensi che anche lassù ridono, ridono forte, a partire dal nonno tigrotto.

che cos'è stare bene? Non lo so. Forse, solo essere vicini, sotto gli occhi di tutti o contro ogni apparenza.

Notte e siamo più vicini.


I muri parlano di sogni

I muri dipingono sogni e consigli. Essenziali e mordenti, tracciano verità così scontate da essere dimenticate.

Sogna, ma non dormire. 

Una carezza di colori

Ti leva volti e abbracci, ti accarezza di colori.

Questo è l'autunno che accusiamo di ambiguità, perché ci assomiglia troppo. E di cui nonostante tutto restiamo incantati.

sabato 12 novembre 2016

Quando non sono in possesso di me

E' quando non sono in possesso di me, che do il meglio.

finalmente libera.

Notte e sarò felice per la luna

Tossendo ragionevolmente, ripercorro l'intera giornata.

La mia piccola è tornata dall'ospedale. La mia amica, che in ospedale è rimasta e sta combattendo una dura battaglia, mi assicura che sta benissimo. E c'è un amico che diventa grande con una festa a sorpresa: diventa grande, se si può, perché a me sembra già immenso da un pezzo con il suo cuore.

Finché incrocio lei, con quel volto illuminato di gioia, conficcata in un cielo buio da far paura. Ma ci pensa lei, la luna, a farsi beffa di ogni timore. E io, come una bambina, mi fermo ad ammirarla per dichiararle tutto il mio amore. No, luna, non montarti la testa.

Per la vita.

Notte e sarò felice per la luna.

venerdì 11 novembre 2016

Il cielo scolpito

Il cielo scolpito dal vento, arrossisce all'orizzonte. E noi a rimirarlo, con devozione lontana.

Come un miraggio di grazia, dura il tempo di una preghiera. Poi il vento gli permette di vestirsi del giorno e noi distogliamo lo sguardo, già sazi di miracoli.

Vorrei avere ancora quegli stivali

Una foto di trentacinque anni indietro fa esclamare a Nikki Sixx, mentre osserva i suoi giovincelli Motley Crue: accidenti, come vorrei avere ancora quegli stivali.

De gustibus, ma ad un tratto mi scorrono davanti foto da abiti e accessori improbabili, quindi irresistibili. Il cappello con i titoli di giornali resta il top. Ma ci sono anche il cappotto rosso, il maglione con la lana di pecora selvaggia, quella in cui trovavo continuamente frammenti di fieno, e la minigonna di pelle nera: su quest'ultima sorvoliamo, che c'è ancora.

Vorrei avere ancora quegli stivali. E lo spirito sbarazzino di portarli.

Notte e tu ascolti

Forse è vero che la notte è vanitosa e arrogante: ti sbatte in faccia tutte le (sue) verità.

Ma che importa questo buio di attenzione, quando tu ascolti. E riempi ogni oscurità.

Notte e tu ascolti.

La sfiducia umana e il test del semaforo a chiamata

Il semaforo a chiamata è uno dei luoghi dove si misura in maniera inesorabile e drammatica la fiducia negli altri. Non scomodo gli automobilisti, che neanche davanti al rosso inchiodano.

Mi riferisco piuttosto a noi pedoni. Arrivo, è rosso, pigio il pulsante ma il verde tarda un po'. Puntualmente, chi arriva pochi secondi dopo di me, guarda il rosso, quindi la sottoscritta e poi con fare guardingo schiaccia ancora il pulsante.

Leggi una serie di pensieri, occultati maldestramente.

- Questa scema non sa che bisogna pigiare il pulsante.

- Questa scema non sa pigiare bene il pulsante.

- Il pulsante si ribella a questa scema.

Insomma, mando giù fino alla prossima fermata. Quando io torno e davanti a un semaforo a chiamata con pedone fermo al rosso, mi sento nervosa perché vorrei tanto, ma tanto pigiare il pulsante. Perché mi sembra distratto, l'essere in procinto di attraversare con me, poi forse ha schiacciato male e magari lo stesso pulsante l'ha squadrato e si è preso beffa di lui.

