sabato 31 dicembre 2016

Prima pagina (da oggi incomincerò)

Corro indietro a quarant'anni fa e alla prima pagina. Quella di un diario, che fingeva di annotare fredda cronaca per Capodanno.

Prima pagina di vita, eco anticipatrice di tante altre. Dell'esistenza, del giornale, la mia firma stampata e non più vergata confusamente sopra le righe.

Voglia di esistere dal principio e varcare timidamente un quaderno dal sapore ufficiale. Mi sono descritta, trascritta, curata nelle tante pagine che sono seguite: meno ordinate ancora e più libere, quelle mie.

Prima pagina, e una certezza da Capodanno: da oggi incomincerò.

Ogni volta che l'ho detto, ho tremato e sorriso. Come il personaggio di un libro che non ho ancora pubblicato e forse non lascerò mai correre libero, sono brava a incominciare.

Che sia l'inizio dell'anno o la fine di un cerchio che si chiude malamente. Che siamo bambini o adulti storditi: è bello incominciare.

Da oggi incomincerò.

Buon 2017.

Notte e sotto la notte

Tanti a sparare luci rumorose nel cielo, come a squarciare il confine della notte.

Eppure, qua sotto la notte si respira la vita. Come sotto la terra tutto si muove più dolcemente e germoglia il futuro.

Sopra, tutta la vanità del gridare a vuoto.

Sotto, tutto il tepore della vita.

Notte e sotto la notte.


Giorno e notte della città

Giorno e notte accarezzando l'alba deserta. I cortili dove giocavi tu. Quelli che si sono fieramente salvati, quelli che stanno aspettando dolorosamente una sorte, quelli spazzati via e ricostruiti.

Luci soffuse, luci gridate. Luci ancora spente in attesa di brillare su una festa o su cosa chissà.

Giorno e notte della vita, scritti sui cartelli e sulle mura. E io provo a bussare dove non rispondono, ma sento un mormorio di piccioni o di angeli.

venerdì 30 dicembre 2016

Notte e gli spazi non contengono

Ci sono spazi che ti abbracciano, altri che quasi ti inseguono. Altri ancora che ti vedono passare e tu senti il rumore del tuo cammino.

Gli spazi non contengono tutta la voglia di vita; la possono comprimere, ma poi scoppiano. E quando sei fuori nella notte, neanche riesci ad avere paura. Perché stai già scorgendo il giorno o quello che concede di vedere.

Notte e gli spazi non contengono.

giovedì 29 dicembre 2016

Aspetto il profumo della torta

Tra le carezze dei ricordi, sento come una puntura. Pochi giorni fa, sulle note di George Michael, rivivevo la mia estate tedesca.

Poi apprendo che la mia padrona di casa si è congedata. Nessuno scriverà di lei, del suo sorriso accogliente. Ma se chiudo gli occhi, sento un profumo.

È quello della torta che ogni mattina, prima di andare al lavoro, preparava.

Mi manca quel profumo e lo aspetto. Il giorno senza ore, in cui non passerà più.

Notte e c'è sempre un bambino

Nell'ora di un addio, si aggira un bambino. Gli occhi sgranati, a scoprire ciò che fingiamo di sapere. Le braccia al collo della mamma e in una mano un pupazzino: chissà chi protegge chi.

In una chiesa tra fiori e incenso, quel bimbo mi racconta lo stupore che lotta con il dolore. E vuole guardare oltre ancora.

Notte e c'è sempre un bambino.

mercoledì 28 dicembre 2016

Nessuna parola sul cielo

Disegni le nuvole, le strisce confuse di sonno del mattino, i tetti luccicanti che lo sfiorano, lo sfondo ancora insicuro nel palesarsi.

E voli di uccellini, scie degli aerei e riflessi imprecisati.

Solo, sul cielo non puoi scrivere parole. Scivolano via, come lacrime o risate, e sono solo tue.

Notte e se odi un popolo

Non c'è un giorno in cui non legga messaggi di odio verso un popolo, una fede, uno Stato arrivando ad auspicarne la fine e rimasticando nostalgie amare della storia.

Leoni da tastiera, da salotti o scantinati, che decretano a chi spetta il diritto di esistere e covano odio contro se stessi.

Se odi un popolo, odi l'umanità. Di cui fai parte non per tua decisione.

Poi fissa negli occhi chi ritieni indegno di esistere, se riesci. E se riesci, guarda anche dentro di te.

Notte e se odi un popolo (odi te stesso)

Never end your rock days, Lemmy

Tutto iniziò l'anno scorso. The beginning on this day last year.

Eppure era cominciato ancora prima, lo so bene. Musica e silenzio, vita e morte, incontri e addii. L'anno scorso se ne andava Lemmy e dava il calcio di inizio a quello che abbiamo poi definito dodici mesi di scomparse pesanti per la nostra esistenza e le sue colonne sonore.

Lemmy è corso avanti qualche giorno prima, come a preparare meglio le cose. A prendersi il suo tempo. Il suo funerale, in diretta online, l'unico a cui abbia saputo ridere. Perché Lemmy era così, più forte della sua musica. Non un modello di vita, eppure più sano di tanti altri imbellettati ed eleganti di vuoto.

Quando Lemmy se ne andò proprio un anno fa, ho temuto che i giorni del rock fossero finiti, come quelli da ballo decretati da Jim Morrison.

E' successo proprio così, ma allo stesso modo ho scoperto una bizzarra magia: che non finiscono mai.

Never end your rock days, Lemmy.

I knew you were waiting for me - canzone per (ogni) notte

Crederci sempre, di fronte al fiume tempestoso o alla montagna, così imponente, e la valle così bassa che non si può prendere il volo.

Se mi guardo indietro, agli anni che sembrano così lontani, bruciano ancora le ferite. Ma il gusto della vittoria, lo conosco. E' amarsi e non aver mai ceduto alla tentazione di non crederci, prima.

Lo sapevo, che tu mi stavi aspettando.

One touch and you set me free

I knew you were waiting for me, George Michael e Aretha Franklin, canzone per ogni notte.

martedì 27 dicembre 2016

Notte e la strada ride

Ci sono notti nel mio borgo, notti in cui la strada ride.E lo fa forte, irriverente se non sguaiata. Non le importa se chi passa sia sognante o abbia appena versato lacrime o ancora abbia affrontato seriosi argomenti.

La strada ride, anche solo per una manciata di minuti. E in qualche modo il tuo cuore la segue, tentato di restare là fuori.

Notte e la strada ride.

