martedì 11 luglio 2017

Notte e notte prima dell'esame di giornalismo

Dai che attribuisco tutte le colpe al recente incontro con Uolter: non è neanche un anniversario netto per ricordarlo proprio ora. Ventidue anni fa, sono in una Roma rovente e il giorno dopo devo sostenere l'esame orale di giornalismo.

Siccome sono ancora una ragazzina o così credo, la notte precedente la trascorro con un pensiero fisso. No, mica l'esame. Stavo cenando intensamente, nel locale - mi riportavano - preferito da Giannini, con la speranza di incontrare il Principe. Non ero così preparata, casomai volevo sfuggire a tutto ciò che non potevo preparare e la mia Roma era un ottimo diversivo. Allo scritto, avevo degli amici al seguito, così avremmo aggiunto una gita piacevole. All'orale, mi aveva accompagnata mia madre. Ma com'è tradizione, io quando affronto un esame voglio essere rigorosamente da sola: quindi la lasciai in albergo, dal signor Armando romanista come Dio comanda (per me).

Il mattino dopo parto dunque alla volta dell'esame e avevo irresponsabilmente dormito bene. Nonostante tutto. Cioè, nonostante non avessi incontrato Giannini. I camerieri erano più tesi di me in apparenza e mi invitarono a tornare la sera dopo, per fare un accurato resoconto dell'esame: quasi fossi una giornalista.

L'esame fu lungo, lunghissimo. Io era già al penultimo posto, quando si presentò lui, Uolter. Insomma, lasciami scherzare Walter Veltroni, tu arrivasti e ti fecero una splendida intervista. Che ne pensi di Berlusconi? E della sinistra? Ma che  deliziosi i gadget nell'Unità, come ti è venuta l'idea?

Non mi sono illusa che il mio esame sarebbe stato così e mi ricordo poche cose, a parte un simpatico battibecco con una commissaria e un suo collega che poi venne a congratularsi con me.

Tutto sfugge, rispetto a un particolare che mi ricorda mia madre. A confortarci c'era un signore credo dell'Ordine, ma il suo ruolo mi sfugge rispetto all'aspetto primario: scriveva poesia. Mi ha assistito, incoraggiato contro il caldo e il tempo che si protraeva. Io a un certo punto mi rammento della mia povera mamma in attesa e chiamo il signor Armando: la avvisi che qui ci vorrà un po' di tempo ancora.

Era il 12 o il 38 luglio e faceva molto caldo. Quando io arrivai con la mia promozione, fu festa in borgo. Io poi costrinsi mia madre a cenare ancora nello stesso locale, perché mica volevo tenere i camerieri, miei primi fans, sulle spine. In realtà speravo che almeno quella sera si presentasse Giannini.

Ero un'irresponsabile, ma anche questi sono indizi di felicità, sussurrati, perché si è arrivati a un traguardo. E quindi si sta ricominciando.

Notte e notte prima dell'esame di giornalismo.

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