Non gli ho dato dello scemo. Ma solo perché mi scottava ancora lo sguardo che mi appiccicava il giudizio poco prima.

Intanto è verde: alla sfiducia umana.

giovedì 10 novembre 2016

Notte e la città è buia, anzi Chiara

Luce e calore affollano una sala, ma fuori il buio mi spia e mi accompagna. Non cambia nemmeno quando arrivo nella mia città, che mi sembra così buia.

Finché accendo il pc e vedo il messaggio lampeggiare.

La somma necessaria per acquistare l'incubatrice è stata raggiunta. Chiara vive e illumina la sera con il suo sorriso da lassù. Altri contributi arriveranno e serviranno a coronare altri sogni. Perché quando una creatura vive, non si accontenta mai nel fare del bene.

Ci sono altri piccoli da salvare.

Notte e la città è buia, anzi Chiara.

https://www.facebook.com/La-casa-di-Chiara-513641192139763/?hc_ref=NEWSFEED&fref=nf

mercoledì 9 novembre 2016

Dialoghi reali - la ricaduta

Parlando con il veterinario al telefono, intercetta il mio disagio.

- ma che voce, non stai bene?
- influenza. Ricaduta 

- cavolo, tanti ce l'hanno. In genere colpisce quelli di mezz'età, non giovani o anziani.

Mi sento peggio.

Un mondo silenzioso

Un mondo silenzioso, in cui non si gridavano in pubblico tutti i pensieri, specialmente i più indegni. Dove si affidava una frase a pochi e la si soppesava.

Un mondo tremante, e non di arroganza come ora.

Lo rivorrei, quel mondo silenzioso, almeno un istante per ascoltarlo.

Notte e se ti chiedi troppo

Accade che tu ti chieda troppo. Ma se ti chiedi troppo, non puoi fuggire dalla risposta, per quanto veloce tu sia.

Notte e se ti chiedi troppo.

Un fiore oltre stagione

Chissà cosa significa un fiore che dura oltre la stagione. Dicono che sia un dono per lui, ma forse è offerto a noi.

Che possiamo sorridere e sperare oltre ogni stagione.


martedì 8 novembre 2016

Quelle due o tre cose che non mi piacciono fin da bambina

Nel marasma dei commenti americani, molti dal sapore infantile, mi viene in mente quello che penso di aver imparato proprio da bambina

- che non si festeggia mai un risultato prima 

- che non si dà mai del pirla a un altro bambino, perché la pensa diversamente da noi 

- che la democrazia è il voto, non credere che il vincitore legittimo sia solo chi reputiamo degno noi.

Sono due o tre cose che mi pare di aver imparato. E anche se spesso metto tutto in discussione, questo non mi va via. Sarà colpa della maestra. Ah già, porca miseria, la maestra mi insegnava anche a non dare sempre la colpa agli altri perché noi siamo migliori.

Mio fratello e il professore in un giorno di novembre

Non pensavo novembre potesse ferirmi ancora così. Mio fratello e il professore si sono incamminati insieme in un giorno di novembre.

Il secondo mi aveva salutato, portandomi altra luce prima del suo viaggio.

Mio fratello no, non ha potuto.

In poche ore ho capito che novembre, capace di portarmi via all'improvviso chi più amavo, non avrebbe poi concesso grazia alcuna. E sotto il peso di quelle ore, li risento con il loro veleno. Ma niente può togliermi il cielo di averli conosciuti e aver camminato con loro oltre ogni giorno, mese e anno della mia vita.

Notte oltre i like

Ci sentiamo così autorevoli a suon di like che possiamo pontificare sui massimi sistemi e sulle elezioni, meglio se oltre oceano.

Ci basta poco per sentirci importanti, ma oltre i like siamo poca cosa, se i like ci premono tanto. Basta che ci sentiamo a capo di un piccolo gregge, per sbranare come lupi.

Mentre dormire, se non altro, perché non lampeggiano strane illusioni sugli smartphone delle coscienze.