L'estate tedesca con George Michael

George Michael, leggo la marea di commenti, di sdolcinatezze e di veleno. Io chiudo gli occhi e vedo solo un ragazzo, poi un uomo, sulla cui vita non posso emettere giudizi. Mentre mi avvolge il buio dei ricordi, sento la sua voce.

Da rocker l'ultima cosa che potevo fare, era applaudire canzone tipo "Careless Whisper". Ma ho sempre amato la sua voce e anche la sua grinta tenera. Mi è accaduto - lo confesso - un po' ciò che ho provato con i Duran Duran. Contestati aspramente ai loro giorni (causalmente anche miei) e poi se non rivalutati, riammessi sotto pelle anche in contrapposizione al vuoto pneumatico dei tempi attuali.

Ricordiamo George Michael e ricordiamo noi stessi. Quello che siamo stati, che siamo ancora, che vorremmo essere.

Io ho la memoria più intensa su una canzone anche poco edificante, se vogliamo. Potevo scegliere Freedom e facevo figura migliore. Ma in fondo, sapeva anche quella di libertà.

Era un'estate tedesca e qualcosa di più. Nel 1987 mi trovavo in famiglia, in Germania, a studiare e ad addomesticare la mia conoscenza della lingua. Tengo gli occhi chiusi, per rivedere i volti di tutti i ragazzi della compagnia. La libertà della campagna in un delizioso paesino (una delle amiche guarda caso si chiamava Heidi) e delle feste. Della birra che scorreva con giudizio, le prime cinture di sicurezza legate subito con la mia ammirazione e l'autista rigorosamente sobrio. Camminavo in punta di piedi per la gioia  di essere in un altro mondo.

Tra le canzoni che dominavano la scena in auto o nelle serate tra di noi o alle feste, c'era quella "I want your sex". La ballavamo, ci scherzavamo su perché erano gli anni Ottanta, quelli sfrenati, ma noi imbranati ancora. Senza pretese, ma con la voglia di vivere e di conoscerci. 

Quando ripenso a quell'estate, mi accompagna anche quella canzone, non la più bella, non la più romantica, ma casualmente caduta lì a suggellare settimane speciali per me.

E non posso che sussurrargli, con cura sì: riposa in pace George Michael. Non per quelli che ti amano, non per quelli che ti giudicano come se nella loro vita fossero capolavori assoluti ed esempi di morale indiscussa per gli altri, ma per te stesso, e per il tuo cuore prima della tua intensa voce.

lunedì 26 dicembre 2016

È arrivato

La mattina non si è ancora tolta il velo della (nostra) notte e la chiesa tace intensamente.

La coda della Comunione poi si stacca come un fiume attirato da acqua più chiara.

Nel presepe ora c'è, il Bambino.

È arrivato e adesso possiamo sostare da lui, ritrovarlo, ritrovarvi, perdere l'inquietudine o intingerla nell'amore.

Notte e se la notte resta vuota (dov'è finito il Natale)

Sembra già spenta qualche luce. Si è gridato di essere sazi, a suon di foto e proclami. Non sono ancora finite, le feste, ma già la notte mi appare più vuota.

E forse è davvero così. Perché poco resta se tanti di noi sembrano così concentrati su se stessi, assenti da pensieri reali che non spicchino in lettere dorate sui social, traboccanti di doni e cibo ma così poveri di compassione, verso il più povero o l'ultima star che si spegne.

Notte e se la notte resta vuota, dov'è finito il Natale


domenica 25 dicembre 2016

Stupiti come bambini

Colore che giochi con il mattino e con l'aria immobile della festa, scivoli fuori da un album e ti riversi sui finali dei sogni.

E sappiamo stupirci di te, come bambini, più dei pacchetti colorati a cui ci ha abituati l'ombra del Natale. 

Nessun dono appare alla tua altezza.

Notte e c'è l'ora

La giornata di festa vola, ride, rallenta. Si nutre di incontri, di riti, di un dolce ripiegare. Ma poi c'è l'ora in cui tutto si ferma e ti racconta ciò che già sai, eppure mai abbastanza ti sembra di sapere.

Riguardi la foto che hai avuto davanti tutto il pomeriggio; inciampi in un film condiviso. Semplicemente, senti dentro una nota vibrare, come se udissi una voce amata.

C'è l'ora in cui più forte so che mi manchi, papà. E spalanca la porta su troppe persone, che hanno percorso la tua strada, prima o dopo di te.

Cammino, innamorata della vita, ma non riesco a non voltare la testa e a non lanciarvi uno sguardo, che si colora di implorazione: camminate accanto a me.


Notte e c'è l'ora.

sabato 24 dicembre 2016

Va bene

Nel cuore tumultuoso della notte tutti avevano qualcosa da dire.

Tu in silenzio ci amavi.

Va bene.

Passerà tutto. 

Tranne quel tuo gesto taciturno e reale.

Buon Natale.

Notte e buon Natale a te unico (per il quale sono unica)

È la festa che devo a te. A nessuna convenzione, solo al Tuo Amore.

Tu sei unico, mio Signore. E per te sono unica. 

Come tale mi ami. Non mi scrivi messaggi fotocopia. Non mi ami quando hai tempo. Non mi rimproveri la mancanza nel mio disperato tentativo di stare a galla. Non mi dici: scusa ma sono troppo indaffarato.

Unico al punto tale da ritenermi unica.

Notte e buon Natale a te unico (per il quale sono unica).

venerdì 23 dicembre 2016

Nelle mani di Chiara

Adesso Chiara si può accarezzare. Adesso può ascoltare la musica, le voci, i suoni più amati. Lo può fare attraverso tanti altri bambini. Lo può fare, perché ci sono persone straordinarie che hanno sofferto, soffrono, ma non si vogliono lasciar fermare dal dolore. Sono i suoi genitori, Marco e Stefania.

Chiara, sei andata via due mesi fa. O così dicono, perché come ha scandito la tua meravigliosa mamma, tu vivi, vivi, vivi. A Villa Tamagno, Varese, viene consegnata l'incubatrice all'avanguardia che è stata acquistata con il tuo amore. Ci sono mamma e papà, zio Luca, il direttore generale Callisto Bravi, il primario Massimo Agosti che al Del Ponte ha fatto di tutto con il suo staff per salvarti, la presidente della Commissione sanità senatrice Emilia De Biasi, la senatrice Laura Bignami. Altri angeli silenziosi e commossi che si sono presi cura di te e della tua famiglia in quei mesi all'ospedale.

