sabato 3 maggio 2025

Non voglio smettere di ballare (o forse sto iniziando)


 

In giorni in cui la musica sembra affievolirsi, risale (pre)potente il suo richiamo. Mentre cerco un respiro che accarezzi il tuo, affannato, vengo accarezzata da ritmi lontani e si affacciano lacrime, tra consapevolezza e gratitudine.

Chissà qual, chi era Marilerna. 

Dagli anni 80 in su, io che allora ero metallara e se dovevo ballare, lo facevo solo per abbracciare il mio fidanzato. 

Adesso, entro ed esco dentro tutti quei ritmi e penso che non voglio smettere di ballare.

O forse, sto iniziando. 

mercoledì 16 aprile 2025

La primavera, da un altro punto di vista

Io, con gli occhi sempre appiccicati al cielo e quando non lo raggiungo, ai rami più alti, mi fermo a contemplare la primavera, da un altro punto di vista.

Scendo dell'auto e la osservo, stupita da questo incantesimo al contrario. La pioggia ha trasformato il grigio marciapiede in un tappeto profondamente rosa e non posso negare la tentazione di tuffarmi dentro.

Lo riguardo stasera sullo schermo mentre sento che il vento scombina tutti i piani, ancora. 

La primavera, da un altro punto di vista: qualcosa che sboccia e scioglie poi la sua magnificenza, qualcosa che sembra finire eppure dà vita a un altro spettacolo.
Non importa quanto possa durare, né ci appartiene.

Ma è sempre la primavera, da un altro punto di vista.

martedì 15 aprile 2025

Mi manco


 Mi manco, senza un pensiero che non si lasci cullare da un fiume. Senza le carezze dei rami che mi riportano a un abbraccio combattuto dagli umani disumani.

Per fortuna c’è la pioggia a dissolvere timori di avere una sola strada da percorrere. 

Eppure mi manco, dalla prima risata gioiosa di bambina, che sapeva mettere in fuga la paura. Mi manca persino il mio tremare al buio, perché poi tu lo spezzavi con una parola.

Mi manco girovaga, forse perché sto bene seduta nel mio angolo di tepore a osservare chi amo.

Mi manco un po’ e un po’ ancora, mentre mi libero da veli e corazze.

domenica 6 aprile 2025

L'importanza di essere (insieme) - grazie Welfare Week


Sto aspettando di intervenire all'apertura della Welfare Week, Tradate. A Villa Truffini sento risuonare delle parole, da persone così diverse ma unite nel voler affrontare un lavoro di ricerca e confronto per la comunità. Per il suo ben-essere.
Me ne appunto alcune: incontro, cura, squadra, rete, comunità, scuola, gioia. Ognuna traccia una strada all'interno della mia relazione "Che cosa significa non essere primi, in un'epoca di cambiamenti" o meglio è come se le convocasse tutte per imprimere una direzione.
L'ambito distrettuale di Tradate ha dato vita a una settimana incredibile e sono grata al Comitato scientifico di avermi coinvolta.
Proprio riflettendo con loro, prima preparandomi e infine raccogliendo le voci di questa prima giornata, capisco che insieme non solo si fa di più (e mirabile è l'unione di questi Comuni, figure, categorie): si guadagna anche essenzialità, andando al cuore delle questioni che ci toccano da vicino.

Avevo tirato un filo da "L'importanza di essere secondi" a "L'ultimo dei Fuasté", due miei libri separati da dodici anni, ma scopro che c'è una parola di troppo, mentre sono accanto a Giuseppe Battarino, un riferimento imprescindibile nel mio cammino. Che se potessi riscrivere il libro di 13 anni fa, lo intitolerei semplicemente "L'importanza di essere". E se proprio mi chiedessero a tutti i costi di affiancare di nuovo un altro termine, aggiungerei "insieme".

Perché non c'è posizione, c'è solo quella bellezza di fare squadra per dare risposte agli altri e anche a noi stessi intanto. Così, afferro anch'io i barattoli e le emozioni, lezione che porge il Tavolo Disabilità, e ritiro per ultima quella che ho sentito risuonare prima: gioia.
Quello che si prova, quando si è, insieme, mi dico. La ripongo, tenendola d'occhio con un sorriso, e senza rinnegare le altre emozioni
Alla fine, credo nella canzone dei Queen quanto nella convinzione del mio capitano Robert Falcon Scott in Antartide: siamo campioni, insieme, non perché contiamo le medaglie.