Notte oltre i like.

Un cielo lontano

Ci sono cieli lontani, rimasti impigliati nel rullino che non c'è più.

Un'eco di ritorno a casa, che si lascia appena respirare.

Sotto un cielo eterno, una città antica e piccole follie moderne. E non so chi dei tre mi manca di più, Edimburgo.

Ogni giorno

Ogni giorno qualcuno ha qualcosa da rimproverarti.

Ogni giorno tu hai qualcosa da rimproverarti.

Metti tutta questa merce scontata in un barattolo e prendilo a calci come un bimbo in cerca di un gioco.

E ridi, ridi a squarciagola perché l'unico suono sia quello della tua gioia.

Dialoghi reali - approfittarsi

- ti ricordi che dobbiamo andare in quel posto?

- sì.

- ma ne hai voglia? 

- sì, perché sono con te.

- wow.

- non approfittartene 

lunedì 7 novembre 2016

Il tuo quadro

Il tuo quadro ha colori irripetibili, che si prendono dolcemente gioco della fissità del mio sguardo. Si stingono, si spengono, si riaccendono con una risata e si districano tra istanti e stagioni.

Il tuo quadro, appeso nel mio cielo che mio non è. Appeso a un desiderio tuo e a una mia speranza, oscilla pochissimo per non farmi tremare.

Il tuo quadro è il tuo amore. E anche un po' il mio. 

Notte e sì lo meritate

Claudio posta felice l'immagine con Papa Francesco. Una gioia che vale doppio perché su una copertina  del giornale del carcere Vocelibera c'è il volto di chi, in modo diverso, con una fede differente forse, si è battuto per gli ultimi. Il suo nome è Marco e oggi valgono solo i nomi di battesimo.

Perché sussurrano ciò che siamo, i doni che ci fanno e anche ciò che ci meritiamo. Perché tutti meritano un momento speciale, anticipo di vita rinnovata. Tutti conosciamo la caduta e tutti abbiamo bisogno di risalire.

Condividere con il Papa questa giornata speciale del Giubileo, la misericordia che non conosce ostacoli e sbarre, è una benedizione per tutti.

Ah se lo meritate Claudio e ciascuno di voi.

Notte e sì lo meritate.

Andy Murray at last

Questo più che un post è una lettera aperta a uno scozzese. Vincitore e scozzese. Risento ridendo quanto disse il mio amico Derek prima di Wimbledon: se Andy Murray vincerà, sarà chiamato britannico; in caso contrario, scozzese.

Ora che sei numero uno, raccolgo i commenti con un sorriso. Molti ricordano che eri l'eterno secondo, qualcuno corregge che eri un predestinato.

Più di tutto, stringo questo articolo dello Scotsman: Andy at last.

Finalmente, questa espressione poi racchiude  le due sfumature, quel last che ti fa sudare i traguardi.

Andy, finalmente. Andy, per il tempo che il destino e il suo lavoro vorrà.

Ma resta quel cardine  che ho stampato nel cuore, dopo il viaggio del capitano Scott. Nessuno ha diritto di etichettarci in una classifica, forse neanche noi stessi se non per dire, con qualsiasi risultato:

"I’ll keep working hard to get better.”

Read more at: http://www.scotsman.com/sport/tennis/andy-murray/andy-murray-is-the-world-s-no-1-player-at-last-1-4279747

http://www.scotsman.com/sport/tennis/andy-murray/andy-murray-is-the-world-s-no-1-player-at-last-1-4279747

http://www.nomosedizioni.it/catalogo.php?b=12NMS412

Dialoghi reali - diglielo apertamente

- ma tu diglielo 

- l'ho già fatto!

- diglielo apertamente

se tiene le orecchie chiuse...

domenica 6 novembre 2016

Notte e spiriti nascosti

Ci sono giornate come spicchi di vita, se non vite intere. Epifanie che ti accarezzano con un sorso e tramonti che ti raccontano meglio chi sei, chi ti manca, chi hai sotto pelle, chi è lontano e chi è perduto.