Ci sono i bambini. Quelli che lottano come te, in reparto. Quelli che potranno combattere meglio, grazie anche a te. E' il tuo regalo, Gesù Bambino non li lascerà soli perché avrà anche un angioletto come te al suo fianco.

Il mio sguardo si posa su tua madre, che appoggia con delicatezza le mani sulla copertina della culla. Le sue mani, che ti cercano e ti trovano. Perché siamo nelle mani tue, Chiara, e di tutti gli angeli, di tutte le persone che ci insegnano ad amare la vita, quel pezzetto di vita che ci è stato affidato.

Nelle tue mani, Chiara, siamo sicuri. Ed è solo l'inizio, come l'inizio è stato della tua vita.
http://www.unacasaperchiara.it





Notte e il tempo sconfitto dagli amici

Non faccio in tempo. Un ritornello che viene spesso a bussare alla porta della mia testa, si affaccia ancora. Forse pure lui di fretta per le commissioni natalizie.

Provo orrore di fronte a ciò che ho detto. Commissioni natalizie. Cambio registro.

Mi fermo da una coppia di amici e so che non posso sostare a lungo. Uno dei momenti più belli si sposta nell'abitazione di un altro amico. Scorrono due meravigliose ore: lui, che ha difficoltà a muoversi, ci conduce attraverso i tempi delle nostre vite e compie ancora il miracolo che spesso vivo da lui, trova il meglio, il giusto nelle persone e nelle esperienze.

Siamo proprio felici e grati, tanto che ci rammarichiamo nell'andarcene, due ore dopo. Io ho la consolazione che mi attende un'amica straordinaria: ne ammiro la creatività, in ogni fatto e parola, mentre perdo di vista il tempo.

Il tempo, sconfitto dagli amici. E credo che sia un piacere anche per esso.

Notte e il tempo sconfitto dagli amici.

giovedì 22 dicembre 2016

Il custode avanti (ciao don Angelo)

- Vieni avanti.

Io non riesco che a entrare in punta di piedi in questo mattino gelido, perfino dalla Madonna dell'Aiuto. Una porta chiusa con l'avviso che don Angelo si è messo in viaggio; l'altra sembra aprirsi con dolore.

- Vieni avanti, nella mia Chernobyl.

Sento la voce di monsignor Conca, tanti anni prima. Tra computer e quelle che allora sembravano davvero una centrale atomica o giù di li, nella sua abitazione vicino al santuario.

Com'è avanti, don Angelo, lui che è lì, accanto alla Madonna dell'Aiuto. Accanto alla mamma dell'eternità.

E adesso che mancano due giorni al Natale, lui che cosa fa. Va avanti.

Ascolto le parole di monsignor Livetti e la sua voce che altro aggiunge, tra cui l'emozione per la perdita di un amico vicino al Natale. Sappiamo, sentiamo che pur bisogna rallegrarsi: don Angelo era un custode sempre avanti. E alla Vigilia lui ci saluterà con affetto, ma dobbiamo lasciarlo andare. Perché lui avanti avrà subito da fare.

Notte e fili che non stritolano

Fili che scopri solo successivamente e si moltiplicano, quasi un esercito febbrile di ragni li avesse lavorati.

Ti sentivi stritolata, da molto meno.

Invece ora osservali, sotto lo sguardo d'argento della luna.

Ti accarezzano.

Notte e fili che non stritolano.

mercoledì 21 dicembre 2016

Ognuno la propria luce

La luna alza la voce tra i comignoli e si finge gigante.

Alza la luce, la luna, e pure una stella, rimasta imbrigliata nella rete del mattino. E ci si infila timida la scia di un aereo.

Ciascuno la propria luce, anche noi puntini in movimento sulla terra.

Notte e se sei al sicuro (devi ripartire)

Attraverso spesso la notte, anche solo per pensare. Vi porto dentro i brividi accumulati nel giorno, le fragilità che la luce mi ha mostrato, i passi malfermi, le mani che invano cercano riposo.

Attraverso la notte, quando mi sento più sicura. Mi fermo e la respiro forte, sentendomi percossa ancora da un richiamo.

Devo ripartire.

Notte e quando mi sento sicura (devo ripartire).

Tutto così (poco) serio

Mica mi sfuggi mentre ti avvicini con lo sguardo concentrato, micio.

Tutto è così serio per te: ogni preda, reale o immaginaria, perché tu conti più di tutti, con i tuoi occhi attenti.

E tutto può essere abbandonato in un attimo, perché c'è qualcosa di più importante.

Come la vita. E tutto è vivere, anche avvicinarsi a una preda, reale o immaginaria.

Pregare per un angelo

In chiesa, ama stare in fondo. E da qualche tempo deve appoggiarsi, anche se cerca di non farsi notare. Come sempre, in tutto, cerca di non farsi notare.

Passa per un'ultima preghiera o per aiutare qualcuno che non sa districarsi in universi terreni: più spesso, per tutti e due i motivi. Come posso non credere che non sia un angelo.

Ma non puoi dire grazie, solo un abbraccio frettoloso, e pregare per un angelo. Pregare un angelo, che strano effetto fa.

martedì 20 dicembre 2016

Notte e anche oggi ho capito chi (non) sono

Vorrei dirmi che oggi ho capito chi sono, ma la notte suggerisce di non barare, con la scusa del buio.

Anche oggi ho capito chi non voglio essere. E chi orgogliosamente non sono.

Notte e anche oggi ho capito chi

lunedì 19 dicembre 2016

Notte e il tuo dramma, il nostro

Hai un dramma che ti esplode nella vita e nel cuore. E senti il muro che sale tra te e l'umanità che veste le macchine di sfarzo vacuo, l'aria di luci rumorose, gli spazi di autocompiacimento: una marea di suoni tintinnanti di vanità.

Ma poi ti guardi attorno e vedi il clochard silenzioso che trascina le sue cose. Scruti lo smartphone abbastanza da scoprire tristemente che altra follia è esplosa nel cuore dell'Europa. E altrove prosegue, senza farsi troppo notare da noi.

Notte e il tuo dramma, il loro dramma, uno solo. Il nostro.

Prima neve, quella che

Prima neve, quella che senti nell'aria o solo ti illudi, quella che temi, quella che strillano, quella che sognano.

E tutto è più forte di te, per fortuna.

Milano oltre l'orizzonte

Sul terrazzo posso toccare le luci più lontane, quelle timide e quelle più sfacciate. Il cielo scuro eppure ancora macchiato del ricordo di neve.