Ma perché lotteremo fino alla fine. 

https://welfareweek.it


https://www.youtube.com/watch?v=3sHMAdRbYBA



domenica 23 marzo 2025

Il ragazzo bagnato dalla pioggia e tutto quello che corre dentro il cielo

 

Sto camminando lentamente sotto la pioggia, cercando di seguire una strada di senso, quando incrocio un ragazzo che pedala, carico di volantini: questi sono fradici, come lui, i suoi capelli, la camicia. Lui non sembra mostrare disagio. Mi fermo, affranta dall'impotenza. Io infatti non porto ombrelli, detestandoli cordialmente, e indosso solo un cappellino impermeabile rosso. 

Gli avrei dato il mio ombrello, l'avessi avuto, mi dico e una vocina dentro mi sussurra che devo piantarla di affliggermi. Ma ecco che incontro un anziano che ha posato lo sguardo sul giovane in fuga, poi su di me ed esclama: «Poveretto».

Spaesati entrambi, lo osserviamo e io so che questa scena non la dimenticherò.

Non dimenticherò neanche quello spiffero gelido nella stanza di pensieri, a cui non so dare un nome. E forse perché non posso dimenticarlo, si ripresenta.

Non scorderò il bacio a sorpresa a cui ho assistito più tardi: pioveva delicatamente, mentre io andavo da mio padre e vicino a una lapide ho visto due persone tenersi per mano, fermarsi ad un tratto e baciarsi con trasporto eppure con una sorta di pudore prima di riprendere il cammino tra coloro che stanno riposando.

Ho alzato la testa, in queste e altre occasioni, e ho visto un cielo che non voleva stare fermo, come a catturare ogni immagine sotto di lui. 

Un ragazzo bagnato dalla pioggia, una brezza gelida, un bacio che riscalda: tutto quello che corre dentro il cielo, resta dentro di me.

giovedì 20 marzo 2025

Non può essersi già sciolto l'inverno



Non si può già essere sciolto l'inverno, quel guscio tenero in cui sussurravo tutto senza timore. Adesso mi gridano addosso cose che non ho detto.

Ero in un letargo liberatorio e le emozioni scivolavano via senza lacrime. Adesso, sento già il pungere della primavera, il suo squarciare ogni mia protezione, mentre i colori dipingono confusamente il futuro, sparsi dalle gocce di pioggia. 

martedì 11 marzo 2025

Cristina, la Gabri e quel nocciolo bellissimo dalla finestra

 

Cristina e la Gabri: le seguo quasi ogni giorno sui social. Mi sento chiamata, accompagnata, coinvolta dal loro viaggio di figlia e mamma, di ruoli che il tempo sembra cambiare ma forse solo per mostrare la forza e la bellezza del legame.

Sentivo di aver bisogno di leggere il libro di Cristina, di entrare nel suo percorso di caregiver e anche di più nel mio. Quello che lei racconta, anche con un coraggio che io non ho. La tenerezza, la paura, il dolore, la speranza, la solitudine, la capacità di chiedere aiuto e anche di accettare quando non ce n'è pur senza arrendersi, la caduta, la risalita.

Coloro che guardano e non vedono, coloro che ti giudicano dalla loro vita diversa, tutti quelli che hanno soluzioni in tasca ma non possono cogliere nulla dentro le pieghe della tua anima: questi per me non hanno più importanza.

Quello che vive Cristina e che vivo a modo mio, è ciò che conta oggi e oltre il tempo. 

È così vero che dentro ogni crepa nascono nuove parti di noi.

Ho letto il suo libro e lo rileggerò, lo sfoglierò ancora, anche saltando da un capitolo all'altro come si fa con le storie che diventano parte di te.

Soprattutto, guarderò fuori dalla finestra con la mamma - anche nei momenti più duri, quelli che nessuno può capire - e vedrò ora un pino, ora una piantina di primuleM qualche volta mi sembrerà di vedere il nocciolo bellissimo di Cristina e Gabri.

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