Al festival del whisky di Milano, mentre mi dedico alla mia Scozia con una sola divagazione giapponese, scorgo quella scritta. Hidden spirits. Ci ripenso, sotto il cielo incendiato della città che tanto amo, perché ha giocato con la mia da piccina e perché mi ha reso la giovinezza indimenticabile.

Spiriti nascosti, in punta di piedi, attraversano ogni vita. Mi tengo stretto al cuore chi è arrivato presto e chi tardi: camminano al mio fianco in armonia. Qualcuno alla deriva, neanche lo vedo più. Gli spiriti nascosti mi spiegano che non posso dare sempre la colpa a me stessa, anzi il concetto di colpa fa li disgusta un poco.

Spiriti nascosti sussurrano che qualcosa di più importante sgorga sempre in te: è il fiume in cui si sono affacciate le vite e si comunicano tutte qualcosa, come in un grande, junghiano sorriso. E tu le ascolti, socchiudi quasi gli occhi, soggiogata da ciò che sembra una ninna nanna.

Solo in Scozia ho trovato questo canto di vita, eppure la sorte mi ha fatto intingere speranze ed energie, in Inghilterra.

Non importa che ne sarà.

Spiriti nascosti mi hanno raccontato che quel fiume scorre in noi e non c'è luogo in cui si possa crescere, se prima non si scende dentro se stessi, pronti ad ascoltare la nostra voce.

Spiriti nascosti ci tengono svegli, mentre vogliamo cedere al sonno. Ci sussurrano tutto quello che osiamo dirci.

Notte e spiriti nascosti (ci tengono svegli).



Giustizia, dicono

Poi dicono: è stata fatta giustizia, tutto torna. Tu l'aspettavi, l'avresti detto...

Lo diresti, lo dici ora?

Sanno quello che hai provato e che ti avevano inflitto loro. 

Giustizia, dicono. E non sento alcun motivo di celebrare, perché adesso so che le cose semplicemente si compiono.

Perché loro soffrono, come hai sofferto tu, e se ne sentissi piacere, sarebbe solo vendetta.

Perché non sono arrivati i buoni e infatti ciò che hai, avete costruito viene stritolato, svuotato, cancellato. 

Le cose, si compiono e basta.

Giustizia, dicono. Ma è la vita che scorre. E io non posso vederla nei tuoi occhi, anche se la tua anima mi sussurra qualcosa: forse che non è giustizia, ma l'amore e la compassione devono essere più forti di tutto.

sabato 5 novembre 2016

Notte e il mondo cantato sul lago

Stasera non bastavano le luci del lago, neanche con lo specchio del freddo autunnale, a portare lontano.

Ci volevano voci e strumenti, quelli della Fortezza. Nel gioiellino che è Meina, si viaggia in ogni continente e ogni generazione.

Tutti i sacrifici che affrontano queste persone, sembrano prendere il volo nell'aria come la musica. Solo felici di dare e cantare, non possono che contagiarci.

Guardo i più giovani, adolescenti appena, quasi con orgoglio e poi risalgo fino al decano che a 83 anni canta con passione che non si può proprio fare a meno di amare.

È tempo di commuoversi, di ridere, di battere le mani, mordere il freno per non danzare. E il lago Maggiore ci riaccoglie, desideroso di ascoltare del nostro viaggio, ancora.

Notte e il mondo cantato sul lago.



Le fiamme che nutrono

Tesori nascosti, alla luce delle fiamme. 

Fiamme che nutrono, non distruggono, e uniscono canti distanti in un unico coro.

Tutte giù per terra

Questa danza scatenata delle gocce che martellano la terra, assomiglia a un girotondo di suoni.

Ascolto il loro riso e le immagino nel vortice di gioia.

In picchiata, tutte giù per terra. E chissà come, ma risalgono in qualche modo, per potersi buttare ancora a capofitto, come bimbi cocciuti nel giocare.

venerdì 4 novembre 2016

Angelo e la fiaba per crescere

Una crudeltà e un dolore grandi possono diventare una fiaba. Mi commuove questo pensiero, come una delicatezza che non può levare la sofferenza, ma ha il potere di posarvi un bacio.