Milano per grandezza, Torino per bellezza, diceva il nonno.

Ma di fronte alla danza delle luci, in punta di piedi come scarne ballerine, io resto immobile e vorrei poter sognare qualcosa, oltre quell'orizzonte, ancora. Lo faccio, sentendomi, sentendoti piccola: sì anche tu grande Milano. E solo da piccoli possiamo veramente sognare.

domenica 18 dicembre 2016

Notte e se non ti ascoltano

Troppi non ti stanno ascoltando, in preda alle loro parole, alle lucine a intermittenza del Natale, a un filo d'aria di passaggio. In quella corrente non c'è spazio per ciò che vuoi dire, tanto più se conta moltissimo per te.

Solo che adesso sai come attirare l'attenzione. Una parola sopra i toni come non te ne hanno mai sentite dire (magari perché prima erano ancora distratti). Un guizzo di ribellione. Un pugno sul tavolo. E c'è silenzio: gli hai conquistato un piccolo spazio.

Al che puoi usarlo al meglio: non dicendo ciò che era importante per te, a chi non ti stava ascoltando. Ma continuando a portarlo dentro e a condurlo a luoghi, orecchie, migliori.

Notte e se non ti ascoltano, fai spazio per il silenzio.

Più colore dell'inverno

Più colore dell'inverno ai primi passi, più colore delle sue sere. Più colore del freddo che sprigiona raggi confusi.

Più colore della natura, che attira gli sguardi senza arroganza.

Più colore di tutto, ha il nostro cuore.

sabato 17 dicembre 2016

Come il bacio della luna

Una luna così spuntata, eppure ha inondato la notte e la stanza. 

Abbandonato il mondo dei sogni, ci è parso più saggio rivestire i desideri di quella luce. Un dono, un bacio, una vernice morbida su ogni istante.

Come il bacio della luna, che non se ne va mai veramente, ma lascia una polvere dorata che fa aspettare la notte con una speranza nuova.

Notte e siamo riuniti

Siamo qui riuniti, differenti e senza un linguaggio in comune, in apparenza. A guardarci silenziosi per gridare tutto l'amore e la compassione: che poi camminano insieme.

Sotto lo stesso cielo.

Sotto lo stesso sguardo.

Sotto le stesse nubi e luci vacillanti.

Siamo qui riuniti per consegnarci alla notte e sfuggirle ancora un poco.

Notte e siamo qui riuniti.

Penserò a tutto

Penserò a tutto, un giorno.

Adesso comincio a pensare a qualcosa.

Urgentemente fumetto

Nella pila di urgenze ho infilato altre scadenze, spinta dall'abitudine.

Poi finalmente ne ho trovato una irrinunciabile. C'è un fumetto, con il fido Paperino che mi chiama. Sussurra che è tempo di fare qualcosa di meno indispensabile e più prezioso.

Urgentemente fumetto, per non mandare in fumo la vita.

venerdì 16 dicembre 2016

Nessuna luce

Piccole luci sotto gli occhi, effetti speciali oltre la cortina che sussurra la festa.

Nessuna luce può oscurare le altre e forse nessun buio, finché lo sguardo corre a cercarne.

Notte e chi ha rosicchiato la luna

Frugo nel cielo e vedo che alla luna manca un pezzo. Chi l'avrà rosicchiato, un uccello che ha sfidato i primi mormorii del buio o una stella gelosa, un aereo distratto. Mi ritrovo bambina a trovare tutte le creature che possono aver fatto irruzione nella sua tranquilla sera.

E poi torno grande e mi convinco che quel pezzo, l'ho tolto io. Perdendo la fantasia o la voglia di amarmi: e se guardo bene, ora la vedo sorridere, piena.

Notte e chi ha rosicchiato la luna.

giovedì 15 dicembre 2016

Un'amica vera nel gelo

Qualunque cosa tu decida o incontri, sentirai i morsi del gelo.

E qualunque cosa tu decida o incontri, ci sono forze capaci di sciogliere quel freddo.

Come un'amica, che correrà da te nel gelo e ti farà capire che andrà meglio. Che già sta accadendo e il freddo già vacilla, per dare spazio al calore della vita.

Notte ed è la vita

È la vita, la vita. Lo sussurra la canzone, lo urla il cuore.

La vita durerà un istante o si dichiarerà sazia di anni, ma sempre un attimo sarà. Reclama tutto e tutto dà. E tu puoi anche ignorarla, ma non a lungo, se ti vuoi riconoscere e, o amare almeno un poco.

Notte ed è la vita.

A caccia di una luce

Nel centro dove troppe vetrine si sono svuotate, una si colora all'improvviso. Ha sfumature di festa e grida: ciao Busto!

Tanti si fermano. Molti fotografano. Qualcosa che sembrava normale, ora diventa speciale, per tanti motivi.

E penso che siamo tutti a caccia di una luce, anche quando affiora su una vetrina.

mercoledì 14 dicembre 2016

Dialoghi reali - Mole di anni

- ma ti rendi conto quanto ti ho sopportato in tutti questi anni?

- non è colpa mia se hai tanti anni. 


Incerta sicurezza

In chiesa l'anziana con incertezza si muove e pensiamo sia diretta alla fila della Comunione. Ma non è così.

Rimane sospesa tra una panca e l'altra,vaga anche alla fine della messa. Poi, si dirige verso l'angolo del santuario dove splende con delicatezza il presepe.

E lo scruta, lo studia con lo stupore di un bimbo, sbircia curiosa in una casetta come se potessero aprirle la porta.

Incerta sicurezza di chi sa dove muoversi, non importa come.

Notte e come in una vecchia mansarda

In una vecchia mansarda, incontenibili erano emozioni e desideri, progetti scolpiti nell'aria di anni inesauribili.

Oggi, in ogni spazio posso ritrovare quella vecchia mansarda e persino sognarci ancora un po' .

Libertà di dirsi

Libertà di dire: aspetta.


Libertà di dire: sbaglio.

Libertà di dire. Ricomincio, se voglio, se lo voglio io.

E più di tutto, libertà - queste cose - di dirle a se stessi. 

Potrei sempre fingere

Potrei sempre fingere, evitare di cogliere giochi meschini, partecipare alle recite di classe improvvisate.

Ma consultando l'orologio, ho deciso che ogni momento doveva essere impiegato per vivere.

Lo smog siamo noi

Così impegnati a stracciarci le vesti sullo smog e a puntare il dito contro i big inquinatori, fuggiamo dalla visione dei nostri polmoni insozzati con vari stratagemmi.