Una fiaba per Angelo, come una carezza, un insegnamento gentile e un monito, quello che porteranno davanti agli occhi di chi è piccolo o vuole diventarlo per crescere, Zampe d'oro con Alessandra Genova  (Mary Poppins) a Cairate sabato 19.

Io non riesco a guardare le atrocità inflitte ad Angelo. Non riesco nemmeno a farmi trascinare dall'odio: quel cagnolino non l'ha conosciuto, l'odio, per questo dev'essere volato tra gli angeli.

So che l'uomo deve guardarsi dentro, prima di fare il carnefice fuori, in troppi modi, massacrando i suoi fratelli che per  me sono tutte le creature. 


Con una fiaba si può imparare a diventare grandi, ad abbracciare e non ferire, a sentirsi tutti minuscoli e immensi se abbracciati.

Notte e Pà Carloeu (racconta un'altra storia)

Sobbalzo: ma oggi è anche l'onomastico dul pà Carloeu.

Mi rabbuio come tutte le volte in cui ci penso: ci sarebbe da fare un'enciclopedia, anzi un musical tra masse convinte dei loro diritti e redini ferme e gentili, per celebrare Carlo Azzimonti.

Ma viviamo in un'epoca di scarsa celebrazione per chi preferisce i fatti alle parole.

Pà Carloeu, colui che mi racconta storie così lontane e vere, da essere proprio qui con, dentro di me.

Quando vado a trovarti al cimitero, mi sembra sempre che affiori un tuo sorriso. 
Che storia mi racconti oggi?

Racconta un'altra storia, pà Carloeu.

Notte e Pà Carloeu (racconta un'altra storia)


giovedì 3 novembre 2016

Quando tu combatti

Quando tu combatti, con una battuta, un morso a un frutto e ancora un risolino, vorrei dirti che ci sono e ci sarò.

Invece dico una battuta, mordo un frutto e rido anch'io. E vorrei che fosse combattere insieme. 

Notte e notte non è (se abbiamo ancora qualcosa da cercare)

Non è notte, neanche ora che la città si ferma e una sirena si piglia tutto per uno squarcio di minuti nella notte. Che pochi volti spuntano, e più freddi di una canzone dei Doors.

Non è notte, se riusciamo a stanare un amico dal suo guscio.

Se altri ne incontriamo, per caso, e basta un sorriso per raccontarsi che è folle e bello impegnarsi per un sogno.

Se stiamo pensando a cosa costruire, anche se non siamo più ragazzini da un pezzo.

Non è notte, se quando ci troviamo, abbiamo ancora qualcosa da cercare.

Notte e notte non è (trovandoci abbiamo ancora qualcosa da cercare)

Voto Alice Cooper (perché non divide)

L'orrore si consuma in una sera, ridendo. Non in una vita, senza pietà.

Come vorrei trovare, nella mia beata ignoranza, alle elezioni americane. Hillary Clinton, non la conosco, davvero: ho letto anni fa una sua autobiografia, e non ho captato nulla. Nel frattempo, quella di Giuliani  mi emozionava profondamente.

Trump Who?

Non me ne frega niente, se sul passaporto sei uomo o donna. Ricco o squattrinato. Salvatore di te stesso o del popolo.

Non sopporto più chi divide.

Voto Alice Cooper, perché non divide. A differenza di troppi potenti e quasi tutto il mondo, me compresa.

Sono stata così immensamente piccola (da trovarti)

Sono stata così immensamente piccola da sfuggirti. Perché sapevo che mi avresti cambiato la vita.

Sono stata così immensamente piccola da trovarti. O meglio, tu ti sei lasciato trovare da me. E ogni giorno lo fai, con disarmante costanza, quella che a me manca di più.

Sono stata così immensamente piccola da ribellarmi e poi consegnarmi a te.