Tipo truccarsi in auto, con l'aiuto dello specchietto che sarà sicuramente più comodo dello specchio gigantesco di casa.

Smanettando sullo smartphone in attesa del nostro amico, sempre in auto.

Ascoltando la radio e intanto facendo cantare in sottofondo l'acceleratore durante una sosta per caricare qualcuno.

Il tutto con il motore rigorosamente acceso, per minuti interminabili a coprire il silenzio della nostra imbarazzante coscienza di piccoli esseri insignificanti. Che tutti insieme sporcano il mondo.

Lo smog, siamo  noi.

martedì 13 dicembre 2016

Tutti i luoghi in cui non sono stata

Tutti i luoghi in cui non sono stata, tutte le gioie a cui ho rinunciato, spinta via da dotte e ragionevoli spiegazioni. 

Tutti i momenti a cui sono stata sottratta, un giorno mi prenderanno per mano. E credo che passeggeremo a lungo, tra l'umanità ritrovata.

Notte e la scorta nella nebbia

Così poetica da dimenticare a volte la propria dolcezza, la nebbia ti stringe troppo forte. E per scusarsi, dà la colpa all'oscurità.

A te non importa, di chi sia la responsabilità. Sai solo che non ricordi dove andare, perché non puoi ammettere che non ci vedi. Finché compare una pattuglia, con luci che ti sembrano mille e avanza nella notte senza scomparire. Ti scorta e per un attimo, forse anche qualcosa di più, ti pare che sia arrivata lì per te.

Perché da qualche parte sanno che hai bisogno di una scorta nella nebbia.

Notte e la scorta nella nebbia.

Cose proprio irrinunciabili

Lungo la  strada ho incontrato molte cose irrinunciabili e mi sono fermata ad ascoltarle, rimirarle, temo di averle persino accarezzate.

Adesso ho fatto una selezione naturale e ne ho trovata una sola.

Me.

lunedì 12 dicembre 2016

Dialoghi reali - dove andiamo

- ma poi andiamo di là?

- Di là dove, di qua?

Dove andiamo, dilemma esistenziale. O linguistico.

Un vento gelido che ne sa di più

E c'è un vento gelido che ne sa di più. Eppure tace, ostinato e fregandosene anche delle canzoni da premio Nobel.

Zitto e immusonito, o di buon senso perché sa anche che noi siamo più gelidi di lui.

Notte e perdo un pezzetto ogni giorno

Ogni giorno perdo un pezzetto di me. Sento il tonfo, bizzarro, persino buffo. 

Tac.

Credo sia qualcosa di gravissimo. Vorrei dire meglio: preziosissimo.

Ogni giorno perdo un pezzetto di me. Perché io possa ritrovarlo.

Notte e ogni giorno perdo.

Almost human - canzone per il giorno

In questa canzone d'amore, per vocazione un po' vampiresca, penso a come siamo quasi umani. A un grido di distanza dall'essere vivi e compassionevoli per gli altri.

E non c'è luna che svanisca, a mandare in fumo il sortilegio. Dovunque corriamo, umani ma non troppo.

Almost human, Kiss, canzone per il giorno.

domenica 11 dicembre 2016

Snape, la vera magia di Harry Potter

Aggrappata alle ultime scene di un film, io che amavo veramente solo il libro, vorrei prima di tutto ritrovare la magia vera. Quella che mi assaliva quando apprendevo dell'arrivo di una nuova puntata.

Nella mia confusione passionale, però, devo dire qualcosa di folle a Harry Potter. Perché fin dalle prime pagine, una certezza giocava con i miei dubbi.

Snape non era cattivo. Snape non poteva essere cattivo. Chi ostenta di remarti contro, a volte vuole solo aiutarti ed è più saggio stare in guardia di fronte a chi ti riempie di sorrisi.

Si chiama Snape, l'amore costi quel che costi, la vera  magia di Harry Potter.

Notte e quali sono le stelle

Quali sono le stelle, in un universo confuso. Quelle che compaiono e si nascondono nel cielo imbronciato per il riposo. Oppure quelle che appendiamo accese per cercare la gioia, partendo da fuori di noi.

E c'è poi una differenza. Forse stella è ciò che fa affiorare un sorriso.

Notte e quali sono le stelle.

La signora della pace

Mi affascina il viaggio di questa donna dai capelli imbiancati, che lentamente risale la chiesa per dare la pace a tutti.

Con una dolce ostinazione che verrebbe da chiamare antica. E correggo il tiro, quando la vedo fuori, sul viale, ad accendersi una sigaretta.

Forse eterno.

sabato 10 dicembre 2016

Notte e hai pensato anche a me

Dicono che non ci sei più, che ora sei indaffarato tra gli angeli. Eppure hai trovato il tempo e il modo di pensare anche a me.

Di farmi incontrare tanti tra coloro che erano importanti per te. Di raccontarmi di una terra ciò che non avevo mai appreso veramente. Di  convincermi che il bene sia qualcosa di contagioso, mentre il male prima o poi si ferma.

Non hai permesso che nemmeno nel giorno della riconoscenza espressa ufficialmente a te rimanessi lontano dai tuoi amici. Ciascuno troppo preso dalle lacrime dell'altro, per rendersi conto delle proprie. E per un attimo guardando il tuo lago, ho pensato fosse il mio.


Notte e  hai pensato anche a me.

Quand le masque tombe - canzone per la notte

C'è un'ora in cui finalmente gli altri se ne vanno e le maschere cadono.

Un rumore sordo, quasi impercettibile. La stessa mia voce sbriciolata in sassi.

Quando la maschera cade, siamo liberi. Di indossarne un'altra, forse. Perché l'amore ti mostra agli occhi dell'altro come re o regina, eppure senti vibrare dentro di te paura e freddo.


Quand le masque tombe, Johnny Hallyday, canzone per la notte

La pace, indisturbata

Un affollamento di auto e bancarelle mi restituisce una piazza differente. Nel suo cuore, però, tutto scorre ancora immobile con il presepe.

La fatica di chi lavora, vegliata da angeli e santi. Il fermento e la pace, indisturbata, in un sabato in viaggio verso il Natale.

venerdì 9 dicembre 2016

Una strana consapevolezza

Una strana consapevolezza si posa su di te senza farsi notare, almeno all'inizio. La assaggi e si ritrae, come il tempo di un bacio di inizio o di congedo.