Ci preme di più vedere

Ci preme di più vedere quello che vedono tutti. Rispetto a capire quello che intuiscono in pochi.

Allora immagini a raffica, sempre le stesse, invece di scavare nella verità e in noi stessi.

mercoledì 2 novembre 2016

Quelli che sai già

Sui social c'è solo il volume più alto, ma non sono tanto distanti da un tavolino di bar o un telefono.

Ci sono persone che se commentano anche un post pacifico, posso già prevedere la natura dei loro messaggi. Astiosi, che dividono, che proclamano la superiorità di qualcuno (tendenzialmente la propria).

Anche per questo trattengo sempre di più le dita e prima porto a fare un giro la mente. Non voglio essere così. Basta il nome e già il veleno è servito. 

Adoro quelli che mi sorprendono, che ascolti con ansia gioiosa per apprendere ciò che pensano e che in genere dicono qualcosa di terribilmente nuovo. Che ti mettono in discussione, quando a te non riesce proprio bene.

Voglio diventare così.

Notte e ci vuole un gran cuore

Quando si è trafitti dal dolore, da un volto, da un musino (non metto inutili e oppure o), si vorrebbe fermare tutto. Si può fermare tutto.

Quando si accoglie nuovamente una vita, dal proprio grembo, nel proprio cammino, nella propria casa. E oppure o inopportune, pure in questo caso.

Ecco, quando si riesce ad andare oltre il dolore, ci vuole un gran cuore. Enorme e spalancato, per quanto male faccia.

Notte e ci vuole un gran cuore.

martedì 1 novembre 2016

Foglie vive

Un bimbo rincorre le foglie e le sfumature,  con calci lievi che non fanno male.

Nel prato si scalda una danza e io lo vedo.

Non chiamatele foglie morte: sono foglie vive, di calore e colore sotto il cielo maldestramente grigio.

Non mi piace essere perfetta ma

Non mi piace, mi spaventa, la prospettiva di essere perfetti.

Ma ciò che mi terrorizzerebbe davvero è la convinzione di esserlo.

Notte e tutti i giochi dei bambini (non finiscono)

Non ci sono solo i fiori a colorare la memoria e la foschia pensosa del cimitero. Al campo dei piccini, quanti giochi variopinti tra il candore del ricordo.

Ne conosco alcuni di quei bimbi, apparsi solo a sbirciare la nostra - scarsa - umanità. Poche ore, pochi giorni e sono volati via.

Ma oggi vorrei abbracciare lei. 
Chiara è rimasta con noi poco più di due mesi, quanto ha lottato e non ha smesso di lottare: so che mamma e papà hanno ragione.

Vive. Combatte, per noi. Gioca. 

Di fronte a questo candore gioiosamente interrotto da giocattoli e biglietti d'amore, le lacrime devono tacere, perché  tutti i giochi dei bambini non finiscono. Non finiscono mai, se lo vogliamo, se ci crediamo.

Chiara, c'è una casa da costruire.


http://www.unacasaperchiara.it

La prima nebbia, non troppo convinta

Incontro la prima nebbia, quella vera. Non la foschia che si schermisce, ma quel velo che la notte fa la voce grossa.

Eppure la mattina, appena si riveste in fretta l'alba, resta come sospesa a un filo dai campi. Accanto, le macchine corrono già, lei invece galleggia con i mormorii della luce: non si sa distinguere il loro confine.

La prima nebbia, non troppo convinta, così umana mentre si espone al giorno e traballa nelle sue certezze.

Fare nel modo giusto

La verità (pensa che parola scomodo uso) è che tu sapevi fare nel modo giusto. Poi sceglievi magari diversamente, ma avevi l'esatta percezione di ciò che si dovesse fare.

Potevo zufolare distrattamente, ma se mi giravo ero consapevole del fatto che nei tuoi occhi avrei letto ciò che contava e guidava.

Tu sapevi fare tutto nel modo giusto. Io, solo a modo mio. E sento che mi dici: ma è questo il modo giusto. E me lo dici perché mi ami e questa è la cosa giusta da dire.