Sopra di te, una certezza così irresistibile che non vuole dominarti. La sfiori e capisci che sei arrivato al punto da cui tornare ed essere fedele alla tua identità.

Forse capirai tutto, ma questo momento è più bello.


Quella strana consapevolezza, che ancora non ha un nome, ma gioca deliziosamente con la tua libertà.

Notte e quelli che si prendono a cuore

Non riesco a soffocare la sorpresa, quando qualcuno, appena conosciuto, si prende a cuore Malu.

Affidi un pensiero e lui lo custodisce. Ti aspetta: poi, cosa hai fatto? 

O incroci lei a messa, ma fuori state ferme al semaforo, nel gelo vacillante, perché dovete ascoltarvi, prima di pensare.

Pensare. Non posso non pensare a chi mi conosce da tempo e mi riversa addosso i problemi. Mai una volta, mi chiede: come va.

Solisti dell'anima. E cori di angeli.


Io so, da che parte voglio stare.

Notte e quelli che si prendono a cuore.

giovedì 8 dicembre 2016

C'è ancora pace

Nella notte che solleva il velo, nelle grotte che troviamo, illuminiamo o lasciamo abbandonate, nei primi timori, nei primi desideri, nel primo saluto borbottato oltre il gelo.

C'è ancora pace. Sfacciata o più spesso con abiti dimessi: se non fosse che le sfugge un sorriso, non la riconosceresti.

C'è ancora pace, persino nei cuori.

Notte e non sono ultimi

Io non conoscevo il tuo nome. Ma il tuo sguardo sì, e da sempre: i lunghi capelli ne incorniciavano la luce.

E quando ti incontravo lungo le strade o alla stazione, mi trasmettevi un senso di pace. Silenzioso e discreto, come solo gli ultimi sanno essere quando ultimi non sono.

Riposa in pace, Luciano.

Notte e non sono gli ultimi.

In ogni inizio

Su una pagina della Prealpina freno bruscamente l'anima. Prima è per la foto: quella di Mino Durand, mio primo direttore e anima intensa e generosa.

Poi per un articolo, che scrisse lui nel 1967. Io a questo mondo non c'ero ancora o meglio - penso calcolando con un brivido - cominciavo a esserci.

Con lui come direttore ho cominciato a scrivere, 23 anni dopo. E a essere Malu.

Leggerlo per me significa assaporare il linguaggio e l'arguzia che mi affascinavano di lui. Mi sembra di riaverlo vicino. Rivedo, risento il mondo in cui credevamo con tutte le nostre fragilità. La febbre della notizia, che non doveva però strappare la lucidità. Il rispetto, cardine verso i lettori e non solo.

Mi rivedo con lui e altre persone a un evento, subito dopo a mangiare un boccone in pizzeria. E lui a chiedere ciò che gli premeva:

- Un telefono per favore.

Dentro i gettoni e la chiamata a Fausto per farsi leggere ogni titolo, ogni dettaglio della prima pagina.

Lo rivedo. Ci rivedo.

E poi certo anche i momenti di amicizia, con le goliardate e le confessioni solenni. L'unica volta in cui si sono incontrati lui e mio padre, provati nella vita da un dolore simile eppure capaci di combattere come leoni.

La seconda volta in cui mi hanno operata, il giorno dell'intervento era convocata l'assemblea al giornale, l'assemblea che segnava la sua partenza.

C'era un corridoio lunghissimo e gli avevo proibito di venire a trovarmi: troppo faticoso per lui. Era lo stesso motivo per cui avevo implorato a mio padre di non venire, sarei uscita presto. E sapevo quanto gli costasse, sapevo che non mi avrebbe ascoltata.

Papà, testardo coraggioso.

Anche Mino Durand.

Mentre il mondo faceva altro e io fissavo stanca un piatto con un triste certosino, sentii un trambusto e vidi entrare il direttore , al braccio di un giovane collega.

Scoppiai a piangere.

E lui: figlia, mangia.

Tante parole di Durand ho nel cuore, ma queste ultime due mi accompagneranno sempre, con il suo sorriso birbante e generoso. E in ogni lotta, in ogni inizio ci sarà anche lui.

La nudità che prega

Nudità che non chiede di scomparire, ma traccia la via verso un abbraccio. L'essenziale  tende le mani verso il cielo che lo origina, come in una preghiera.

E spogli sono i rami, come noi, persino nelle stagioni più impensate, ma questa non è povertà.

Nudità è desiderare una nuvola, rimanere sospesi in una muta richiesta e non tremare mai davvero.

mercoledì 7 dicembre 2016

Notte e pensare la stessa cosa

Mentre stai viaggiando attraverso ciò che devi, la mente corre più forte. A quello che era un tuo sogno, e ora vuole indossare i panni del progetto.

Poi, accade che un caro amico ti chiami e confessi che oggi abbia pensato a quel sogno, desideroso di indossare i panni del progetto.

Pensare la stessa cosa, ci conduce l'uno accanto all'altro. Pensare la stessa cosa, ci permette di trasformare un sogno in un progetto e poi nella realtà.

Notte e pensare la stessa cosa.

Senza i briganti, dove i samaritani

Chissà mai dove incontreremmo i samaritani, quando potremmo venire soccorsi da loro, se non incappassimo nei briganti. Nei ladri di azioni, pensieri e dignità (di sogni, mi suggerisce un giovane) e nei furfanti che non ti accolgono perché hanno la casa piena della propria indifferenza.

Briganti che siamo noi, samaritani che sappiamo essere.

martedì 6 dicembre 2016

C'è una lode

C'è una lode dentro l'oscurità del mattino. Una parola buona nel silenzio freddo di verità. Un sentiero nella confusione gelida del campo.

Ci sei tu, appena tendo le braccia. E anche se non lo faccio.

Notte e se ti cerco

Mi è parso di scorgerti, conficcata nelle tapparelle. Una stella più luminosa o curiosa delle altre.

Eppure non sono certa che tu ci sia stata davvero: forse, ti stavo solo cercando. E quel solo cade come una stella mezza addormentata, sotto il freddo lenzuolo della notte.

Se ti cerco ci sei, stella: un minimo indizio, ma me lo devi avere fornito. Con la tua luce più forte di ogni ombra radunata nel mio cuore.


Notte e se ti cerco.

Il Giappone e i ponti

A volte bisogna rientrare a casa, per scoprire il mondo. Così varco la soglia dello studio R&P Legal, anzi no: prima mi devo fermare ad accarezzare con lo sguardo le luci che accompagnano verso l'ingresso del bell'edificio di via Goito, che ha già dialogato con l'arte, quella di Efrem Raimondi e ora  di Ayako Nakamiya.

Devo perdermi con leggerezza tra questo cammino nel buio che si scioglie e tornare in un luogo speciale. Il Giappone, quel mondo nel mondo per cui ci siamo messi in coda a Expo, e che  qui si lascia gustare attraverso le sfumature di un'artista raffinata, poi attraverso i sapori e gli aromi.

Cultura, parola più magica di quanto a volte osiamo sperare. E la gente risponde, ricorda Enrico Lambiase. 

Riccardo Rossotto indica un ponte e io lo vedo, anzi li vedo. Tra due Paesi, sì, ma anche tra delicatezze celate per pudore e poi offerte con slancio coraggioso. Tra forme di arte, tra progetti e tra persone che lavorano ma vogliono anche fermarsi a condividere e ringraziare.

Il Giappone, scoprirlo qui, sotto casa. E mischiarne il fascino con quello che incontriamo ogni giorno. 




Qualcosa nasce, sempre

Si scrive autunno, si chiama primo morso dell'inverno. Si chiama speranza, che accarezza ogni stagione senza farsi notare a chi si aggrappa alle apparenze.

C'è sempre qualcosa che nasce, sempre. Un bocciolo distratto o più convinto, la silenziosa legge della natura. E ciò che si vede è ancora meno vero e importante, di ciò che scorre sotto terra.

Tutti questi alberi

Tutti questi alberi si accendono.

Anche per combattere o nascondere il buio dei cuori.

lunedì 5 dicembre 2016

Sempre contro, sempre a fianco (grande papà)

Mettendo ordine o disordine - quanto è sottile il confine - tra i miei cassetti di ricordi, mi rendo conto che dall'età di 19 anni ho adottato sempre decisioni in cui c'era un voto contrario. Nettamente contrario. Quello di mio padre.

- Fai Economia o Lingue, Marilena.

Eccomi entrare nella Facoltà di Filosofia e appassionarmi pure.

- Non ti venga in mente di fare la giornalista.

Penna in mano (che bei tempi, nota da vecchietta) e via nelle strade a prendere nota di tutto e cercare quel barlume di verità che nemmeno sappiamo decifrare.

Era solo l'inizio. Ripenso al volto grave di mio padre quando ho preso altre decisioni ardite. Lui, che amava scuotere la testa di fronte alle follie del mondo, non lo faceva alle mie scelte. Certo, diceva di essere contrario e con forza. Poi mi vedeva partire per la mia strada.

Eppure, quando mi giravo, una figura costante che mi seguiva, mi spronava, mi spingeva era visibile sempre. E si trattava di lui.

Penso alla mia fortuna, penso certo anche quanto mi manca adesso. Perché c'è sempre una decisione difficile e definitiva da prendere. Ma forse la differenza ora è proprio questa: non ho bisogno di girarmi.

Sempre contro, sempre a fianco: dal cielo forse persino di più.

Notte e ciò che sono

Che poi, cosa bisogna essere. Me lo ricorda, me lo scrive a chiare lettere un amico speciale. Ciò che vuole i tuo cuore.

Fuori di te, altri cercano di trasformarti nei loro - non - valori. Spacciano per giusto ciò che puzza di marcio lontano un miglio.

Ma tu non sei loro. Non è questione di meglio o peggio, la differenza costa fatica e dolore in apparenza, eppure ha una grande pace in sé.

Ciò che sono, ciò che devo essere, è ciò che vuole il mio cuore.

Notte e ciò che sono.

Il primo grazie

I primi a camminare sotto l'ombra delle luci. A far risuonare passi e residui di sogni. A trovare il posto allo stupore sotto  il peso dei progetti del giorno.

Ma primo più nobile e commovente di tutti un merlo. Che afferra il primo dono dal cielo o da una mano, un boccone di pane, e lo porta nell'angolo della piazza per sfamarsi.

È il suo grazie il più solenne di ogni rito.

domenica 4 dicembre 2016

Notte e votare è una festa

In una giornata da semireclusa tossicchiante, guardo il movimento inaspettato attorno alla mia scuola.

Il viale, di solito, dorme sempre la domenica. Io ci passo, dopo aver votato nel mio seggio lontano, e mi fermo a osservare. Vedo volti di persone che si colorano di una frenesia simpatica, dopo questa velenosa campagna referendaria.

- Hai visto quanta gente sta votando?

Come se vincessimo qualcosa. Ah sì che vinciamo qualcosa: magari un pizzico di democrazia in più nelle nostre menti, sempre impregnate di tifo da stadio, in tutto. Quello malevolo, che più che alla tua squadra fa pensare (male) dell'avversario.

Persone felici, anche perché si ritrovano fuori dai seggi. Un ragazzo a me caro che oggi indossa un sorriso strepitoso: non ha lavoro da tempo e in questi due giorni gli sembra di essere rinato perché sta "facendo qualcosa". Metto in fuga il magone e voglio pensare, no, lo sento che presto qualcosa di buono per lui accadrà.

Forse persino per ciascuno di noi. Perché oggi ho messo il rossetto prima di votare, come l'anziana vicino a me aveva l'abito di festa. Votare è una festa, sentire di poter dire o fare qualcosa. Come un petalo di vita che ci ha offerto qualcun altro e che noi possiamo accarezzare.

Notte e votare è una festa.

Riconquistare il castello

Riconquistare un castello, non vecchie mura, e con le armi del passato. Rimetterci piede per dare voce all'anima.

La notte dal sapore quasi natalizio a Novara, la folla davanti al portone non per cercare rifugio come nei tempi distanti. Piuttosto, per ricordare e correre avanti, di fronte a fuochi antichi e luci moderne. Giochi di fiamme nella corte, nella sala i discorsi realistici di chi vede un pezzo di sogno realizzato, ma sa che bisogna lavorare ancora molto. 

Che quelle pareti devono essere sempre vive e traboccare di contenuti, come stasera traboccano di gente. Intanto l'orchestra Coccia  dà ogni energia e porta dentro i film che ci hanno fatto sentire più innamorati, coraggiosi o spaventati, conducendoci per mano.

Mi guardo attorno e so cosa mi colpisce di più, persino più di quest'aria nobile e saggia del castello: la felicità sui volti delle persone. Io adoro quando vedo i visi rischiarati dall'entusiasmo, tanto più in una notte di inverno.

Riconquistare il castello, il tempo di alzare i calici. E poi via, a riguadagnarselo ogni giorno, tenendo dentro di sé la responsabilità e la gioia di quei volti.


Dialoghi reali - democrazia familiare

- non ho ancora deciso cosa votare al referendum oggi.

- vuoi scendere dalla macchina adesso?

Democrazia familiare.

sabato 3 dicembre 2016

Notte e troppi ti aiutano

Non mi accorgo quasi delle poche coltellate, persino quando dovrebbero stupirmi. E non è perché sono  ingenua, ma perché qualcos'altro mi distoglie lo sguardo.

Sono tutte le persone che mi aiutano. Quelle che conosco da una vita, quelle che conosco da una manciata di settimane eppure scorgono una crepa nella mia anima e accorrono a far scivolare un messaggio con grazia. Sono quelle che incontro oggi, eppure devono essere due o tre secoli che dialoghiamo, anche solo con gli occhi.

Poche ombre, in una marea di luci. Sono tanti quelli che ti aiutano. Troppi, oso dire, perché so di non meritarli. Una giornata magnifica, quella in cui incontri il meglio, incontri l'umanità.

Notte e troppi ti aiutano (grazie)

Moon river - canzone per la notte

Sì che ti attraverserò con stile, fiume che si veste di luna. O semplicemente ti attraverserò senza affondare troppo.

Per adesso ti contemplo. E che tu sia creatore di sogni o capace di spezzare i cuori, sto già navigando verso tutto quel mondo che vuole essere scoperto.

There's such a lot of world to see. 

Moon River, Colazione da Tiffany with Audrey Hepburn, canzone per la notte.

Cuore leggero

Non importa cosa accada fuori, quanto ti scarichino addosso: anzi forse allora più che mai scopri dentro di te quel tesoro.

Il cuore leggero. È quello che sa fare spazio, finalmente, alla felicità. È quello che non scambieresti con nessun tesoro al mondo di quelli che costano l'umanità e la coscienza.

Tienilo stretto o vola via.

Dialoghi reali - politica in generale.

- Comunque Obama era diverso.

- cioè?

- Ha fatto tante cose buone.

- cioè?

- Una política buona.

- Ad esempio, una  scelta positiva?

- Non  so, così in generale.


Il caso di ascoltarsi

Molti ti chiedono: come va, dimmi ti prego. E quando provi a rispondere, stanno già parlando ad altri.

Quando gli altri non ti ascoltano, è bene pretendere attenzione dalla persona più importante: è il caso che ti ascolti tu.

venerdì 2 dicembre 2016

Il tempo sul pendio

Ti senti su un pendio, a rincorrere il tempo. Ma lui è tondo e leggero, e ti semina sempre.

Questo inseguimento dev'essere iniziato molto addietro, eppure solo ora hai il fiato corto. Non solo: se tenti di accelerare, lui scivola più baldanzoso.

Ci vuole un po' per avere il coraggio di provare. Fermarsi e osservare mentre lui corre via, con la folle idea che potrebbe tornare o almeno rallentare un po'.

E forse lo farà davvero.

That's The Kind Of Sugar Papa Likes - canzone per la notte

Che delizia dire a qualcuno: non avevo bisogno di te, forse neanche ti volevo.

E quindi, non mi è rimasto che amarti. Persa, presissima, anzi ritrovata.

Lost or found with you

that's the kind of sugar papa likes, Kiss (Peter Criss), canzone per la notte.

Il calcio al referendum

Sarebbe divertente se alla fine fosse la sfida delle nostre squadre di calcio. Velenoso e disimpegnato, tanto quanto siamo riusciti a diventare.

Ma questo non è calcio.

O meglio il nostro atteggiamento è un calcio sl referendum.

Notte e via dalle vere catastrofi

Chissà se sia vero che un uomo per evitare quella che gli pareva una catastrofe, è finito dentro una reale. E nemmeno da solo.

Pregando, mi viene però da pensare. A quanto spesso per evitare ciò che ci appare una catastrofe, ne provochiamo una reale.   


Notte e via delle vere catastrofi.

Il cielo e l'indifferenza

Il cielo si veste di mille colori, senza sfidare l'indifferenza umana. Da millenni vi passa sopra, con immacolata bellezza. E quando alziamo lo sguardo, ci sembra quasi di rubare qualcosa.

giovedì 1 dicembre 2016

Gli amici per i quali sei (quasi) fortissima

Gli amici che ti conoscono da una vita.

Gli amici per i quali sei fortissima.

Gli amici che vacillano quando confessi una presunta debolezza. E subito dopo confessano la loro, se possono.

Gli amici che tanto la Mari. Ma per loro non è un alibi. Infatti, poco dopo arrivano i loro messaggi, con una timidezza dolcissima.


 - Mari stai bene?

- Tutto ok?

Gli amici per i quali sei (quasi) fortissima ti salvano sempre.

Oggi sono io - canzone per la notte

No che non so ancora dentro come sei.  Dopo anni e millenni, accade che io riesca a dirti qualcosa solo con una canzone.

Ma oggi sono così, sono proprio io. E c'è poco che chiedo, piuttosto io pretendo.

Perché oggi sono io, sfacciatamente unica e canto per parlare. Anche se non so se l'ascolterai.

Oggi sono io, Alex Britti, canzone per la notte.

Tramonto nella rete

Il tramonto finisce nella rete, poi si libera con un colpo di ali. Sopra danza una gru, anche se adesso non si muove: mi sembra di vederne i sussulti di sogno.

Chi vola, chi costruisce, chi si incammina. Chi si ferma come me, a contemplare un tramonto intrappolato nella rete eppure mai così libero. E questa libertà mi contagia.

Notte e l'odore della terra

Chissà quanti profumi siamo disposti a corteggiare e pagare. Si dice, del resto: profumatamente?

Eppure oggi mi incanto a respirare il tuo aroma. Ruvido, profondo, autentico: lo porto da una passeggiata e da uno sguardo. Mi resta sulle scarpe e sulla pelle. Mi ricorda ciò che sono, la mia più profonda bellezza.

E affondo le radici nel pensiero in te, per vivere ancora. 

Terra. Il tuo odore, profumo che non tradisce.

Notte e l'odore della terra.

Eppure ho visto più miracoli

Eppure ho visto più miracoli, rispetto alle ferite inferte dal destino. Sbocciare fiori, emozione che supera quella di scorgere petali cadere.

Miracoli appiccicati sulla pelle, anche quando si cerca di lavarli via.

Ho visto più miracoli, che io mi arrenda a dar loro questo nome oppure no.